La Nuova Sardegna

Il numero degli specialisti

Nicola Glorioso

11 settembre 2011
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Bene, allora affrontiamo questo discorso “spinoso” degli specialisti e delle diverse strutture in cui essi operano. Ma poi, spinoso perchè? Io credo che parlare di organizzazione sanitaria e capire quali siano i ruoli assistenziali degli operatori sia più che lecito.

Vediamo. La popolazione sarda è formata da 1.675.411 persone (censimento 31/12/2010): le malattie hanno una “prevalenza” - cioè percentuale di popolazione che presenta quella malattia: nel caso dell’ipertensione arteriosa, circa il 35% degli adulti cioè circa 400-450 mila affetti in Sardegna - ed una “incidenza” cioè il numero, e quindi la percentuale, dei nuovi casi di quella malattia all’anno. Quindi, in base a questi numeri - che conosciamo per ogni malattia - ed in base al carico di lavoro (esistono tabelle nazionali) potremo calcolare di quanti specialisti avremo bisogno. Già, ma dove? Nel territorio, beninteso, dato che invece il calcolo di quanti e quali tipi di specialista abbia bisogno un ospedale è soggetto a valutazioni più complesse.

Adesso, io non voglio giudicare se in Sardegna gli specialisti cardiologi, per esempio, siano pochi, sufficienti o troppi: in base alle liste di attesa per visite cariologiche - drammaticamente lunghe, in moltissimi casi - si direbbe che sono pochi ma la lunghezza delle liste di attesa è generata da fattori molte volte anche discutibili.

E poi: cardiologi di “centri specialistici” e “cardiologi del territorio” fanno lo stesso mestiere? Ovviamente sì, guardando in superficie; certamente no, andando in dettaglio. Esempio: se un paziente ha la pressione non controllata nonostante la terapia (3 o più farmaci, di cui uno sia un diuretico “tiazidico”) allora è il caso di andare a fondo sulla diagnosi. Questo viene fatto di solito dagli specialisti dei centri universitari e/o ospedalieri, più raramente dagli specialisti del territorio, che “prendono in carico” il paziente per definire la diagnosi, programmare e gestire l’accertamento, controllare nel tempo l’andamento di malattia in collaborazione con i medici di medicina generale. Ecco: mi sono limitato a descrivere ciò che capita.

Lascio a voi valutare se sia corretto, se ci siano dei “doppioni”, se qualcuno faccia troppo e qualcun altro magari un po’ meno.

Una cosa è sicura: le liste di attesa per visita specialistica sono spesso intollerabilmente lunghe, spesso con duplicazioni inutili e dannose di prestazioni simili. Come fare? Chiediamolo alle Aziende sanitarie ed all’assessorato regionale augurandoci che abbiano voglia di rispondere magari in modo plausibile. Ma chiediamolo anche a noi stessi.
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