La Nuova Sardegna

Pastori, rottura con la Regione, l'Mps straccia l'accordo

Umberto Aime
Felice Floris e Ugo Cappellacci a Villa Devoto
Felice Floris e Ugo Cappellacci a Villa Devoto

E’ di nuovo rottura tra i pastori e la Regione. Il Movimento ha deciso di stracciare l’accordo siglato a ottobre perchè ritiene che nel decreto agricoltura in discussione proprio ieri in consiglio regionale non siano state mantenute le promesse fatte dalla giunta Cappellacci. Secondo il Movimento pastori, che annuncia una nuova mobilitazione di piazza, sarebbero soprattutto insufficienti i fondi destinati alle aziende ovicaprine e quelli destinati al ritiro delle eccedenze di formaggio

11 novembre 2010
5 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Sei, tredici e centoquarantaquattro (milioni). Tre numeri magici, quelli dell'assessore all'Agricoltura, Andrea Prato. È il suo terno secco, non gli andrà benissimo, ma lo gioca all'apertura del botteghino. È il suo disegno di legge extra-large, per strappare - dice - gli ovili e i campi dalla crisi. In tre mesi, lo ha centrifugato, dilatato e caricato anche di soldi, pochi o molti si vedrà. Da gettare comunque nell'arena del Consiglio regionale e da dare in pasto ai leoni.

Che sono i pastori, gli agricoltori, il Movimento di Felice Floris e la Coldiretti di Marco Scalas. Con quale risultato? Che non tutta la maggioranza di centrodestra gli ha battuto le mani, l'opposizione l'ha dilaniato e nel loggione è finito al muro. I sardisti e buona parte dell'Udc gli hanno sparato contro a freddo: «L'emergenza è stata trattata con leggerezza, o almeno è stato così fino a quando il pallino non l'ha preso in mano Cappellacci», parole di Giacomo Sanna del Psd'Az.

Il centrosinistra compatto, dal Pd all'Idv passando per Sinistra e Libertà, lo ha rullato: «È un disegno di legge confuso nel metodo e nei contenuti», secondo la bocciatura di Mario Bruno, capogruppo dei Democratici. Poi il carico più pesante, quello del Movimento pastori: «Sono diventati pazzi. Se i contributi straordinari non saranno dati a tutte le aziende, occupiamo Cagliari. Se ci saranno criteri e griglie far la differenza fra fortunati e sfortunati, noi da questo momento ci sentiamo traditi da chi è un mago imbroglione.

Se come dice lui, Prato, i soldi sono soltanto questi, l'accordo che abbiamo firmato lo disconosciamo», è stato l'alzo zero immediato di Felice Floris, che da lì a poco farà davvero cartastraccia del protocollo di ottobre. Sotto gli occhi della Coldiretti e della Cia, i ribelli, con un Marco Scalas scattante nel riprendersi in un attimo la rivincita su tutto e tutti: «Avete visto che c'era il trucco. Noi lo abbiamo denunciato una settimana fa e per questo siamo usciti dalla trattativa. È una constatazione amara, la nostra, ma finalmente la verità è saltata fuori. Altro che tremila euro nel 2010 e cinquemila per i prossimi due anni. Cominceranno a fare il conto dei capi, a imporre asticelle, a dire che quei finanziamenti erano da intendersi come "tetto massimo". Noi abbiamo sempre detto che per i de minimis servivano almeno quaranta milioni per ogni anno. La Giunta ha ammesso di averne trenta fino al 2012». Per Andrea Prato le difese sono state diverse, soprattutto dal Pdl, ma mai quanto le accuse. Eppure, è andato avanti con i suoi numeri magici.

Sei, tredici... Sei sono le vergogne agricole che l'assessore vorrebbe cancellare: il latte pagato ancora al litro, la mancata elettrificazione rurale, l'utilizzo dell'ottanta per cento della materia prima per produrre un solo formaggio, quel pecorino romano salato fino al sette per cento che lo rende povero e malpagato sul mercato. E ancora: la scarsa qualità del latte, per poi finire con la peggiore delle sciagure: «Il sistema delle caparre che regola ancora, siamo al medioevo, i rapporti tra produttori e trasformatori, dalle cooperative agli industriali, e non permette la crescita, l'aggregazione e un rapporto sereno fra le parti». Sei vergogne da cancellare con tredici articoli sostenuti dai 143,7 milioni messi a regime tra de minimis, aggregazione dell'offerta, ritiro del pecorino, produzione diversificata, Osservatorio del latte nelle mani dell'Agenzia Laore, che dovrà regolare il prezzo, rimessa in gioco del Consorzio per la tutela del Romano, energie rinnovabili, sostegno alle aziende viti-vinicole, cerealicole e ortofrutticole.

Per continuare, con i progetti che dovranno far correre le filiere, il foraggio auto-prodotto, la tracciabilità delle carni, bovine e suine, la valorizzazione di ogni bendidio sardo sulle sponde del Mediterraneo e oltre. E proseguire ancora con una campagna pubblicitaria che dovrà tirar su i consumi della roba nostra da Sassari a Cagliari. Per chiudere con i mutui trentennali destinati a liberare le aziende dal gioco delle banche e il commissariamento ad oltranza dei consorzi di bonifica. Molto o poco, quello proposto? «È una svolta epocale, decisa in un momento di emergenza - ha ammesso Prato - ma che dobbiamo sfruttare per ripartire». Lui gradirebbe una riavvio bi-partisan, ma sarà molto difficile.

I primi fuochi. L'assessore è stato difeso dal Pdl, con foga da Pietro Pittalis e Mario Diana, punzecchiato dall'Udc (Roberto Capelli ha annunciato l'astensione), messo alle corde dal Psd'Az. Attaccato a sinistra, con Giuseppe Cuccu del Pd, arrivato a sferzare il Consiglio: «Chiedo ai colleghi un po' d'orgoglio, non lasciamo una delega in bianco nelle mani della Giunta». Qualche ritocco forse sarà possibile oggi, ma l'impianto ormai è questo. E alcuni della maggioranza lo dovranno mandare giù a forza così com'è.

L'esplosione. A dar fuoco alle vere polveri è stato il Movimento dei pastori. Quando ha avuto fra le mani il disegno di legge, è saltato sulle poltroncine del loggione. Felice Floris ha cominciato a scuotere il capo, lo sguardo ha ripreso i colori della battaglia. «No, non è possibile. Dov'è finito il nostro accordo? Se lo sono rimangiati. Hanno cominciato a togliere e mettere due o tre parole fino a stravolgerlo». È un fiume in piena: «Qui leggo massimo ad azienda, oppure secondo il numero di capi dichiarati, ma dove c'è scritto tutto questo nella pagina che ci siamo scambiati a Villa Devoto? Non c'è da nessuna parte. Ragazzi, basta: si ritorna in piazza. Chiama tutti, prepariamoci alla marcia». E quando l'assessore riprende la parola, nel momento della replica, i pastori scattano in piedi: «Andiamo via. Schifati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative