La Nuova Sardegna

Oristano

Mammografie, come in un girone infernale

Caterina Angotzi
Mammografie, come in un girone infernale

Oristano, racconto semiserio delle gravi difficoltà dei pazienti oncologici in screening, tra Cup e liste d’attesa

21 settembre 2018
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ORISTANO. “Per mammografie in screening!! Compilare il modulo e attendere con pazienza”. È l'avvertimento con cui si deve fare i conti al culmine di una mattinata fatta di una lunghissima attesa allo sportello delle prenotazioni prima e a quello della radiologia, dopo. Un invito ad essere più pazienti di quanto, i pazienti per definizione, già lo siano. Ma quando gli utenti alle prese con le lungaggini dell'Ats sono pazienti oncologici, diventa tutto più insopportabile. In teoria proprio queste persone dovrebbero godere di corsie preferenziali e, sempre in teoria, scavalcare lunghe liste d'attesa per effettuare esami e visite in screening. In pratica è tutta un'altra storia.

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Impossibile o esito di un caso fortuito prenotare telefonicamente al Cup. Se si chiama al mattino, la voce registrata, da subito esorta a “rimanere in attesa per non perdere la priorità acquisita” e poi ricorda per almeno tre volte, prima che la chiamata venga automaticamente interrotta, che “ci scusiamo per l'attesa ma gli operatori sono momentaneamente occupati”. Stesso esito se si tenta nuovamente nel pomeriggio di prenotare al telefono, sperando che gli operatori, smaltite le richieste del mattino, siano disponibili. Quindi non resta altro da fare se non andare personalmente in ospedale. Qui, la dimensione di una sanità sempre più lenta e del numero di persone bisognose di cure sempre in aumento, si palesa davanti agli occhi, e prova duramente il polso dei cosiddetti “pazienti”, che la pazienza la perdono proprio nel tragitto dalla porta principale agli ambiti sportelli Cup. Quattro quelli preposti alle prenotazioni ma solo due quelli attivi, con file interminabili e mormorio di lamentele. E sino a qui tutto normale, dove per normale si intende che la situazione è uguale in tutti i Cup di tutti gli ospedali. E dove è altrettanto normale sentire utenti e operatori prendersela con l'Ats che “Ci vuole schiavi, non c'è personale”. Verrebbe da chiedersi se l'Ats voglia dipendenti asserviti ad una mole di lavoro sempre maggiore, possibilmente tirando la cinghia, e pazienti possibilmente “più pazienti di cosi”? Basta arrivare allo sportello per rendersene conto.

Il ticket numerato si è ormai disintegrato tra le mani dopo un'attesa di due ore e quando l'impiegata legge le impegnative, si apre un altro scenario: “Non la posso prenotare per dicembre, abbiamo già chiuso l'agenda. Quando dovete fare mammografie ed ecografie mammarie, dovete prenotare il giorno dopo che vi fanno l'impegnativa”. Quindi se salti un giorno sei fregata? Ma sei fregata anche se provi solo a farlo telefonicamente. Dove stanno le agevolazioni per le pazienti oncologiche? “Provi ad andare direttamente in Radiologia, chieda a loro se possono inserirla e poi torna qui e registriamo la presentazione”. L'attesa nell'androne della Radiologia è una vera prova di resistenza: sovraffollamento di persone con diverse problematiche, aria viziata accentuata dall'assenza di aria condizionata, caldo insopportabile dunque e tanta confusione. La mancanza di Oss costringe i pazienti ad aiutarsi vicendevolmente accompagnando le persone in sedia a rotelle a fare le ecografie. Solo la gentilezza dell'infermiere, nonostante il sovraccarico di lavoro non di sua competenza allo sportello accettazione, riesce a placare gli animi dei pazienti impazienti. E la disponobilità del dottor Antonello Gallus che riporta su una dimensione di priorità le richieste di donne “pazienti oncologiche”. «Veniamo incontro a tutte queste donne, io stesso mi preoccupo di prenotare le visite quando e se necessario». Ma non tutte lo sanno.

Spesso lo screening, per una donna, è un calvario. Durante le terapie, nel primo anno, è l'oncologo di riferimento a prenotare direttamente le visite specialistiche ma trascorso quel periodo, il paziente deve provvedere a farlo autonomamente, rimbalzando tra burocrazia e liste d'attesa estenuanti. «Una semplice telefonata aiuta a spendere meglio le risorse di tutti, riduce i tempi di attesa e rende il servizio sanitario più efficente», sono le parole nel cartello affisso al Cup del San Martino. Peccato che a quel numero non risponda nessuno. E che i pazienti, compresi quelli invitati ad avere pazienza, dovendo fare la mammografia abbiano sempre di più la sensazione che la sanità pubblica sia a loro “rischio e pericolo”.
 

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