La Nuova Sardegna

In piazza in nome del diritto alla salute

Kety Sanna
La conferenza stampa organizzata dai sindacati (foto Gualà)
La conferenza stampa organizzata dai sindacati (foto Gualà)

Venerdì sciopero generale organizzato da tutti i sindacati ad eccezione della Uil

05 ottobre 2011
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 NUORO. «Facciamo sì che venerdì 7 ottobre diventi la giornata della salute e del lavoro. Scioperiamo perché è un diritto democratico che ci permette ancora di poter protestare contro chi vuole fare cassa mettendo a rischio un diritto sacrosanto per i cittadini: la salute. Noi crediamo ancora che Nuoro possa diventare il terzo polo sanitario dell'isola». Le sigle sindacali Cgil, Cisl Fp, Nursind e i rappresentanti delle Rsu, dopodomani saranno davanti alla prefettura, a partire dalle 9,30, per manifestare il proprio disappunto sulla manovra portata avanti dalla Regione e dalla Asl nuorese. Mancherà la Uil che, come hanno sottolineato nel corso della conferenza stampa organizzata all'ospedale San Francesco, «non condivide questa battaglia». Intanto è stato chiesto un confronto urgente con l'assessore alla Sanità De Francisci. Una lunga lista di punti, quella elencata dai sindacati e sulla quale non intendono più soprassedere: carichi di lavoro del personale ridotto all'osso costretto a turni massacranti, chiusura di diversi servizi sia a Sorgono che a Macomer, liste d'attesa diventate una vergogna, sospensione unilaterale delle indennità di turno, di malattie infettive, dei buoni pasto, spostamento forzato dei lavoratori, abuso delle prestazioni aggiuntive e tanti altri ancora.  «Eppure - come ha sottolineato la rappresentante Nursind - occorrerebbe fare solo ciò che è di nostra compentenza senza sostituire anche le figure mancanti delle Oos. Così facendo agevoliamo l'azienda che risparmia ingiustamente».  «Come sempre - sottolinea Ignazio Ganga, segretario provinciale della Cisl - il sindacato nuorese fa un uso ponderato dell'istituto dello sciopero anche perché perdere una giornata di lavoro di questi tempi è tanto. Ma non possiamo accettare che una Asl di eccellenza, qual era la nostra, possa continuare a perdere personale qualificato che si sposta altrove, continui a rilasciare contratti a tempo determinato, lavorando sempre nel precariato e dopo avere, per anni, fatto della territorializzazione il fiore all'occhiello della struttura, decida di mettere da parte tutto il bagaglio conquistato in decenni di lotte per accettare il progetto delle macro aree che, certo, non avranno i vertici in questo capoluogo di provincia e non farebbero che negarci diritti acquisiti. Il tutto continuando a penalizzare le aree più interne dell'isola. Dobbiamo bloccare - dice ancora il segretario provinciale della Cisl - la politica del ridimensionamento portato avanti dalla Regione che pensa di risolvere il problema della sanità sarda chiudendo i piccoli ospedali e magari acquistando due elicotteri, sufficienti, secondo loro a preservare il diritto alla salute per questi cittadini. Ma come possono pensare di poter fornire un servizio tanto importante avendo cento infermieri e centottanta Oos in meno in organico? Non si assume più e anche il concorso per l'immissione in ruolo degli operatori socio sanitari è stato annullato - aggiunge Ganga -. Tutto questo è preoccupante, perciò l'azione di protesta organizzata dai sindacati è un atto dovuto a tutto il territorio. Questa è una battaglia di civiltà, è l'unico strumento che ci resta per fare sentire la nostra voce. Sobbarchiamoci così l'onere di una giornata di stipendio che non è persa ma serve a noi così come ai nostri figli».  Poi l'invito a chi non potrà esserci, perché costretto per motivi di servizio a garantire la presenza: «Quel giorno andate al lavoro con un cartellino con su scritto: Io sono qui ma sono con quelli che protestano. È importante che si percepisca un malcontento generale».
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