La Nuova Sardegna

Oristano

La marcia silenziosa quaranta giorni dopo l’alluvione

di Enrico Carta
La marcia silenziosa quaranta giorni dopo l’alluvione

Uras, un migliaio di persone ha ricordato la tragedia Il sindaco: «Ancora non si vedono gli aiuti promessi»

30 dicembre 2013
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URAS. Il ricordo è troppo vivo nella carne del paese ancora lacerata dalle ferite. Le feste di fine anno trascorrono con la voglia di andare avanti, ma la tragedia di novembre è vicina e inevitabilmente presente. Così ieri pomeriggio, quando le ombre della sera era già calate sul paese, un popolo di un migliaio di persone si è messo in marcia. Ha camminato per ricordare i giorni terribili dell’alluvione e non a caso, la fiaccolata è partita dalla zona di Sant’Antonio, quella maggiormente colpita dal ciclone Cleopatra. Lì, tra quelle case e quelle persone che portano ancora i segni di quanto accaduto, il corteo è partito guidato dal sindaco Gerardo Casciu.

Molto silenziosi, i mille o forse anche più hanno camminato raggiungendo tutte le altre zone di Uras che hanno subito i danni maggiori durante la pioggia torrenziale. E tra quei mille, accanto ai componenti del consiglio comunale e a tanti comuni cittadini, c’erano anche numerosi volontari che nei giorni successivi all’alluvione si sono fatti in quattro per portare solidarietà concreta a chi ne era stato vittima.

Uno dei momenti più toccanti è stato quello in cui il corteo si è fermato in via Sassari, la strada della tragedia nella tragedia. Di fronte alla casa di Vannina Figus, la pensionata annegata mentre la sua casa veniva invasa dall’acqua che senza freni inondava anche altre abitazioni, la marcia si è interrotta. Le chiacchiere già sommesse, di chi lungo il tracciato continuava a raccontare della sua battaglia quotidiana per rimediare ai tanti danni subiti, si sono fermate tutte assieme. Il silenzio ha riempito l’aria fredda di via Sassari e ha dato le ali ai pensieri dei mille in marcia che poi hanno proseguito, terminando la loro camminata nuovamente a Sant’Antonio, partenza e traguardo della Uras che si è già rialzata nonostante le ferite che nessuno vuole dimenticare. «Ma nemmeno vogliamo essere dimenticati – ha detto il sindaco Gerardo Casciu –. A quaranta giorni dall’alluvione nessuno ci ha dato nulla». E quella voglia di non essere dimenticati ha spinto il parroco, don Ruggeri, a mandare un fax a Papa Francesco, per raccontargli che il dramma non è ancora passato.

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