La Nuova Sardegna

A Badu 'e Carros un nuovo padiglione per la massima sicurezza

Simonetta Selloni
I lavori al carcere di Badu 'e Carros di Nuoro
I lavori al carcere di Badu 'e Carros di Nuoro

Lavori top secret per un nuovo padiglione. Il direttore: nessuno sa chi andrà in quelle celle. L'allarme di Mustaro (Cisl) che ricorda i fatti di sangue degli anni '80 dentro il penitenziario, si teme per l'arrivo di terroristi e mafiosi

05 agosto 2010
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Da quel "ventre di vita sepolta", come l'avrebbe chiamato padre Turoldo, rischia di riprendere vigore un mai sopito braciere. Alimentato dal nuovo disegno contenuto nel piano carceri che riporterebbe il penitenziario di Badu 'e Carros, a Nuoro, nella cerchia degli istituti italiani dove rinchiudere detenuti ai quali si applica il regime del «41 bis». Carcere durissimo.

Mafiosi, camorristi, esponenti della'ndrangheta; ma anche della nuova eversione e del terrorismo internazionale. Per citarne uno, Mohammed l'egiziano, sospettato di essere una delle menti della strage di Madrid del 2003 e sistemato in una cella con vista sull'Ortobene - dopo un periodo nel carcere di Macomer - assieme ad altri 15 reclusi di varia nazionalità e pari estrazione criminale. A sollevare il problema che Nuoro si prepari a un rientro in grande stile nei vertici della guida Michelin delle carceri, è il segretario della Funzione pubblica della Cisl di Nuoro, Giorgio Mustaro. Parte da un dato di fatto. E scrive al neo sindaco di Nuoro Sandro Bianchi.

«Sono in corso da diverse settimane, all'interno del carcere di Badu 'e Carros, consistenti lavori di sbancamento. Dalle poche notizie che abbiamo potuto verificare l'amministrazione penitenziaria sta realizzando un nuovo padiglione per i detenuti. A noi interessa sapere se l'amministrazione comunale sia stata informata preventivamente di questo ampliamento ma, cosa ancora più importante, se sia stata definita la tipologia dei detenuti che dovranno andare ad occupare, si dice fra un paio d'anni, la nuova costruzione».

Gli squilli d'allarme. «Non avremmo voluto capire male ma il piano carceri predisposto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria prevede anche nuovi bracci detentivi per i così detti «41 bis», cioè detenzione in regime di sorveglianza speciale. La storia di Badu 'e Carros, sorto alla fine degli Anni '60 come istituto per un modello nuovo di carcerazione, la conosciamo tutti e purtroppo Nuoro ha vissuto le diverse conseguenze dell'installazione in città di un braccio speciale negli anni '70». E per chi avesse la memoria corta, breve ripasso. Nel carcere che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa individuò tra quelli di massima sicurezza, è passato il gotha della criminalità organizzata. Una storia fatta di sangue, con le rivolta del 1980 guidata dai brigatisti Morucci, Franceschini, Rossi e Ognibene che si concluse con l'omicidio di due detenuti. Un anno dopo, l'uccisione di Cesare Olivati e del boss della mala milanese Francis Turatello.
Allora. Chiusa la seconda sezione (detenuti comuni) per lavori e quasi vuota la terza (lavoranti, ce ne sono solo trenta), resta l'Alta sicurezza. Centodieci reclusi di grosso calibro, tra i quali qualche ex «41 bis». La domanda è: chi sarà collocato nella nuova ala che dovrebbe essere aperta tra un anno?

«Con i 41 bis Badu 'e Carros farebbe un salto qualitativo che forse sarebbe il caso di evitare. Le rivolgiamo la presente richiesta - scrive Mustaro al sindaco - sicuri che saprà dare una risposta certa, non solo a chi scrive, ma all'intera comunità locale che anche sul fronte carcere meriterebbe dallo Stato attenzione e sensibilità diverse. Non sono queste le eccellenze dei servizi pubblici che chiediamo dallo Stato italiano, che nel mentre sta portando via dal nostro territorio presidi storici e consolidati, le scuole, l'Università e con esse i nostri giovani e tutte le loro speranze. Non si può accettare in silenzio l'installazione di un nuovo braciere acceso», conclude Mustaro. Per ora nessuno sa nulla.

L'amministrazione comunale è stata informata dei lavori - che modificheranno in modo sostanziale anche la fisionomia architettonica del carcere - più per cortesia che altro. Così fa il ministero della Giustizia, una zona franca che - in tema di edilizia carceraria - non deve spiegazioni ad alcuno. Nulla sa il garante dei detenuti, Carlo Murgia. «Ho chiesto di visitare i padiglioni, mi è stato detto che non si può». Il direttore Patrizia Incollu è tra gli ignari. «Nessuno è in grado di dirci con certezza chi andrà in quelle celle. Lo vedremo alla fine». Forse non sarà un bel vedere.
In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative