La Nuova Sardegna

Alà, raid contro i romeni: 11 arresti

Il procuratore capo di Sassari, Roberto Saieva<br>e il comandante dei carabinieri Paolo Carra
Il procuratore capo di Sassari, Roberto Saieva
e il comandante dei carabinieri Paolo Carra

Ritenuti responsabili di un raid a sfondo razzista contro tre cittadini romeni, avvenuto lo scorso 14 febbraio a Alà dei Sardi (Sassari), undici giovani sono stati arrestati dai carabinieri. Dieci sono ai domiciliari mentre uno è stato rinchiuso nel carcere di San Sebastiano a disposizione dell'autorità giudiziaria

20 marzo 2009
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ALA’ DEI SARDI. E’ appena giorno quando il paese si sveglia accerchiato da un centinaio di carabinieri. Dall’alto un elicottero sorvola il centro abitato e le campagne dove nelle aziende allevatori e pastori sono al lavoro già da qualche ora. Il blitz è di quelli che lasciano il segno: undici ordinanze di custodia cautelare (uno solo dei fermati va in carcere, gli altri assegnati alla detenzione domiciliare). Nomi di giovanissimi, dai 18 ai 27 anni, accusati di violazione di domicilio, violenza privata, minacce e danneggiamento, con l’aggravante della discriminazione razziale nei confronti di cittadini romeni.

 Studenti, operai, allevatori, tutti giovanissimi, figli di lavoratori. I carabinieri della stazione di Alà e della compagnia di Ozieri ci hanno lavorato su per alcuni mesi, hanno raccolto testimonianze e messo insieme elementi che - alla fine - hanno consentito di chiudere una parte dell’operazione avviata per capire che cosa ci fosse dietro le intimidazioni ai romeni che da anni vivono ad Alà dei Sardi, perfettamente integrati. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti tutti ieri mattina. La posizione più grave sembra quella di Antonio Scanu, 23 anni, operaio, rinchiuso nel carcere di Sassari.

E’ sospettato di essere lui il più violento, quello che durante l’ultimo raid ai danni di tre romeni (il 14 febbraio), in una casa del centro storico, non ha esitato a afferrare un coltello e puntarlo alla gola di una ragazza poco più che ventenne. Secondo gli investigatori avrebbe partecipato anche a un altro fatto precedente. Gli altri giovani finiti ai domiciliari sono: Marco Davide Ledda, 18 anni, operaio; Luigi Addis, 24, operaio; Michele Deiana, 19, allevatore; Antonio Baltolu, 19, allevatore; Antonio Mazzone, 18, studente; Luigi Seddaiu, 21, operaio; Giuseppe Satta, 24, operaio; Antonio Corrò, 27, operaio; Antonio Pinna, 20, studente e Massimiliano Scanu, 19, operaio (cugino di Antonio). Sono undici, ma secondo gli investigatori la notte del 14 febbraio il «commando» era formato da almeno venti persone, per cui all’appello ne mancano una decina e l’attività investigativa prosegue.

 Per illustrare i dettagli dell’operazione, ieri mattina il procuratore capo della Repubblica di Sassari Roberto Saieva ha tenuto una conferenza stampa insieme al colonnello Paolo Carra, comandante provinciale dei carabinieri e al capitano Andrea Pagliaro, comandante della compagnia di Ozieri. «E’ un episodio che non va enfatizzato ma neppure sottovalutato - ha detto il procuratore capo della Repubblica - e per questo l’intervento è deciso. In Sardegna non esistono problemi di discriminazione razziale, e quando emergono certi fatti, bisogna fare in modo che non trovino spazio fenomeni imitativi. E’ anche importante fare capire agli stranieri presi di mira che la tutela dello Stato nei loro confronti è uguale a quella assicurata agli italiani».

 Il colonnello Paolo Carra non ha negato che una serie di episodi registrati in paese ai danni di cittadini romeni, che mai avevano dato problemi di alcuni tipo, aveva creato un crescente livello di preoccupazione. «C’era tensione - ha spiegato il comandante provinciale - e non sapevamo bene da che cosa avesse origine. Oggi possiamo dire che abbiamo posto fine a una escalation, perseguendo con il giusto rigore i presunti autori di un fatto grave che è stato condannato anche dalla comunità alaese». Il procuratore Roberto Saieva ha sottolineato che i giovani arrestati «non hanno fornito alcuna spiegazione» e ha spiegato che la contestazione dell’aggravante della discriminazione razziale nasce dalla valutazione che «non risultano dimostrate altre motivazioni all’origine della violenta aggressione ai cittadini romeni». Esclusa anche la «spedizione punitiva» per allontanare concorrenti sul fronte occupazionale: non esiste, infatti, una contrapposizione tra disoccupati locali (pochissimi) e cittadini stranieri che - nella maggior parte dei casi - vanno a raccogliere chiamate che non rientrano nell’interesse dei locali.
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