La Nuova Sardegna

Oristano

Un tributo di sette vittime, il picco nel 2011

Un tributo di sette vittime, il picco nel 2011

Nella provincia cinque decessi l’anno di esordio del virus. Ma solo 1 caso su 150 sviluppa forme gravi

24 agosto 2018
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ORISTANO. La provincia di Oristano ha già pagato un pesante tributo alla Febbre del Nilo Occidentale. Nel 2011, anno della sua comparsa, su sei casi (tre ritenuti probabili in mancanza del conforto diagnostico preciso) si registrarono cinque morti. L’anno dopo, quattro casi, di cui due decessi, a Nurachi e Narbolia. Nel 2014, altri quattro casi. Quindi, un salto di tre anni per arrivare al 2017. Lo scorso anno i casi di West Nile diagnosticati furono quattro: a Solarussa, Zeddiani, Marrubiu e Oristano, nella borgata di Tiria. In totale, undici casi ufficiali (escludendo quindi i tre probabili), e sette morti.

Ma è questo l’anno in cui la Febbre del Nilo sta manifestandosi in modo particolarmente aggressivo. Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore della Sanità, nel bollettino diramato ieri, da giugno 2018 , inizio della sorveglianza, sono stati segnalati in Italia 255 casi confermati da West Nile Virus 103 dei quali ha manifestato sintomi neuro-invasivi. La contabilità dei morti è arrivata a dieci.

Il punto è che non esiste una terapia specifica nell’uomo. Nell’80 per cento dei casi le persone colpite non mostrano alcun sintomo, il 20 per cento delle persone infette sviluppa sintomi lievi, che possono includere febbre, mal di testa e dolori muscolari, nausea, vomito, malessere che può durare da pochi giorni ad alcune settimane. In una percentuale piuttosto bassa, una persona su 150 chi viene colpito dalla West Nile può sviluppare una grave forma neuro-invasiva. Si tratta generalmente di persone deboli, soprattutto anziani, che magari hanno già patologie pregresse e quindi un organismo debilitato. La Febbre del Nilo non è contagiosa: la trasmissione da uomo a uomo può avvenire soltanto con la trasfusione di sangue infetto.

La febbre del Nilo è un virus il cui nome viene dal distretto del West Nile in Uganda, dove era stato isolato per la prima volta nel 1937. In seguito è stato trovato nell'uomo, negli uccelli e nei moscerini. Le zanzare, in particolare quelle del genere Culex, sono i principali vettori del virus. Tutti i fattori che favoriscono la proliferazione delle zanzare come piogge abbondanti, irrigazioni e temperature alte fanno aumentare i casi di contagio. Ecco perché tra le raccomandazioni, c’è quella di eliminare i ristagni d’acqua. Ma in questo clima sempre più tropicale, sta diventando difficile anche attuare questa elementare forma di difesa. (simonetta selloni)

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