La Nuova Sardegna

Tutti ai blocchi di partenza: clienti e commercianti rincorrono l’affare dei saldi

Chiaramaria Pinna
Pochi soldi nelle famiglie pratesi anche per acquistare ai saldi estivi
Pochi soldi nelle famiglie pratesi anche per acquistare ai saldi estivi

In Sardegna i ribassi del dopo Befana cominciano domani, primo venerdì del 2010

07 gennaio 2010
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SASSARI. Le Borse mondiali iniziano l’anno all’insegna dell’ottimismo, la crisi raffredda l’inflazione ai minimi da mezzo secolo, i tg da giorni propinano code di gente davanti ai negozi, tutti intirizziti ma contenti perchè stanno per fare «buoni affari». La perplessità è lecita se non altro perchè nessun dato è indice di equilibrio. In Sardegna, dove il sacco di Babbo Natale era mezzo vuoto, i saldi del dopo Befana cominciano domani, primo venerdì del 2010. Secondo i cinesi l’anno della tigre, quello della rivincita. Speriamo che sia vero per questa regione dove alla crisi economica endemica si è aggiunta quella dell’industria, attesa e annuciata da anni, risultato di antiche scelte politiche alle quali la storia presenta il conto.

E allora, come saranno i saldi? secondo la chiave di lettura delle associazioni, dai commercianti ai consumatori, c’è il rischio che l’evento somigli a un gatto che rincorre la sua coda. Non solo perchè sono a ridosso del Natale, non solo perchè la crisi globale contagia una diffidenza cosmica anche per chi continua a ricevere la busta paga; non solo perchè ci sono più poveri e famiglie monoreddito; non solo perchè gli armadi sono stracarichi dei saldi di qualche stagione fa. C’è anche l’elemento meteo perchè la svendita, di fatto, nell’isola avviene in un inverno che si è fatto sentire giusto per fare atto di presenza. I saldi, quindi, potrebbero non avere successo o rischiare di diventare solo una partita di giro, uno stanco ritorno di liquidità che andrà a finire nelle casse delle aziende produttrici, in particolare, di scarpe, borse e tessile senza creare ricchezza e possibilità di investimenti per i negozianti. «Però la gente aspetta questo appuntamento, ormai è un’abitudine», spiega Salvatore Desole, marchio che in Sardegna ha scritto la storia del settore dell’abbigliamento. Salvatore Desole è presidente della Confidi di Sassari, costola della Confcommercio, che offre garanzie mutualistiche per agevolare i finanziamenti alle aziende sempre più in difficoltà nell’accedere al credito bancario.

Dunque la soddisfazione del cliente potrebbe non coincidere con quella del commerciante, perchè se la cassa non ha battuto prima della data straccia-prezzi la vendita del 62% della merce, la ditta va di sotto. «I saldi - spiega Desole - sono l’effetto diretto della stagionalità: se noi svuotiamo gli stand nei mesi precedenti significa che l’economia ha funzionato, e quindi della svendita non ha bisogno nessuno». La realtà è che ormai da anni, in Italia, i saldi sono un’occasione d’oro solo per le grandi marche. Spiega ancora Desole: «Il nostro è un settore in evoluzione e nei prossimi dieci anni gli scenari cambieranno. Sullo sfondo ci sono forme di distribuzione che imporranno nuove strade».

Una lettura condivisa dalle associazioni dei consumatori che dopo decenni di denunce tout court ora sollecitano un tavolo comune per discutere i problemi del commercio preoccupati, tra l’altro, del rischio che corrono le attività di dimensioni più piccole. Riconoscono che la concorrenza sleale, quella dei cinesi, è eccessiva e ingovernabile e che il settore delle merci taroccate è straboccante e incontrollato. Così Giuliano Frau, segretario regionale dell’Adoc, associazione vicina alla Uil, 10mila iscritti in tutta l’isola, cerca un nuovo dialogo con la Confcommecio e «con interlocutori seri, che diano risposte». «Resta il fatto - dice - che vorrei spiegazioni sui molti fenomeni che si ripercuotono sui bilanci delle famiglie a iniziare da quello della bombola del gas che a Cagliari e Sassari costa 39 euro e a Seulo 28».

Dal momento che le famiglie devono combattere sul fronte dei beni di prima necessità l’associazione regionale delle casalinghe, Moica, uno dei 17 comitati nazionali, sul successo dei saldi nutre qualche dubbio. Bona Corrias, vicepresidente, prevede che ad acquistare saranno i giovani, «i genitori non potranno spendere per se stessi», e spiega che a Ozieri, dove vive, nei negozi in cui i prezzi speciali sono spuntati con ampio anticipo, la gente si accalca solo alle vetrine under 20. «Le famiglie - spiega - il 23 del mese hanno pochi soldi, lo constatiamo nel momento del rinnovo delle tessere». «La tragedia - aggiunge Simone Girau segretario provinciale dall’osservatorio Adiconsum di Cagliari - è che l’8% delle famiglie sarde oggi fa ricorso al credito contro il 2% di un paio di anni fa».

Sempre più numerosi gli impiegati che accedono al prestito del quinto dello stipendio, «un’operazione - spiega Girau - con costi che toccano l’incredibile 40% quando si rivolgono a una società di intermediazione». La maggior parte aggancia le finanziarie e le carte revolving che incantano come sirene mettendo a disposizione un castelletto di denaro. «Noi raccomandiamo che vengano usate solo in caso di stretta necessità - aggiunge Girau - ma finisce che vengono rinnovate a tassi del 16 e del 18% e i titolari non riescono a rientrare». Ma la tendenza è in crescita così come in aumento sono i decreti ingiuntivi. La prossima missione dell’Adiconsum è quella di sensibilizzare le istituzioni per un’informazione più corretta sul credito. «La pubblicità è chiarissima nel catturare il cliente - spiega Girau - ma non spiega quali situazioni si prospettano dopo la firma del contratto».
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