La Nuova Sardegna

La dissacrante comicità di «Boris» sul grande schermo

Francesco Pannofino, uno degli interpreti di «Boris»
Francesco Pannofino, uno degli interpreti di «Boris»

Da venerdì nelle sale il film tratto dall'omonima serie cult trasmessa da Fox

28 marzo 2011
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 ROMA. Di fronte a una scena in cui un giovane ed entusiasta Papa Ratzinger corre felice su un prato per aver saputo della scoperta del vaccino antipolio, anche il cinico regista di fiction di serie B Renè Ferretti (Francesco Pannofino) non ce la fa e molla tutto. Parte così «Boris. Il film», tratto dall'omonima serie cult trasmessa dal 2007 dal canale satellitare Fox.  Una vera sfida quella dei tre registi-sceneggiatori Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo che non mancano, nei 108 minuti del film, di dissacrare tutto, Vaticano, politica, attori, Medusa, Rai Cinema, tv e cinema di serie A e B (i più colpiti sono i Cinepanettoni). Nel segno, come si legge nelle note di regia, che nel nostro Paese «vige una specie di darwinismo all'incontrario che premia i peggiori e dove l'unica libertà è l'indecenza».  Così anche se Renè a un certo punto ci prova davvero a fare un film di serie A, alla Matteo Garrone, tratto addirittura da «La casta», il bestseller di Stella e Rizzo (che si sono prestati volentieri a questa operazione), scoprirà che anche nell'ambiente cinematografico "colto" non è poi così diverso.  E così anche il serioso «La casta», in un paese che non esce mai dalla commedia, diventa un cinepanettone («Natale con La casta»). Nel film insomma, tante parodie nuove e vecchie. C'è Rosanna Gentili, nei panni dell'attrice drammatica Marilita Loy, che più che parlare sospira, sussurra (un'evidente parodia di Margherita Buy); c'è un macaco presentato come il numero 5 di Medusa; c'è Nicola Piovani, in persona, che si gioca l'Oscar al poker; c'è la scaletta dei valori dei funzionari di rete (fiction al primo posto, secondo il cinema anche se già sfigato e poi, alla fine, l'inferno della radio). Andando invece a pescare nei classici personaggi della serie, troviamo Duccio Patanò (Ninni Bruschetta), direttore della fotografia cocainomane con zio mafioso; il suo fedele capo elettricista Biascica; Lorenzo (Carlo De Ruggieri), stagista schiavo; Lopez, delegato di rete (Antonio Catania) che si barcamena tra i suoi raccomandati; Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti), attore trombone che vuole imporre la sua presenza nel film La Casta interpretando Gianfranco Fini e, infine, Carolina Crescentini nei panni di Corinna (anche detta'la cagna') pronta a riciclarsi nel cinema d'autore. «Un Paese in cui l'eccellenza è un equivoco - spiegano i registi - - un film come il nostro ci sta tutto». Dentro la presa in giro, sottolineano, Ciarrapico, Torre e Vendruscolo ci sono andati a finire tutti, «cinepanettoni e film d'autore». Alla fine della conferenza stampa di ieri un blitz dei giovani precari del Comitato «Il nostro tempo è adesso». I ragazzi hanno preso la parola a nel corso della conferenza e hanno invitato tutti i presenti a partecipare alla manifestazione nazionale del 9 aprile. «Siamo qui - hanno spiegato - perché Boris rappresenta perfettamente la difficile condizione di milioni di giovani precari, stagisti e ricercatori in Italia. Sostenete la nostra battaglia».
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