La Nuova Sardegna

La Deledda dimenticata a Nuorro: il Parco letterario è una scatola vuota

Nel 140° anniversario della nascita di Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, nulla si è mosso a Nuoro e il parco letterario si è confermato solo una scataola vuota.

05 ottobre 2011
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La terra di un Nobel, quella che un tempo era l’Atene dei sardi, tiene chiusa la porta del parco che doveva essere, nel nome di Grazia Deledda, il motore di un rilancio culturale ma soprattutto turistico ed economico del territorio. Nuoro non compare nella mappa dei parchi letterari italiani e da più di un anno il Consorzio del Parco deleddiano non è più operativo. «Il treno ormai è passato», sottolinea con amarezza Marina Moncelsi, presidente in stand by dell’ente che avrebbe dovuto gestire i percorsi turistici cittadini in ricordo della Deledda e che dal novembre del 2010 è di fatto privo di un consiglio di amministrazione operativo. «Sto ancora aspettando il nuovo statuto» commenta Moncelsi che non ha ancora formalizzato le dimissioni: «Al momento attendo che si costituisca il nuovo organismo, quello che dovrebbe sostituire il Consorzio. Per questo motivo infatti ero stata invitata a farmi da parte dal sindaco Bianchi e da Soro, sindaco di Galtellì. Dicevano di avere altri progetti per il parco». Progetti che la presidente del Consorzio non ha visto e sui quali l’amministrazione comunale sta lavorando. Intanto, a distanza di un anno dal passo indietro, Marina Moncelsi vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa, richiamando la classe politica nuorese alle proprie responsabilità sull’affossamento del parco letterario. «In passato, i finanziamenti ci sono stati e ora che i soldi non ci sono più, tutto tace», sostiene Moncelsi che ricorda quello che nei suoi piani sarebbe dovuto essere il parco deleddiano: non tanto un contenitore per convegni quanto uno strumento per il rilancio dell’economia e dell’artigianato locali. «Un’occasione persa - continua la presidente - Un vuoto offerto sul piatto d’argento ad altri territori che, nel nome della Deledda, hanno giustamente portato avanti progetti di rilancio economico e turistico del territorio». Eppure in città, al di là della casa natale gestita dall’Istituto superiore regionale etnografico, sono pochissimi i luoghi che ricordano la scrittrice alla quale l’accademia di Stoccolma nel 1926 ha riconosciuto la statura di narratrice a livello europeo proprio grazie a una scrittura in grado di cogliere la vita della Sardegna «con raffigurazioni di plastica chiarezza e una profonda comprensione degli umani problemi». Grazia Deledda, lontana dalle celebrazioni ufficiali, è però viva nella memoria dei nuoresi consapevoli che qualcosa vada fatto per saldare il legame della città con la scrittrice e fare di Nuoro la città di Grazia Deledda. Tanto che la stessa Moncelsi ribadisce: «Non si dica che i nuoresi hanno dimenticato la Deledda. I lettori l’hanno riscoperto e il dibattito sulla Deledda è sempre vivo. Il problema - ribadisce Moncelsi - è piuttosto politico». Come James Joyce a Dublino o Giacomo Leopardi a Recanati, Grazia Deledda potrebbe diventare una marca attorno a cui concentrare proposte e progetti per un rilancio anche economico del territorio e del turismo del centro Sardegna. «Abbiamo avuto la fortuna di aver dato i natali a una serie di personaggi illustri - ricorda Vanna Fois titolare della casa editrice Ilisso -. Personaggi che hanno lasciato il segno, e penso a Grazia Deledda ma anche a Salvatore Satta e Antonio Ballero, e non ne abbiamo consapevolezza. C’è ne dimentichiamo, limitandoci ad azioni spot senza continuità nel tempo». In città sono tante le idee da portare avanti per una valorizzazione del marchio Deledda al di fuori dei musei e dell’accademia. «Perché non pensare a un festival deleddiano che ogni anno porti un Nobel a Nuoro?», propone Pierfranco Fadda, presidente dell’associazione dei negozianti del centro commerciale naturale di Corso Garibaldi. «Anche se l’idea di farne un brand potrebbe suonare un po’ kitch, se non adeguatamente supportata da un sistema di valorizzazione culturale», continua poi Fadda che pensa piuttosto a una serie di eventi a tema legati insieme dal nome della Deledda:«C’è l’imbarazzo della scelta: dall’emancipazione femminile alla religione, le questioni affrontate dalla scrittrice sono talmente tante che ci sarebbe sempre un motivo per organizzare qualcosa in nome della scrittrice». Le proposte ci sono, ciò che manca è però un progetto organico e condiviso. «La collaborazione tra i diversi soggetti economici e istituzionali è fondamentale - sottolinea Fadda - Per questo serve un programma condiviso che coinvolga le istituzioni, enti e associazioni culturali insieme a commercianti e imprenditori».
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