La Nuova Sardegna

Soru lascia l'impresa: «Non voglio ombre»

Alfredo Franchini
Renato Soru
Renato Soru

Per Tiscali e l'Unità nominato un fiduciario, Racugno, che avrà tutti i poteri. «La legge non imponeva queste scelte ma voglio fugare ogni dubbio» 

20 dicembre 2008
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 CAGLIARI. Da ieri Soru non può decidere più niente sul destino delle aziende da lui partecipate. Non avrà voce in capitolo su Tiscali di cui detiene il 20%, non si dovrà occupare dell'Unità e di tutte le altre partecipate. A tre giorni dalle dichiarazioni di Di Pietro sull'incompatibiltà tra il politico e l'imprenditore Soru ha scelto la strada del «negozio fiduciario», una soluzione simile al modello del blind trust in America. Una strada, in realtà, poco praticata nel «bel Paese»: quello della Sardegna è il primo caso in assoluto. «Voglio vivere la politica serenamente», ha spiegato Soru.

 Una notizia che i suoi avversari di partito devono aver accolto con qualche timore: significa forse che ha deciso di «far politica» dimettendosi e magari assumendo un ruolo di leader nazionale del Pd? «Non è che ho deciso oggi di far politica», risponde Soru, «l'ho fatta per cinque anni e in questo lustro mi sono occupato sin troppo poco delle mie aziende».

 Ma chi pensa di strappargli una confidenza su quanto accadrà da qui a tre giorni in Consiglio regionale si sbaglia: «Sì, ho parlato con Veltroni e non mi ha fatto alcuna pressione per farmi ritirare le dimissioni. È solidale, ha capito la situazione».

 Resta la domanda: si dimetterà davvero? «Questa è una crisi che è nata in Consiglio e finirà in Consiglio. Lo saprete alla fine del dibattito».

 Però, con l'aiuto dell'avvocato Giuseppe Macciotta, il conflitto d'interesse è stato superato: «Non voglio prestare il fianco a una possibile critica», spiega Soru, «voglio che i cittadini siano sicuri e per questo mi sono spogliato di tutte le partecipazioni».

 Da oggi all'attività imprenditoriale ci penserà Gabriele Racugno: «Gestirà a pieno titolo le azioni di Tiscali e le società proprietarie dell'Unità e dell'attività editoriale» (ieri dal Cda del quotidiano fondato da Gramsci si è dimesso il fratello Emanuele Soru). Racugno ha accettato l'onere dell'incarico, sarà plenipotenziario e lo farà a titolo gratuito, ha specificato Soru.

 Soru ha agito sulla spinta delle polemiche sollevate nei giorni scorsi a livello politico e ha dato attuazione alla legge Statutaria, la quale, peraltro, dopo la travagliata approvazione, (ci fu di mezzo un referendum), non ha mai costituito la «Consulta di garanzia» che avrebbe dovuto appurare i reali conflitti di interesse. Il governatore ha spiegato di aver anticipato la legge: «La Consulta non è stata costituita ma ho deciso ugualmente di agire in questo modo». Soru cita Tiscali, l'Unità, e anche la società Shardna, da lui partecipata e specializzata nella ricerca genetica molecolare. Racugno dovrà venderla al migliore offerente così com'era stato deciso da tempo: «Non volevo danneggiare la società e i diciotto ricercatori regolarmente assunti. La condizione di vendita era che la società continuasse a operare in Sardegna». Deciderà Racugno che ha ampi poteri e Soru specifica: «Lui può fare quello che vuole. L'impegno è che io non posso riferire a lui e lui deve fare altrettanto con me». È una vendita in piena regola, spiega Giuseppe Macciotta perché Racugno è oggi il proprietario delle azioni e Soru non mantiene nemmeno la «nuda proprietà».

 L'unica concessione è che quando si dovesse presentare l'opportunità, Soru potrà chiederne la restituzione entro dieci giorni. «Mi occuperò di politica per il tempo che occorre», è l'unica concessione fatta da Soru, «perché è chiaro che mi candido per un secondo mandato se i sardi vorranno».

 Si va ad elezioni anticipate? chiede ancora un giornalista ma Renato Soru, per l'ennesima volta resta coperto: «Lo vedremo alla fine del dibattito».
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