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Oristano, fenicotteri nelle risaie: ricetta della Lipu per limitare i danni

Oristano, fenicotteri nelle risaie: ricetta della Lipu per limitare i danni

Dopo l'allarme degli agricoltori per le colture, l'associazione ambientalista lancia le sue proposte: dai dissuasori acustici e visivi al rimboschimento dei settori per limitare gli spazi

31 maggio 2017
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ORISTANO. Il problema esiste ed è reale: anche gli animalisti della Lipu non lo nascondono e suggeriscono metodi che consentano di ridurre i danni alle risaie provocati dalla presenza dei fenicotteri. Le proteste degli agricoltori erano state accolte con un certo sarcasmo, ma si sta facendo largo la consapevolezza dell’importanza di questa bella, ma ingombrante presenza.

«Per la Convenzione Di Ramsar - ricorda Gabriele Pinna, portavoce della Lipu, Lega italiana protezione uccelli, per Oristano -sono comprese nella definizione di zone umide anche alcuni siti artificiali quali peschiere, saline e risaie».
Proprio le risaie diventano particolarmente appetibili per i fenicotteri: «sono ricche di anellidi, crostacei, molluschi, insetti in genere e alghe. Questa ricchezza di cibo attira inevitabilmente gli uccelli».
Cosa fare, dunque? «Secondo i tecnici dell’Ente Risi - spiega Pinna - una soluzione contro il proliferare di alghe potrebbe essere quella di togliere acqua alla camera delle risaie e quindi renderle meno appetibili. Poiché è illusorio pensare di trovare una soluzione che allontani definitivamente i fenicotteri dalle risaie si potrebbero attuare una serie di azioni per mitigare il fenomeno».

Un fenomeno che non è nuovo e che non riguarda solo le zone umide della Sardegna: «In Camargue hanno sperimentato il rimboschimento di alcune caselle per limitare lo spazio concesso ai fenicotteri che preferiscono grandi aree, come le attuali risaie appunto».

Un’altra azione, per spaventare i fenicotteri «può essere quella di utilizzare dissuasori acustici e visivi come lampeggianti per la notte, spari, vari strumenti acustici e bandiere. Spaventarli però può anche aver contribuito a disperdere i fenicotteri da una casella all’altra e aumentare quindi il danno».

Altra soluzione prospettata: «Lasciare agli uccelli, e in particolare ai fenicotteri, una grande casella allagata. Da sperimentare».

La situazione attuale si inserisce in un quadro molto delicato: la siccità ha prosciugato o sta prosciugando diversi stagni temporanei: «Si potrebbe valutare - prosegue Gabriele Pinna - di ristabilire il collegamento dello stagno di Sale Porcus con lo stagno di Is Benas. Azione peraltro ipotizzata nel Piano di gestione del Sic. Si potrebbe cosi allagare una superficie di oltre 300 ettari da sempre frequentata da migliaia di fenicotteri. Cosa che si sarebbe dovuta attuare in autunno. Comunque dopo avere messo in atto attività deterrenti, è fondamentale concedere gli indennizzi per il giusto danno».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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