La Nuova Sardegna

Scuola, nell'isola è rivolta contro i quiz di valutazione

Pier Giorgio Pinna
Ai test Invalsi nell’isola hanno partecipato quasi duemila classi
Ai test Invalsi nell’isola hanno partecipato quasi duemila classi

Rivolta contro le prove di valutazione Invalsi sul rendimento scolastico. Nell'isola i quiz hanno riguardato quasi duemila classi. In tutto, più di 30mila bambini e ragazzi. A contestare i test sono stati Cobas e movimenti studenteschi

11 maggio 2011
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SASSARI. Non c'è pace per la scuola. Stavolta gli squilli di rivolta toccano le prove di valutazione Invalsi sul rendimento didattico. Nell'isola hanno riguardato quasi duemila classi: seconde e quinte elementari, prime medie, seconde superiori. In tutto, più di 30mila bambini e ragazzi. Materie proposte per i quiz: Italiano, Lettura, Matematica. A contestare i test, e a boicottarli, sono stati Cobas e movimenti studenteschi.

I quali ritengono che a decidere sul caso non debbano essere i presidi ma i collegi dei docenti. Così, in parecchi istituti, le prove non ci sono state o si sono svolte tra tensioni. Quasi una rivoluzione. Nonostante gli «avvisi ai naviganti» inviati dal responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, Enrico Tocco. Ma la protesta non è condivisa negli stessi termini da tutti.

I dirigenti dell'Associazione presidi (Anp) sono contrari. E altri sindacati, pur chiedendo un'applicazione diversa delle prove, non sono d'accordo sul principio che la scuola debba restare esclusa in via prioritaria da procedure per stimare la preparazione di allievi e prof. Date le premesse, comunque, quella di ieri è stata un'altra giornata di passione. Un gruppo di padri e madri dei bambini delle elementari di Bancali, a Sassari, si sono opposti a una serie di metodologie.

«Contestiamo la schedatura dei genitori che indaga sulla condizione sociale», hanno detto innnanzitutto. Per aggiungere, dopo aver rilevato mancate informazioni da parte della scuola, che i test, così come proposti, sono «standardizzati e privi di fondamento perché non tengono conto della situazione di partenza dei singoli».Altri pesanti appunti riguardano il trattamento dei portatori di handicap.

«L'Istituto nazionale per la valutazione d'istruzione e formazione rischia ancora una volta di penalizzare i ragazzi con bisogni educativi speciali», ha affermato Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo diritti riforme. La quale ha sottolineato che «neppure la buona volontà dei presidi e la sensibilità dei docenti può sopperire a questa visione discriminatoria».

«Perché - ha concluso - i quiz Invalsi sono la negazione del principio che ha portato alla scuola statale e alla fruizione democratica del sapere. Senza considerare l'assurdo che un giovane del ginnasio sostenga la stessa prova d'italiano e/o matematica di un ragazzo che frequenta un istituto professionale. Non si comprende infatti la finalità di test che non valorizzino le risorse dei singoli indirizzi ma si limitino a vagliarli». Per opporsi a quello che considerano un sopruso, due docenti nuoresi del circolo didattico Furreddu hanno presentato un ricorso davanti al giudice del lavoro.

Ma proprio nelle ore che hanno preceduto le prove il magistrato ha stabilito che non ci sono i presupposti d'urgenza per un'ordinanza cautelare. Confermano però tutte le riserve i sindacalisti autonomi promotori della protesta. La Sardegna è infatti una delle regioni dove i Cobas della scuola sono forti. Il loro responsabile su scala regionale è Nicola Giua. Il quale, a proposito di quella sentenza, rimarca: «Il giudice non è entrato nel merito della vicenda e ha rigettato la richiesta in ragione del fatto che l'eventuale danno potrà essere risarcito in futuro. Insomma, i docenti possono rifiutarsi di svolgere le prove Invalsi. E infatti lo hanno deliberato in diverse scuole con i collegi dei Docenti. Non aderire è un diritto, come ha già deciso in sede cautelare il Tar Sardegna il 20 aprile scorso».

Alla mobilitazione anti-Invalsi hanno aderito fra gli altri i presidi Roberto Cogoni di Oristano, Giancarlo Della Corte e Gian Pietro Demurtas a Cagliari. Oltre a tantissimi maestri e professori che hanno tentato di boicottare i test, a volte riuscendoci perfettamente.Ha poi spiegato da Sassari il referente dei Cobas Giampiero Fais: «Il ministero viola un principio basilare: quello per cui qualsiasi attività didattica deve passare attraverso una delibera del collegio dei docenti. Spetta alla sua autonomia e alla sua sovranità decidere, non ai presidi. Non è una lotta di tipo ideologico, semplicemente il richiamo a un punto fermo fissato dalla Cassazione».

«Nella circolare ministeriale si parla di termini e procedure "obbligatorie" - ha proseguito Fais - Ma noi, sempre confortati dal giudizio della Suprema Corte, riteniamo che una materia tanto delicata non possa venire affidata a un documento che non è fonte legislativa».

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