La Nuova Sardegna

Oristano

«Un contagiato in quel negozio»

di Enrico Carta
«Un contagiato in quel negozio»

Notizia falsa nelle chat: i titolari dell’esercizio commerciale Carpatinus sporgono denuncia

11 marzo 2020
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ORISTANO. All’improvviso sembra di essere davvero dentro le pagine de I promessi sposi o nell’ancora più raccapricciante Storia della colonna infame. La caccia all’untore però non si fa più nelle piazze, sebbene resti molto sommaria. Ha scelto come palcoscenico quello più moderno dei social network. Dopo la denuncia presentata dal paziente ricoverato a Sassari in Rianimazione dopo la positività – si ritiene diffamato da alcune ricostruzioni fasulle sul suo comportamento – arriva una seconda denuncia.

Il falso caso Carpatinus. Stavolta a presentarla è la proprietà del negozio Carpatinus, attività del centro commerciale Porta Nuova. Lunedì un messaggio vocale ha iniziato a girare attraverso varie chat e raccontava una storia priva di fondamento. Una voce femminile spiegava, esordendo con un «Mi hanno detto anche», che una dipendente del negozio aveva fatto un viaggio e poi proseguiva così: «Non andateci perché pare che una commessa abbia il coronavirus perché è andata a farsi le vacanze a Milano e non si è messa in quarantena quando è tornata. Mi ha detto il mio collega, che ci lavora suo cognato, di stare alla larga da Carpatinus». Il messaggio ha circolato nei telefonini e non ha impiegato troppo ad arrivare a quello dei titolari del negozio.

Smentita e denuncia. I proprietari hanno reagito dando mandato all’avvocato Simone Prevete di sporgere denuncia. «La notizia è infondata – spiega il legale – per cui abbiamo segnalato il fatto e prodotto l’audio alle forze dell’ordine. Cerchiamo di risalire all’identità della responsabile», che rischia tantissimo penalmente e per un risarcimento danni.

Il caso di sabato. Intanto, a proposito di battaglie legali figlie dei giorni di emergenza e delle notizie incontrollate che stanno viaggiando su social e telefonini, l’avvocato Stefano Porcu intervieni sulla vicenda che coinvolge il paziente ricoverato a Sassari. Il legale assiste lo studio radiografico privato del dottor Francesco Fiorini, in cui era stato fatta la visita radiologica e riporta la versione del medico: «Un paziente, in seguito alla prenotazione telefonica della moglie che non ha indicato la già avvenuta segnalazione dello stato di salute del coniuge al locale Servizio di Igiene Pubblica dell’Azienda della Tutela della Salute, e impegnativa del 5 marzo del medico di famiglia, si è presentato all’accettazione dello Studio il 6 marzo alle 9.45 circa. Nello studio personale e utenti hanno l’obbligo di indossare la mascherina e i guanti forniti dallo studio. Durante l’anamnesi eseguita dal tecnico di radiologia nella sala radiologica, il paziente ha riferito di avere in atto uno stato febbrile da circa dieci giorni e di essere rientrato da Milano da alcune settimane, precisando di aver segnalato tali circostanze al Servizio di igiene pubblica dell’Ats e al proprio medico di famiglia. Eseguita l’indagine radiografica, il paziente è stato invitato a non attendere il referto in quanto gli sarebbe stato consegnato successivamente. Verso le 23 di sabato 7 marzo il dottor Fiorini è venuto a conoscenza della positività del paziente al Covid-19 e, all’esclusivo fine di tutelare la salute di personale e pazienti presenti nello studio il 6 dalle 9.45 circa, ha invitato il personale, nella giornata di domenica 8 marzo, a contattare immediatamente i pazienti, consigliando misure cautelative e l’immediato contatto con il proprio medico di famiglia e con il Servizio di igiene pubblica. Nel contempo, ha dovuto sospendere l’attività dello studio, per la sua integrale sanificazione e per la messa in autoisolamento volontario del personale. In questa vicenda lo Studio Fiorini ha da una parte comprovato l’alta professionalità ed etica che caratterizzano il suo operato da oltre quarant’anni e, dall’altra, ha patito un ingentissimo danno, anche di immagine, in conseguenza dell’incredibile situazione che si è venuta a creare per cui il paziente non è stato intercettato dal servizio sanitario nazionale e si è potuto presentare in una struttura sanitaria accreditata frequentata da numerosi utenti, con grave rischio di esposizione al contagio. Lo studio Fiorini ha già sollecitato l’accertamento dei fatti per accertare le conseguenti responsabilità».

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