La Nuova Sardegna

Merci, camionisti in rivolta: «Bloccheremo i porti sardi»

Luca Rojch
Il presidente di Sardegna in movimento Angelo Carta
Il presidente di Sardegna in movimento Angelo Carta

Motivo della protesta il caro traghetti e la Regione che, allestendo la flotta sarda, non ha previsto sconti per le merci in partenza dall’isola

09 giugno 2011
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OLBIA. Ha atteso che la proposta diventasse realtà, che la zucca si trasformasse in carrozza principesca, o almeno in un posto per i camion dentro la pancia delle navi della Regione. Ora Angelo Carta, il leader dei padroncini in rivolta, rompe la tregua e minaccia il blocco dei porti. Scoppia la guerra dei tir lasciati in banchina. Ma la battaglia potrebbe diventare di massa. Con i camionisti è pronto a scendere in trincea anche il movimento dei pastori. Una sorta di grande alleanza dei disperati. Messi in difficoltà dalla crisi e da un mercato che li spinge nel vuoto del fallimento.

«Non c'è dubbio - spiega Angelo Carta, presidente dell'associazione Sardegna in movimento che ingloba oltre 100 imprese, 500 tir, 1500 lavoratori -, siamo pronti alla rivolta. Il tempo che abbiamo concesso per trovare una soluzione è scaduto e ora cominceremo a occupare i porti. Siamo stanchi di promesse». Carta aveva puntato il dito contro la Regione. Il presidente dell'associazione aveva denunciato che nei traghetti della Flotta sarda i rimorchi non venivano trasportati, mentre loro dovevano continuare a pagare oltre 500 euro per imbarcare un semirimorchio nei cargo merci del porto industriale di Olbia. Il prezzo del biglietto da solo costa più di quanto il committente paga per tutto il viaggio.

«Ho parlato più volte sia con il governatore Ugo Cappellacci, sia con il presidente della Provincia Fedele Sanciu - continua Carta -, ci sono vicini e questo lo apprezziamo. Ma mi attendevo un passo ulteriore. Attendevo certezze. Nulla, non ci resta che occupare i porti, farci sentire. Siamo a un passo dal fallimento del sistema. Noi ora non possiamo prendere commesse per i viaggi. Non sappiamo se la Flotta sarda ci potrà imbarcare. I prezzi degli altri sono insostenibili. Nei giorni scorsi sulla Olbia-Genova per un autotreno, sola andata, un autotrasportatore ha pagato 728 euro. Bisogna aggiungere altri 400 euro di gasolio. A lui il viaggio veniva pagato 500. In queste condizioni è più conveniente stare fermi. Se a questo si aggiunge che il 31 luglio chiudono le fabbriche e noi non possiamo prendere commesse il disastro è completo». Ma Carta vede ancora più nero. «A settembre riaprono le grandi fabbriche del nord - continua -, in che modo noi possiamo accettare prenotazioni per nuove commesse se non sappiamo se ci saranno navi merci?».

Per giorni si è atteso sottotraccia che la Regione mantenesse il suo impegno. La creazione di una linea destinata alle merci. Si è ipotizzata anche una Porto Torres-Livorno. «Ma tutto è rimasto sulla carta - afferma -. Abbiamo anche visionato lo scalo di Vado Ligure. Ma è troppo lontano dai flussi del traffico. Serve mezz'ora solo per entrare in autostrada ed è molto lontano da Carrara e Sassuolo, due dei centri più battuti dai camion che partono dall'isola». A Vado c'è il quartier generale della Sardinia Ferries.

«Fatevi una domanda, ma se neanche chi ha la sua sede ha creato una linea da Vado alla Sardegna un motivo ci sarà - continua Carta -. Non voglio puntare il dito in modo generico contro la Regione. Ho apprezzato in questi giorni gli sforzi di Cappellacci, ma noi abbiamo disperato bisogno di soluzioni immediate. Siamo a un passo dal fallimento collettivo. Dialoghiamo con il movimento dei pastori sardi. Anche loro sono danneggiati da questo blocco. I loro prodotti restano invenduti dentro i nostri camion. Il sistema si è bloccato. Per uscire da questo stallo chiediamo l'apertura immediata di una Olbia-Livorno e la possibilità di portare le merci a preqzziq di mercato, come ci era stato promesso. Abbiamo atteso qualche segnale concreto, non è arrivato. Non ci resta che scendere in piazza».

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