La Nuova Sardegna

Eolico, Soru contrattacca: "Così danno via libera a tutte le speculazioni"

Roberto Morini
Eolico, Soru contrattacca: "Così danno via libera a tutte le speculazioni"

L’ex governatore Renato Soru reagisce con durezza alle accuse di chi gli ha attribuito la responsabilità di avere agevolato l’assalto dei signori dell’eolico in Sardegna. "Con me - ha detto - personaggi come Flavio Carboni non potevano neppure avvicinarsi alla Regione. Ora invece sono di casa negli uffici regionali"

08 maggio 2010
5 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «Non ho mai permesso che personaggi come Flavio Carboni frequentassero la presidenza della Regione. Ora invece trovano tutte le porte aperte». Non ci sta Renato Soru a essere chiamato in ballo come il principale responsabile dell’assalto dei signori dell’eolico all’isola. E ricostruisce puntigliosamente la vicenda, senza risparmiare nessuna critica a predecessori e successori.

Con qualche frecciata anche per gli alleati poco solidali. Parte dal suo arrivo a capo della giunta regionale nel giugno del 2004. «Trovai - ricorda - 87 richieste di autorizzazione per impianti eolici per un totale di 3.750 MegaWatt, circa tremila torri eoliche distribuite in tutta la Sardegna. Sarebbe stato uno scempio per il paesaggio. Alcuni erano già stati approvati con procedure semplificate dalle giunte Pili e Masala. E Ugo Cappellacci allora era assessore».

Di fronte a quell’assalto cosa fece?
«Una serie di delibere per bloccare tutto: imponemmo subito la valutazione di impianto ambientale, esprimemmo parere negativo su quelle arrivate alla fine dell’iter e facemmo rifare la verifica per le altre, bocciandole poi quando tornarono sul tavolo della giunta. Poi facemmo il decreto Salvacoste e infine varammo il Piano paesaggistico regionale».

A quel punto però avevate bloccato tutto.
«Certo. Se digita su Google Soru Blocca Eolico trova 18mila documenti. È la rivolta degli ambientalisti come Greenpeace da una parte e dei costruttori di impianti dall’altra. E quelli che oggi si ergono a difensori dell’ambiente allora ci accusavano di essere talebani. Ma era una tappa indispensabile per passare alla fase due».

La fase della regolamentazione.
«Esatto. Lo facemmo prima di tutto con il piano energetico e ambientale della Sardegna. Con cui stabilimmo, d’accordo con Terna, che la Sardegna poteva produrre al massimo 500 MegaWatt in quel momento, per salire a 1000-1100 con l’entrata in funzione del cavo Sapei. Poi con l’articolo 18 della Finanziaria 2007 indicammo le regole per una strategia. Il vento è un bene pubblico, quindi prima di tutto affidammo la sua gestione a un ente regionale, l’Enas, che si occupava della gestione delle acque. L’idea era dimezzare il costo dell’acqua per imprese e cittadini tagliando il costo dell’energia usata per le pompe, che rappresenta appunto il 50 per cento. L’Enas fu dotato anche di finanziamenti con fondi regionali e fondi Fas. Poi autorizzavamo a creare impianti nelle zone industriali per le aziende energivore, come Portovesme srl, Alcoa, ciclo del cloro».

Ma autorizzaste anche l’impianto dell’Enel a Tula ed Erula.
«Lo facemmo in cambio di una riduzione del costo per le aziende energivore e dello smantellamento delle trenta torri eoliche nel parco del monte Arci. In questo modo avevamo privilegiato la pubblica amministrazione e le grandi imprese energivore. La quota di energia rimasta, entro il limite fissato da Terna, secondo l’articolo 18 della Finanziaria doveva essere affidata con bandi pubblici di gara».

Quindi voi autorizzaste solo due impianti, quello della Portovesme srl e quello dell’Enel nel Nord Sardegna. Poi cosa è successo?
«Il primo atto della giunta Cappellacci, da poco insediata, fu cancellare il finanziamento per l’Enas, sia quello regionale che quello previsto sui fondi Fas, e cancellare l’articolo 18, cioè le regole che noi avevamo fissato. Ma avevano già cominciato in campagna elettorale, annunciando la cancellazione del piano paesaggistico e creando così aspettative che mettevano in moto tutti gli appetiti. Con le parole e con i fatti lasciavano campo libero a molti interessi, non tutti coincidenti con quelli della Sardegna, e davano fiato a qualsiasi tentativo di speculazione. Una volta abolite le norme, le società che noi avevamo bloccato fecero ricorso al Consiglio di Stato e vinsero. Così sono ripartiti i lavori degli impianti di Campeda-Bolotana, Buddusò, quello di Balascia, quello del Grighine».

Ma ci fu anche qualcuno del centrosinistra che votò a favore dell’abolizione delle norme contenute nell’articolo 18.
«Certo, l’opposizione si divise. Come era stata divisa, quando io ero al governo, sul piano paesaggistico e su tanti altri punti».

L’assessore Giorgio La Spisa sostenne che in quel modo si agevolava il via libera per la Portovesme srl.
«È falso: l’articolo cancellato conteneva tra l’altro proprio tutti gli strumenti per autorizzare l’impianto della Portovesme srl».

Fra le persone indagate c’è il direttore generale dell’Arpas, nominato dalla giunta Cappellacci nell’agosto del 2009. Quali poteri ha l’Arpas?
«È uno strumento tecnico e scientifico importante, perché può dare pareri sul piano energetico e ambientale, può valutare la compatibilità ambientale di un progetto. Può avere un ruolo importante soprattutto per gli impianti a mare, sui quali decide il ministero dell’Ambiente, per una legge che credo abbiano votato anche i parlamentari sardi del Pdl, come Mauro Pili, che ora si oppone a questi impianti».

Tra gli indagati c’è anche Flavio Carboni, che secondo alcune ricostruzioni giornalistiche dell’inchiesta avrebbe tentato di trattare anche con lei. C’è qualcosa di vero?
«Con me non ci ha mai provato. Credo sapesse bene che non lo avrei mai ricevuto. Invece ora entra e esce dagli uffici della Regione quando vuole. Non c’è stato solo quel pranzo con l’attuale presidente della Regione, come ho letto. Sono stati visti insieme all’aeroporto, in un albergo di Cagliari e in molte altre occasioni».
In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative