La Nuova Sardegna

Oristano

«Papà è scappato di notte e io ho avuto paura»

di Cristina Diana
«Papà è scappato di notte e io ho avuto paura»

Terralba, il ritorno dei bimbi nella scuola che per tre giorni ha ospitato gli sfollati Uno chiede: «Ma l’acqua l’hanno tolta?» E un altro: «Come stanno le pecore?»

23 novembre 2013
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TERRALBA. Sguardi svagati, intenti a disegnare o a guardarsi attorno. Non entusiasti del rientro a scuola, forse, eppure più sereni. I bambini terralbesi delle primarie di via Roma rientrano nella loro scuola dopo tre giorni di chiusura, tre giorni in cui il loro edificio scolastico è diventato la casa di una trentina di persone evacuate dalle proprie abitazioni. Per questi piccoli studenti sono stati tre giorni di vacanza o tre giorni di paura? «È piovuto tanto, le strade si sono allagate e le case si sono rotte», racconta il piccolo Ale, prima elementare, per spiegare cosa è successo in questi giorni. Il padre lo ha portato in giro giovedì sera per dargli almeno un’idea di cosa è successo e del perché lui e il fratello più grande non stessero andando a scuola. Altri forse non si sono resi conto precisamente di quanto accaduto, erano nei quartieri sicuri, e rispondono con un sintetico «è piovuto tanto». Leonardo è in seconda elementare, capelli a spazzola e carnagione chiara, la sua casa non è nella zona che è stata sommersa dall’onda di piena, ma un po’ di paura ce l’ha avuta: «Lunedì ho avuto paura quando papà è scappato di notte perché ha chiamato zia a dire che stava entrando acqua a casa loro, e poi non rientrava più» racconta. Lui sa che il padre e lo zio hanno provato a sollevare alcuni mobili dalla stanza dove ci sono i giochi delle cuginette prima che l’acqua salisse alta, ma poi sono dovuti scappare via. Anche suo fratello più grande, che è in prima media, era un po’ preoccupato, già dal mattino: «Lunedì quando eravamo a scuola il giardino era allagato e non si vedeva più quello che c’era». Benedetta ha un padre e un nonno che lavorano in campagna, proprio vicino al fiume che è fuoriuscito dagli argini, in questi giorni è stata ospite a casa di amici di una famiglia che abita in una zona all’asciutto, ma vedere scappare il padre lunedì notte per andare a salvare il gregge non l’ha fatta stare tranquilla. Quando sentiva la mamma al telefono le partiva una litania: «Come sta papi? Dov’è? Come stanno le pecore? Come stanno i cani? Come stanno i maiali di nonno?» in una preoccupazione che avvolgeva a 360 gradi tutti gli esseri viventi della famiglia. C’è anche chi è dovuto scappare da Uras per timore dell’ondata in arrivo e si è rifugiato a Terralba da parenti, ritrovandosi però anche lì in una zona da evacuare, e dovendo quindi scappare un’altra volta: «Ma l’acqua l’hanno tolta?» chiedeva in continuazione Luca ai genitori ripensando allo scivolo che portava nello scantinato di casa sua. E qualche piccolo era anche preoccupato per gli insegnanti: «Poverina maestra Antonietta, ha la casa distrutta a Uras», racconta preoccupato Leonardo, 7 anni, e aggiunge, «e meno male che maestra Lina a Palmas Arborea è sopravvissuta».

Intanto, dalle aziende agricole di Tanca Marchese, Arborea e Arcidano, tanti i giovani arrivati con le loro motopompe. Trenta cisterne, un gesto fatto nel silenzio: «Grazie a loro abbiamo risolto in 24 ore una situazione per cui altrimenti sarebbe servita una settimana», dice con gratitudine il sindaco Piras.

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