La Nuova Sardegna

Oristano

Termodinamico, la delibera regionale non chiude i giochi

di Roberto Petretto

Parere positivo, ma legato a una serie di prescrizioni Il Gruppo di intervento giuridico prepara il ricorso al Tar

29 novembre 2017
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ORISTANO. Dopo qualche giorno di attesa, la delibera è comparsa: due paginette per dare «un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale dell’intervento denominato “Impianto solare ibrido termodinamico”, proposto dalla Società San Quirico Solar Power Srl».

Tutto finito, si può costruire? Calma: la delibera della Giunta regionale, per come è stata concepita e formulata, appare come un passaggio intermedio. Il parere favorevole è infatti condizionato al fatto che siano «rispettate, e recepite nel progetto da sottoporre ad autorizzazione, le prescrizioni descritte del 25 novembre 2016, sull’osservanza delle quali dovranno vigilare, per quanto di competenza il Comune di Oristano, la Provincia di Oristano, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, il Servizio territoriale opere idrauliche di Oristano, l’Arpas, il Consorzio di bonifica dell’oristanese, l’Ente acque della Sardegna».

Ma non basta: la delibera ricorda «l’obbligo di acquisire gli altri eventuali pareri e autorizzazioni previsti dalle norme vigenti»: dovrebbe essere l’autorizzazione unica dell’assessorato all’Industria. La Giunta ha poi fissato una data: «i lavori relativi all’intervento la cui data di inizio dovrà essere comunicata al Servizio valutazioni ambientali e agli enti di controllo, dovranno essere realizzati entro cinque anni dalla pubblicazione della delibera». Ovvero entro il mese di novembre del 2022.

Il parere favorevole della Regione sul progetto del termodinamico a San Quirico ha scatenato reazioni. Di segno assolutamente negativo quella dell’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico che ha preannunciato l’intenzione di ricorrere al Tar.

Secondo il portavoce Stefano Deliperi ci «sarebbero pesanti impatti sull'ambiente e il contesto socio-economico locale».

Viene ricordata la destinazione d’uso di quei terreni: aree agricole che dovrebbero ospitare un insediamento industriale, compresa una centrale a biomasse. E proprio su questo aspetto si incentrano le attenzioni del Gruppo di intervento giuridico: «Dove verranno prese le 14.700-15.750 tonnellate annue di biomassa legnosa all'anno che serviranno per alimentare l'impianto?.

C’è poi l’aspetto dell’approvvigionamento idrico: «i 117.000 metri cubi di acqua/anno necessari alla centrale sarebbero sottratti alle attività agricole esistenti nell'area». Sempre secondo il Grig il progetto «interferisce con uno degli habitat delle residue popolazioni di Gallina prataiola».

Senza contare il fatto che l’energia prodotta dall’impianto in gran parte non verrebbe consumata in Sardegna: «Il 46 per cento dell'energia prodotta viene esportato. Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente può esser solo destinata all'esportazione verso la Penisola e verso la Corsica - osserva ancora l'associazione - Infine, un evidente saldo negativo potenziale emerge dallo studio di impatto ambientale dove vengono ipotizzati 90 posti di lavoro in fase di realizzazione e 20 posti di lavoro in fase di gestione, ma sarebbero a rischio 28 posti di lavoro già esistenti nelle aziende agricole e agrituristiche della zona».

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