La Nuova Sardegna

Regione, nuovo Statuto sardo: si va verso una prima intesa

Filippo Peretti
Regione, nuovo Statuto sardo: si va verso una prima intesa

Nel terzo giorno di discussione in Consiglio regionale, prende corpo l'idea di una commissione speciale. Un passo avanti non molto lungo, ma se si concretizzasse sarebbe il primo dopo decenni di discussioni a vuoto sulle grandi riforme. Renato Soru: "Indipendenza non è separatismo". Ma restano le polemiche e le distanze politiche

24 settembre 2010
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CAGLIARI. Non mancano le polemiche, le distanze politiche ed ideologiche restano, ma nel dibattito sulla riscrittura dello Statuto il Consiglio regionale, dopo tre giorni, è sembrato ieri orientarsi verso un accordo di metodo. Un passo in avanti non molto lungo, ma se si concretizzasse sarebbe il primo dopo decenni di discussioni a vuoto sulle grandi riforme.

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LA NUOVA AUTONOMIA, tutti gli interventi

Nella seduta di ieri si sono confrontate posizioni molto distanti anche all’interno degli stessi schieramenti di maggioranza e di opposizione, ma rispetto ai consueti scontri frontali il clima è apparso in tutti di maggior rispetto e collaborazione. Un clima che potrebbe portare all’accordo su come sbloccare l’empasse sulle grandi riforme. Lo si vedrà martedì 28, ci saranno gli interventi dei capigruppo, del presidente della commissione Riforme Mario Floris e del presidente della giunta Ugo Cappellacci; e infine con la votazione del documento finale.

Per non disperdere questo clima costruttivo, ieri i firmatari dei documenti più spinti verso l’«indipendenza» e la «sovranità» hanno usato toni soft. Paolo Maninchedda (Psd’Az) ha subito precisato: «Non vogliamo scardinare lo Stato, ma riformarlo». Per i sardisti ha parlato anche Cristian Solinas. E Renato Soru, sostenitore della mozione più «dura» del Pd nel rapporto con lo Stato, ha spiegato: «L’indipendenza non è separatismo, ma rapporto tra uguali».

Il più contrario alle «fughe in avanti» ieri è stato Nanni Campus (Pdl), il quale si è subito dichiarato «fuori dal coro». L’ex sindaco di Sassari, da tempo in polemica per gli scarsi risultati di questa legislatura, ha detto: «Mettiamoci al passo con la realtà e poi potremmo dimostrare di essere preparati ai nuovi progetti futuri».

Cautele rispetto ai progetti di indipendenza e di sovranità sono emerse anche nel Pd, soprattutto nell’ala ex Margherita: con Giuseppe Luigi Cucca e soprattutto con Franco Sabatini e Giuseppe Cuccu, che hanno invitato i colleghi a non disperdere il dibattito negli schemi ideologici ma di affrontare i temi (come quello del rafforzamento dei poteri regionali e del federalismo fiscale) in grado di portare risultati concreti. Per il Pd sono intervenuti anche Francesca Barracciu (in linea con Soru), Antonio Solinas e Luigi Lotto.

Cautele, ma anche in questo caso con aperture sulle riforme «possibili» e «realizzabili» sono emerse soprattutto nel Pdl: sono intervenuti ben nove consiglieri (oltre Campus hanno parlato Pietro Pittalis, Edoardo Tocco, Silvestro Ladu, Nicola Rassu, Oscar Cherchi, Alessandra Zedda, Antonello Peru e Simona De Francisci) per una più forte autonomia.

Proprio sull’autonomia non sono mancate le polemiche soprattutto nei confronti del Pdl e dei suoi alleati per il rapporto di «subalterntà» nei confronti di Berlusconi. Lo hanno fatto, in particolare, Massimo Zedda (Sinistra) e Claudia Zuncheddu (Rossomori). Mentre i Riformatori con Attilio Dedoni hanno rilanciato la costituente, l’Udc è parso disponibile sulla commissione speciale: Roberto Capelli ha colto l’occasione per attaccare Ugo Cappellacci, assente per gli impegni istituzionali a Roma e poi difeso da Pittalis e Cherchi.

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