La Nuova Sardegna

Due sorelline possono riabbracciare mamma e papà

La fiaccolata di solidarietà nei confronti della coppia privata delle figliolette
La fiaccolata di solidarietà nei confronti della coppia privata delle figliolette

Sassari, non vedono i genitori dallo scorso agosto. La loro adottabilità è stata revocata in appello. La coppia sarà seguita dai Servizi sociali: le bimbe restano in istituto

13 maggio 2011
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SASSARI. Natale può arrivare anche una limpida mattina di maggio. Natale per Anna e Bruno, genitori dichiarati della potestà sulle figliolette, è arrivato ieri con la sentenza della corte d'appello che ha revocato lo stato di adottabilità delle due piccole. Mamma e papà non le vedono da agosto e pazienza se, come hanno prescritto i giudici, le bambine resteranno per un po' in istituto. A Natale possono essere esauditi desideri anche grandi, non tutti.

È la svolta nella vicenda delle due sorelline di due e un anno sottratte ai genitori, nell'agosto del 2010, dal Tribunale per i minori. I giudici avevano preso una decisione difficile, basata sulle relazioni dei Servizi sociali del Comune. Accuse gravi di degrado morale e materiale, alcolismo, sporcizia. «Imputazioni» che avevano fatto scattare nei loro confronti il provvedimento più traumatico per un padre e per una madre che amano i propri figli: la decadenza dalla potestà genitoriale e la dichiarazione dello stato di adottabilità delle figlie. Da quel momento le piccole sono in un istituto dove crescono serene, sotto lo sguardo affettuoso di personale sensibile e preparato.

Anna e Bruno hanno respinto le accuse di «genitori brutti sporchi e cattivi» e con la loro legale Lidia Marongiu, che ha seguito il caso con passione, si sono presentati davanti ai giudici della sezione per i minorenni della corte d'appello. Il collegio presieduto dal giudice Ennio Marongiu ha ponderato il caso per otto mesi, ha parlato con la coppia, ha letto le relazioni del Serd che se ne sta occupando. E alla fine ha deciso che la coppia merita una nuova opportunità.

La sentenza getta acqua gelata sulle polemiche roventi che sono volate nell'aula della corte d'appello. «I Servizi sociali hanno agito correttamente segnalando la grave situazione riscontrata - scrivono i giudici -. Giustamente, il Tribunale ha rilevato una situazione di pregiudizio per le piccole e ha adottato i provvedimenti».

Insomma, tutti hanno fatto il proprio dovere e non c'è stato accanimento nei confronti di Bruno e Anna e della loro vita sgangherata. Per i giudici, l'alibi dei problemi economici non spiega le carenze. E tuttavia, secondo i magistrati bisogna anche tenere conto del comportamento di Anna e Bruno dopo l'allontamento delle loro bambine. La coppia ha rimesso ordine nella propria vita, sta frequentando regolarmente il Serd «dove - scrivono i giudici - la dipendenza da alcol è in fase di remissione completa». «La condotta dei genitori - è il parere del collegio - e la loro costante presenza a tutte le udienze può significare che, al di là delle inutili polemiche nei confronti dei Servizi sociali, non intendano abbandonare le figlie, ma vogliano tutelare il rapporto familiare».

Da qui la decisione di concedere ai due genitori una nuova chance, cominciando a restituire loro la potestà sulle piccole. Le sorelline, non più adottabili, restano in istituto dove però i genitori potranno vederle mentre i Servizi sociali «provvederanno a supportarli - è la disposizione dei giudici - non soltanto con mezzi economici, ma con una vera e propria opera di educazione». Perché genitori non si nasce, ma con buona volontà si può provare a fare meno errori possibile. La famiglia ritorna, più serena, sotto la vigilanza del Tribunale dei minorenni.

Anna e Bruno sono di nuovo un papà e una mamma, anche se non avevano mai cessato di sentirsi tali. Da adesso tutto dipende da loro.
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