La Nuova Sardegna

Oristano

Dagli alluvionati esposto alla Procura: chiediamo chiarezza

di Claudio Zoccheddu
Dagli alluvionati esposto alla Procura: chiediamo chiarezza

Solarussa, la denuncia di una disabile e di alcuni cittadini «Quel giorno il canale era ostruito da rifiuti e vegetazione»

07 gennaio 2014
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SOLARUSSA. È un pensiero che non può passare di mente. Soprattutto quando nella memoria rimbomba l’eco dell’acqua nera che entra dalla porta e dalle finestre. Un mare caduto dal cielo che ha spazzato via tutto nel giro di pochi minuti: ricordi, emozioni, pensieri e fatiche di una vita.

Attimi scolpiti nella memoria di Paola Bondici che, quel 18 novembre, abitava la sua casa al numero 20 di via Togliatti a Solarussa. Una casa ormai invivibile che ha costretto la signora Paola, e la sua famiglia, a trascorrere le feste da sfollati in un’abitazione di Zerfaliu: «Ci hanno ospitati alcuni parenti, per fortuna».

Paola, e un altro gruppo di cittadini, hanno però deciso di andare fino infondo ai fatti relativi al passaggio del ciclone Cleopatra. Il pensiero che sia tutta colpa di una calamità naturale, o di una “bomba d’acqua” come si diceva in quei giorni, non convince chi ha perso tutto: «Ci siamo rivolti alla Magistratura. Saranno loro a fare chiarezza sui fatti di quel lunedì sera. Il corso del rio Saoru – il canale tombato che attraversa Solarussa e la cui esondazione aveva allagato tutta la parta bassa del paese – era ostruito da rifiuti ingombranti e da vegetazione spontanea. Lo dimostra il fatto che, dopo l’intervento della ruspa che ha rimosso i detriti, l’acqua è defluita abbastanza velocemente. Se quel canale fosse stato controllato, e ripulito dai rifiuti, non sarebbe successo niente», afferma Paola Bondici che non ha nessun intenzione di rinunciare alla sua battaglia.

Trovare un colpevole, sempre che ci sia, è il minimo per le famiglie che hanno perso tutto nel fango e nell’acqua: «L’album del matrimonio, i mobili che stavamo ancora pagando. E poi, la mia poltrona. Sono invalida al 100 per cento e l’avevo comprata investendo i risparmi conservati faticosamente. Prendo 700 euro di pensione e vi lascio immaginare quanto sia complicato mettere qualche soldo da parte».

Nell’elenco delle cose distrutte dall’acqua c’è anche un documento speciale, un foglio di carta a cui Paola Bondici era particolarmente affezionata: «Il mio diploma, l’avevo estratto a brandelli dalle macerie del terremoto di Marsala nel 1968 e ora l’ho perso».

Il grido di rabbia degli sfollati di Solarussa è diventato ancora più acuto dopo una riunione convocata dagli amministratori: «A quanto pare ci daranno solo qualche soldo per rendere abitabili le case allagate. Per il resto, ci hanno detto che dovremo arrangiarci. Parole che dimostrano l’insensibilità dei nostri amministratori e per questo motivo chiediamo che vengano rendicontanti anche i centesimi delle donazioni e dei contributi statali», aggiunge Paola Bondici che ha perso tutto nell’acqua del 18 novembre, tranne lo spirito battagliero di una donna pronta a combattere pur di comprendere come sia stato possibile finire sott’acqua in un triste pomeriggio d’autunno.

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