La Nuova Sardegna

La vita smeralda della famiglia Carboni

Umberto Aime
<b>Un brutto ricordo:</b> l&#146;arresto di Marco Andrea Carboni per Vallettopoli
Un brutto ricordo: l’arresto di Marco Andrea Carboni per Vallettopoli

Domani a Tempio l'udienza per i festini hard: tra gli accusati Carboni jr e Corona

12 aprile 2011
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 CAGLIARI. Tutto fa spettacolo in casa Carboni. Lo sa bene il secondogenito di Flavio, che si fa chiamare Marco-Andrea per non essere confuso con lo zio. Domani la Procura di Tempio chiederà il suo rinvio a giudizio per i festini hard a Porto Rotondo.  Nato a Roma nel 1963, Marco-Andrea deve fortuna e notorietà soprattutto al bell'aspetto, ai soci in affari, agli amori, alle citazioni sui giornali-shampoo, ai soldi di babbo e a quelli messi assieme con un'allegra agenzia pubblicitaria. Certo, sulle spalle ha anche due arresti (1999 riciclaggio, 2007 Vallettopoli) ma dalle inchieste penali è uscito sempre pulito. Gli avanza un codazzo giudiziario a Tempio, domani mattina comparirà nell'aula del giudice preliminare, per rispondere di una festicciola inzuppata di escort fra Porto Rotondo e Olbia, nel 2005.  Dal resto è stato assolto. Nel 2002, a Roma, dall'accusa di aver fiancheggiato alcuni camorristi in un riciclaggio. Otto anni più tardi è stato un giudice di Potenza a ridimensionarlo nella storia boccaccesca delle starlette milanesi, che allora dominavano la piazza prima dell'apparizione di Ruby Rubacuori e delle «Olgettine». Ma nella vita di Marco-Andrea c'è bisogno di far ordine per capire meglio la persona e il personaggio.  Amici, banchetti e affari. Per lui è questo da sempre l'intreccio perfetto. Pacche sulle spalle, festini e contratti: è così che va la vita. Soprattutto con l'arcidiscutibile Fabrizio Corona, spiccio nel dire: «Marco è l'amico perfetto, a me e a Nina (Moric) ha pagato il banchetto di nozze, ed è anche un ottimo socio».  Nel 2007, a Potenza, i due finiscono lo stesso giorno in manette per Vallettopoli. Ad accusarli è il pubblico ministero Henry John Woodcock, che all'epoca scrive e mette in sequenza nell'ordine di arresto: associazione per delinquere, sfruttamento della prostituzione, estorsione e riciclaggio. È il primo teorema-Corona, quello delle foto-ricatto, delle escort infilate nei letti giusti dopo aperitivi e cene a luci rosse. Ma è un'accusa destinata a sgonfiarsi almeno nelle aule giudiziarie di Potenza: cade l'associazione, il resto si sminuzza.  Adesso c'è Tempio. Domani mattina la Procura contesterà a Carboni jr di aver organizzato nel 2005, due trasferte hard in Costa Smeralda, per ingraziarsi un pezzo grosso della Ford, casa automobilistica che doveva affidargli pacchetti pubblicitari. I reati contestati a Marco-Andrea sono induzione e sfruttamento della prostituzione, in concorso con Fabrizio Corona, sarebbe stato lui a pagare il cachet di dieci milioni per le ragazze, Riccardo Schicchi, patron dell'agenzia «Diva Futura», già press-agent di Cicciolina e fornitore ufficiale dell'harem itinerante. Tra gli imputati c'è anche Marco Bonato, collaboratore del fotografo e intercettato a suo tempo per una truffa al televoto nel reality show «La Fattoria» sulle reti Mediaset. In attesa di sapere se saranno o meno rinviati a giudizio, i due cocchi di mamma hanno ripreso a fare affari insieme: Corona e Carboni saranno presto gli editori di «King», rivista patinata a tutto gossip. Sono in arrivo altri soldi facili per il secondogenito di Flavio? No, da sempre a Marco-Andrea piacciono quelli sicuri. Lui non è un giocatore d'azzardo e per questo si sarebbe allontanato da Lele Mora, altro suo socio storico in film-flop, molto prima che l'ex parrucchiere finisse coinvolto nel Rubygate. Ma il presunto procacciatore di donne non si è risentito e a «Dagospia» ha dichiarato: «Flavio voleva tirarmi dentro una storia di casinò negli hotel, ma non è affidabile. Con Marco è stato diverso: lui è bello, bravo e intelligente». Se lo dice il Lele nazionale, chi può avere dubbi? Forse qualche procura della Repubblica.  