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Coltivavano canapa indiana, rito immediato per due amici

Coltivavano canapa indiana, rito immediato per due amici

PAULILATINO. Erano 434, alte due metri e rigogliose. Una volta essiccate avrebbero avuto un valore di mercato di oltre 400mila euro.Nella zona di Mura ’e Turras, dove nemmeno i pastori si spingono...

05 febbraio 2014
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PAULILATINO. Erano 434, alte due metri e rigogliose. Una volta essiccate avrebbero avuto un valore di mercato di oltre 400mila euro.Nella zona di Mura ’e Turras, dove nemmeno i pastori si spingono con frequenza, avevano trovato l’ambiente ideale per crescere. Ora, di quelle piantine di canapa indiana nulla resta, dopo che i carabinieri della Compagnia di Ghilarza le hanno estirpate al termine di un lavoro lunghissimo che aveva messo fine all’operazione grazie alla quale erano state arrestate due persone.

I militari, dopo aver individuato la piantagione sorvolando la zona con un elicottero, avevano teso la trappola nella quale erano caduti Giovanni Pais, operaio di 52 anni originario di Fonni e residente a Zerfaliu, e il suo amico Giampiero Gaviano, 48 anni di Serri. Quando erano arrivati nella zona della piantagione – circa mezzo ettaro di terreno –, avevano trovato la sorpresa: i carabinieri li attendevano nascosti e immediatamente dopo li arrestarono.

Era settembre e in questi mesi la procura ha camminato spedita verso la conclusione dell’indagine. Il pubblico ministero Marco Ulzega ha infatti chiesto che i due vengano processati con rito immediato. L’udienza di fronte al giudice per le indagini preliminari, Silvia Palmas, è stata fissata per arpile. Entro quindi giorni dalle notifiche, gli avvocati difensori Robert Sanna e Carlo Figus avranno la possibilità di chiedere un rito alternativo ed è probabile che nei prossimi giorni vengano depositate eventuali richieste di rito abbreviato.

È una delle possibili soluzioni, ma non l’unica. Contro i due coltivatori – secondo l’accusa non certo improvvisati – ci sarebbe una serie di indizi, oltre ovviamente alle testimonianze dirette dei carabinieri che, prima di intervenire, avrebbero lasciato loro le mani libere. Arrivati nella zona in cui c’era la piantagione, si sarebbero messi a curare le piante, che avevano ben pensato di illuminare attraverso un sistema di luci particolari che avrebbe consentito una migliore crescita. (e.c.)

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