La Nuova Sardegna

Oristano

I detenuti mafiosi protestano per il trasferimento in Sardegna

I detenuti mafiosi protestano per il trasferimento in Sardegna

Oristano, ogni sera nel carcere di Massama mezz’ora di baccano al cambio delle guardie: l’isola troppo lontana per le famiglie

20 febbraio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Urla, fischi e rumori di ogni genere ottenuti sbattendo stoviglie e oggetti di metallo contro le sbarre delle celle.

Ma anche la decisione di rifiutare il vitto e di mangiare solo cibi da cucinare nelle loro stanze di reclusi.

È la protesta messa in atto in questi giorni dai quasi 200 detenuti di mafia e camorra rinchiusi da qualche mese nel nuovo carcere di Massama, a Oristano.

Manifestano contro il trasferimento in Sardegna che si è rivelato una sorta di esilio e che di fatto impedisce o rende comunque molto difficile e costoso, ogni contatto con le famiglie.

La loro protesta irrompe nel silenzio della campagna: il carcere, infatti, è stato costruito tra le carciofaie e le foraggere, ben lontano dai centri abitati. Una segnalazione è già arrivata al giudice di sorveglianza.

Oltre al rifiuto del cibo servito dalle cucine del penitenziario, i detenuti quasi quotidianamente, quando cala la sera, inscenano un insolito concerto di cori e stoviglie. In genere dura una mezz'ora, preferibilmente durante i cambi di turno del personale di custodia.

Il carcere di Massama, nato come casa circondariale, è diventato una sorta di carcere di massima sicurezza, dove ai pochi detenuti locali si sono aggiunti negli ultimi mesi almeno 160 reclusi per reati di mafia, camorra e criminalità organizzata in genere.

La presenza di mafiosi nell'isola è al centro di polemiche tra le forze politiche sarde e il governo nazionale. Anche la popolazione non gradisce: teme infiltrazioni della malavita organizzata in una città e una provincia, quella di Oristano, considerate dalle statistiche tra le più sicure d'Italia.

In Primo Piano

Video

Stefano Cherchi addio: a Sassari l'applauso della folla commossa per il fantino morto in Australia

Le nostre iniziative