Socio di papà. Come il resto della famiglia, anche Marco-Andrea ha un bel po' di quote delle società che dal 2010 sono sotto inchiesta per gli affari della P3 paterna, la probabile associazione segreta costata l'estate scorsa l'arresto del patriarca. Nel portafogli del rampollo, c'è il nove per cento della «Losanga Holding». Società fondata una trentina di anni fa, sede a Roma, e impegnata "nella promozione e nello sviluppo d'iniziative edilizie a carattere alberghiero, residenziale e turistico". Nell'inchiesta sulla cellula coperta, la «Losanga» - insieme a molte altre Srl che fanno parte della galassia Carboni - è stata rivoltata dalla guardia di finanza, per essere stata amministrata dal 2008 dall'autista di papà. È l'ingegner (titolo presunto) Pino Tomassetti, a sua volta indagato dalla Procura di Roma: sarebbe stato lui a versare, come prestanome del capo, milioni e milioni nella società editrice del «Giornale di Toscana». Il Giornale è la testata da combattimento controllata e amministrata da Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, in rapporti d'affari con Flavio Carboni e anche lui indagato per la P3, è catalogato nella lista degli eccellenti. Chiuso questo cerchio, la «Losanga» non è nuova alle cronache giudiziarie. Nei primi anni ottanta, quando ad avere la maggioranza era Andrea, zio paterno di Marco, la holding fu chiamata in causa dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, per un contratto poco chiaro sulla compravendita di materiali segreti. Poi da allora tutto è filato liscio, almeno così pare, fino alla morte di Andrea Carboni, nel 2007, e alla successiva spartizione delle quote della «Losanga» fra i nipoti eredi, Marco-Andrea insieme ai fratelli Diego e Carlo, e alla nomina dell'ingegner Tomassetti. Questa storia è un frammento della P3.  Alla sbarra con papà. È il 1999 quando buona parte della famiglia Carboni finisce in manette. A Roma Flavio, Andrea, Claudio e Marco-Andrea sono accusati dalla Procura di contiguità con una cosca camorristica, a sua volta in contatto con i narcotrafficanti del Sudamerica. Secondo il pubblico ministero, è stata una società sardo-laziale, la «Smeralda '94», ad aver centrifugato molto denaro sporco. Due gli episodi contestati nell'operazione «Bingo 2»: diversi investimenti immobiliari a Porto Rotondo e la vendita di una villa a Roma, in via del Casaletto, che è ancora la residenza di Flavio Carboni. Eppure, una volta arrivata in aula la storia del riciclaggio si sgonfia. Nel 2002, respinte le richieste di condanna - dai dieci agli otto anni - il tribunale assolve i quattro Carboni, che esultano e si abbracciano come se fosse Natale.  Amori e passioni. È nei sentimenti che Marco-Andrea ha dato sempre il meglio di sé. Nel 1999 quando lo arrestano per il possibile riciclaggio sudamericano, convive da tempo con Maria Rosaria Carfagna detta Mara. Lei è un volto di Mediaset, dov'è approdata dopo un discreto settimo posto nell'edizione 1986 di Miss Italia. Mara ha sfiorato un titolo che conquisterà molto dopo: prima onorevole grazie a Berlusconi e poi ministro alle Pari opportunità con Berlusconi.  Sono le cronache-shampoo della fine degli anni novanta a raccontare di una bella mora in lacrime per giorni e giorni, anche a Regina Coeli, carcere in cui hanno richiuso il fidanzato. Lei soffre, lui anche fino all'assoluzione. Eppure nel 2006, quando Maria Rosaria Carfagna sarà eletta deputato, l'ex amato del ministro più bello del mondo, titolo in tedesco del Bild Zeitung, fa l'ingrato: è fra i primi a dispensare succose rivelazioni. Per nulla cavaliere come invece lo saranno altri, rivela: «Quella con Mara è stata una storia importante - dichiara al settimanale Chi - anche se lei in casa non era granché». Sedotta e scaricata, Mara ha lasciato il posto alla destra di Carboni jr a Miss Israele Morian Atias, poi a Francesca Lodo, letterina cagliaritana, testimone nell'inchiesta su Vallettopoli, l'estate scorsa indicata da Belen Rodriguez come compagna di viaggio nei coca-party nella "Milano strafatta". Fino all'ultima clamorosa fiamma di Marco-Andrea: Nicole Minetti, imputata fondamentale nel processo per i bunga bunga ad Arcore. Il circo continua.  

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