La Nuova Sardegna

Oristano

Il rito del Venerdì Santo torna alle origini

Con un paziente lavoro di ricerca è stata riscoperta dal gruppo Uras 2000 la tradizione persa nel 1949

20 aprile 2014
2 MINUTI DI LETTURA





URAS. Era una tradizione perduta dal lontano 1949. Da allora, Su Scravamentu è rimasto solo nei ricordi di chi c’era e che ora è avanti con gli anni, magari già anziano. Un manipolo di cittadini, molto attaccati alle proprie tradizioni non si è però perso d’animo. Per anni ha intervistato le memorie storiche del paese. Ha raccolto dettagli, piccoli aneddoti, è andato a vedere come si svolge il rituale sacro negli altri Comuni che hanno conservato questi antichi riti. E per questo Venerdì Santo ha riportato nella chiesa di Santa Maria Maddalena il rito dedicato alla sepoltura del Cristo, grazie anche all’aiuto di tanti concittadini.

Il gruppo si chiama Uras 2000 ed è composto di soli uomini. Sono stati loro, una quindicina di persone molto affiatate, a interpretare tutte le parti del rituale, perfino quello della Madonna e della Maddalena.

Solo uomini, così come in antichità facevano le confraternite. Il gruppo nasce all’ombra del campanile e da decenni organizza ogni anno la Natività. Attorno alle statue della Sacra Famiglia, ogni anno, prende forma un presepe vivente ambientato in un particolare aspetto della tradizione sarda. Dai pescatori alla legnaia o s’apposentu tipico campidanese. Per l’ultimo Natale gli uomini di Uras 2000 hanno scelto di dedicare la rappresentazione alla cittadina di Uras, per non dimenticare la terribile alluvione del 18 novembre. E proprio nella Pasqua che ha seguito la tragica calamità, che ancora oggi lascia in ginocchio troppe famiglie, un messaggio di speranza e rinascita è voluto passare proprio dal recupero dell’importante tradizione dei riti della Settimana Santa. Un segnale di attaccamento fortissimo al territorio, che è stato vissuto dalla chiesa gremita come un momento molto toccante. Solo tuniche bianche senza alcun orpello per eseguire il rituale della deposizione del Cristo dalla croce, una statua antica attualmente sotto studio e che probabilmente risale al 1600. Il predicatore don Spissu, anziano parroco originario di San Gavino, ha ripercorso i temi principali e i simbolismi del passaggio religioso. L’arrivo in chiesa è stato preceduto dai canti della passione eseguiti dal coro polifonico e daicomponenti dell’associazione culturale Cantantibus organis, che dopo la predica hanno accompagnato il ritorno dalla processione e il bacio alla croce con altri brani. (c.c.)

Video

Raggiunto l'accordo per la Giunta, Alessandra Todde: «I nomi degli assessori subito dopo Pasqua»

Le nostre iniziative