La Nuova Sardegna

Francesco Demuro canterà Puccini al Metropolitan

Paolo Pillonca
Francesco Demuro canterà Puccini al Metropolitan

Il tenore di Porto Torres, partito dalle gare poetiche in limba, ai vertici della lirica mondiale

03 luglio 2008
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Metropolitan. Magia in cinque sillabe. Un luogo mitico quasi irraggiungibile. Arrivarci a inizio di carriera ha dell’incredibile. «Ancora non mi sembra vero», confessa Francesco Demuro, il tenore di Porto Torres che poco meno di un anno fa aveva abbandonato i palchi delle gare di canto a chitarra, a metà dicembre interpreterà la «Rondine» di Puccini nel celebre teatro newyorkese. «Certo non pensavo al Metropolitan», rivela. «È una grande responsabilità per chiunque, enorme per uno come me, con pochi mesi di carriera alle spalle. Provo molta felicità ma stento ancora a crederci. Ho voglia di fare una cosa importante, di presentarmi nel migliore dei modi. L’opera che canterò è una delle ultime del maestro toscano, scritta nel 1917 e adatta alla mia voce. Spero solo di essere all’altezza».

Lungo studio e grande amore. E molto lavoro. «Per noi non ci sono vacanze, solo ogni tanto qualche pausa», racconta il tenore trentenne. «Il 9 luglio avrò il “Rigoletto” a Dresda, uno dei teatri importanti della Germania. Farò la “Lucia di Lammermor” di Donizetti a Roma ai primi di agosto. Poi i concerti pucciniani in Toscana». Francesco Demuro è in Sardegna. Una gita-lampo. Lo incontriamo a Macomer. Ripercorre le prime tappe della sua nuova carriera baciata dalla fortuna ancora più amorosamente della prima. «Ho debuttato a Parma con la “Luisa Miller” e poi ho fatto il “Rigoletto” a Torino. Con il teatro Regio di Parma sono andato a Hong Kong, sempre per il “Rigoletto”, e poi al teatro lirico di Atene per il “Simon Boccanegra”. La “Miller” e il “Boccanegra” non sono facili per un debuttante. Io ho usato la mia vocalità naturale e sono contento di come è andata. A Parma non si scherza, è la terra di Giuseppe Verdi».

A dicembre Demuro sarà a Sassari per la “Bohème”. Subito dopo verrà il grande giorno di New York. Cosa cambierà per lui rispetto, poniamo, ad Atene? «Molto», è la sua risposta. «Il Metropolitan è un tempio: il teatro di Pavarotti e Domingo, per intenderci».

Se gli avessero fatto scegliere l’opera, avrebbe scelto la Rondine? «No - risponde Demuro - avrei preferito il Rigoletto, che oramai ho fatto diverse volte, adatto alla mia voce e nel ruolo del duca di Mantova, quasi cucito addosso a me. Però sento che anche la Rondine mi si adatta bene».

Come preparerà questo battesimo di fuoco? «Studiando l’opera ogni giorno con i pianisti, cantandola per conto mio a casa, riascoltandola nella interpretazione dei più grandi cantanti. La novità mi preoccupa, ma prima di presentarla al Metropolitan l’avrò cantata più volte e, come si dice, “messa in voce”. Così quando la canti in pubblico, anche se al debutto, sai come affrontare il ruolo».

Prima del Metropolitan, Demuro avrà il Festival Verdi a Parma, «dove mi hanno assegnato ben dieci recite del Rigoletto, una cosa strepitosa, con la tv che sponsorizza e un pubblico internazionale. La prendo come un grande atto di fiducia del Regio di Parma. Sono l’unico dei protagonisti a non avere il cover, il sostituto. Avrò anche l’onore di cantare con il baritono Leo Nucci, il Rigoletto per eccellenza: il massimo a cui potessi aspirare. Ringrazio di cuore il maestro Meli, quello che ha fatto per me è una cosa immensa, come il maestro Spada, che mi ha buttato nella mischia. A loro due devo tutto».

È vero che la fortuna aiuta gli audaci? «Verissimo - dice Demuro - ma quando arriva tu devi essere pronto ad affrontarla». Quello della lirica è un mondo difficile? «Senza dubbio. Sei sottoposto al giudizio di un pubblico severo, devi essere sempre molto tranquillo, mentalmente e vocalmente. Per raggiungere la tranquillità bisogna lavorare e studiare parecchio. Quando vai sul palco devi sapere quello che fai, non devi avere titubanze, devi essere sereno perché sai il fatto tuo».

Dalle piazze ai teatri lirici, Francesco Demuro ha cambiato radicalmente pubblico. Problemi? «Per fortuna no. Prendi l’estremo Oriente. Lì la lirica muove i primi passi. Gli appassionati sono giovani, molti di loro vengono in Italia a studiare. L’estremo Oriente è il futuro della lirica. Non ho sofferto quel pubblico, certo non era la gente di Parma o di Milano. In Grecia l’esperienza è stata molto bella, anche se lì non c’è una grande tradizione di musica lirica, nonostante sia la patria di Maria Callas».

La carriera di Demuro finora è una sorta di miracolo. «Ho impegni fino al 2013», annuncia. «Andrò anche a Buenos Aires. A San Francisco proprio nel 2013 farò il Rigoletto, a Seattle la Lucia di Lammermor. Sono felicissimo di quello che mi sta capitando, la reazione dei direttori è perfino esagerata a mio favore, ma siccome sono stato educato a stare con i piedi per terra sono consapevole che non sarà facile. Gli impegni ci sono ma occorrerà onorarli al meglio».

Intanto ha cambiato residenza, prendendo casa a Lucca. Casualmente, in via Giacomo Puccini. Ma le sirene non lo seducono.
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