La Nuova Sardegna

Referendum valido, vince l'Italia del "sì": affluenza al 55,8%

Andrea Palombi
I festeggiamenti a Cagliari
I festeggiamenti a Cagliari

Il quorum è stato ampiamente superato e una valanga di sì (minimo 95%) ha spazzato via le norme su nucleare, acqua privata, tariffe e legittimo impedimento. Per il governo Berlusconi è una nuova sconfitta

14 giugno 2011
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ROMA. Gli italiani e i sardi hanno scelto. Hanno di nuovo ignorato chi gli consigliava di andare al mare, sono corsi in massa alle urne (molti per la terza volta in un mese) e dopo 16 anni è stato ampiamente raggiunto il quorum in un referendum abrogativo. Non si tratta di un dato solo statistico. Nel 1995 si votava (fra l'altro) su un tema delicato: la concentrazione delle tv. E quel voto suggellò di fatto l'inizio dell'era berlusconiana. Che cosa rappresenterà il voto di ieri è troppo presto per dirlo, ma è forte la sensazione di trovarsi di fronte a un altro crocevia politico.

Per i 4 referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento ha votato in Italia quasi il 56 per cento degli elettori. Risultato talmente ampio da essere al riparo anche dall'esito del voto all'estero, che registra tradizionalmente una bassissima partecipazione e che si è fermato sotto al 22 per cento. Facendo scendere il risultato complessivo intorno al 56.

In cifre assolute sono andati a votare circa 26 milioni di italiani, sugli oltre 47 di aventi diritto. Ed è utile ricordare che nelle ultime elezioni politiche centrosinistra e Udc avevano raccolto poco più di 17 milioni di voti. Si tratta quindi di una partecipazione che ha assunto le caratteristiche di un pronunciamento trasversale, ben al di là delle coalizioni in campo. Vale a dire che molti elettori di Pdl e Lega non hanno seguito le indicazioni di Berlusconi e Bossi e hanno votato contro leggi approvate da questo governo. Nel merito tutti e quattro i quesiti abrogativi sono stati infatti approvati con percentuali fra il 94,6 (nucleare) e il 96,2 per cento (acqua) di "sì". Un dato in parte scontato, perché i contrari puntavano a far mancare il quorum necessario. Con una postilla però necessaria: è stato praticamente registrato lo stesso numero di "sì" (il 95%) anche per l'abrogazione del legittimo impedimento, di sicuro il quesito più antiberlusconiano. E già si può dire che sarà difficile riproporre ora una leggina ad personam dopo che anche una bella fetta di elettorato di centrodestra ne ha chiesto l'abrogazione.

Significative le differenze di partecipazione al voto nelle diverse città e regioni. Nei grandi comuni del centro-nord in molti casi l'affluenza ha superato il 60 per cento (a Firenze, che segna il record, Roma, Bologna, Venezia, Torino, Genova, Trento, Bolzano), mentre al contrario Napoli e Palermo sono le uniche città capoluogo in cui non è stato raggiunto il quorum (con il 49,3 e 48,5 per cento). Quorum che è stato però raggiunto in tutte le regioni, fra le quali è significativa l'alta partecipazione registrata in una roccaforte leghista come il Veneto (58,9) ma anche in Sardegna (58,6), regione amministrata dal centrodestra. Le percentuali di affluenza più alte sono state registrate in Trentino (64,6), Emilia (64,1) e Toscana (63,6). Le più basse in Calabria (50,4), Campania (52,3) e Puglia (52,5).

Un elemento decisivo di questo voto è stata però sicuramente la partecipazione giovanile e i nuovi strumenti di mobilitazione, internet in testa. Un fattore decisivo in una campagna elettorale fortemente compressa nel tempo, segnata dalla latitanza della tv pubblica nell'informazione (obbligatoria) sulla consultazione, fino ai veri e propri tentativi di depistaggio come gli "errori" di date del Tg1 e Tg2, o l'esplicito invito ad andare al mare del Tg1 solo il giorno primo dell'apertura dei seggi. Nonostante questo una corrente impetuosa si è messa in moto sui social network, i siti ambientalisti, i blog personali, ha invaso la rete da ogni direzione fino ad ingrossarsi in un fiume di consenso difficile da fermare. Bisognerà attendere un'analisi più precisa dei flussi del voto, ma la sensazione nettissima è che per la prima volta protagonisti indiscussi di questo movimento siano stati i giovani.

Eppure anche l'ultimo giorno di voto è stato segnato da dure polemiche per interventi al limite della norma. Clamoroso è stato l'intervento del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che, a urne aperte, ha assicurato che «secondo le proiezioni ci sarà il quorum». Una gaffe che è stata letta come un possibile tentativo di disincentivare gli ultimi elettori e contro la quale si sono scagliati opposizioni e comitati referendari. E nuove polemiche ha alimentato anche Berlusconi che, sempre a urne aperte, ha dato per acquisita la scelta degli elettori e ha assicurato che ora il governo dovrà dire addio alle centrali nucleari.

A testimoniare invece la trasversalità del voto c'è una prima rilevazione dell'istituto Emg per La7. Secondo questa analisi ha votato l'80,5 per cento degli elettori dell'Idv, il 77,5 di quelli del Pd, il 75,2 di Sel, ma anche il 44,8 per cento degli elettori del Pdl e il 39,5 di quelli della Lega.

Fra gli elettori del Terzo polo, lasciati liberi di scegliere, è andato alle urne il 57,6 per cento. Un panorama con cui tutti, da oggi, dovranno confrontarsi.

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