La Nuova Sardegna

Il Tar boccia i radar: «Prima difendiamo la salute»

Il Tar boccia i radar: «Prima difendiamo la salute»

Cagliari, confermato lo stop alle costruzioni destinate a presidiare le coste sarde in vista degli sbarchi dei migranti

07 ottobre 2011
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CAGLIARI. Tutelare l'ambiente significa difendere la salute degli uomini: non è una associazione ecologista a sostenerlo ma i giudici della prima sezione del Tar nelle ordinanze depositate ieri mattina con cui hanno confermato lo stop alla costruzione dei radar destinati a presidiare le coste sarde in vista dello sbarco dei migranti. I giudici amministrativi affermano che l'ambiente «va protetto contro ogni iniziativa ostile da chiunque essa provenga».

Le ordinanze - firmate dal presidente Aldo Ravalli e dai consiglieri Alessandro Maggio e Gianluca Rovelli - accolgono pienamente i ricorsi di Italia Nostra e del comune di Tresnuraghes contro il via libera concesso agli impianti di Capo Sperone, Capo Pecora e Ischia Ruggia. Ma vanno oltre il significato del provvedimento cautelare per dare una chiara indicazione da leggere anche in chiave politica, con la Regione impegnata a varare un piano paesaggistico molto più debole di quello in vigore. Scrivono i giudici: «L'interesse nazionale perseguito con la realizzazione dell'opera pubblica (i radar, ndr) cede di fronte al superiore interesse pubblico costituito dalla tutela della salute». Una tutela che - scrive ancora il Tar - nell'ordinamento italiano «è pacificamente intesa come diritto soggettivo della persona e come interesse della collettività ad un ambiente salubre».

E siccome «è del tutto evidente che la salute può subire nocumento dalla degradazione dell'ambiente» è giustificato il divieto, per ora temporaneo, di installare gli impianti. Peraltro «i due beni, ambiente e salute - è scritto nelle ordinanze - sono caratterizzati da una forte interazione reciproca, tanto che lo stesso legislatore da tempo ha sottolineato il nesso tra salute e condizioni ambientali». Ancora più espliciti i passaggi successivi dell'atto: «Il legame del diritto all'ambiente salubre con la tutela della salute attribuisce a tale tutela il valore dell'assolutezza, ciò significa che va protetto contro ogni iniziativa ostile da chiunque esso provenga e con la conseguenza che esso ha anche una valenza incondizionata». Un obbligo che i giudici del Tar estendono anche ai casi - viene in mente Quirra - in cui i dati scientifici sulla nocività per la salute di installazioni militari o altri strumenti non è ancora del tutto dimostrata dalla scienza: «La tutela deve ritenersi ampliata fino a comprendere le ipotesi in cui i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività a lungo termine, per cui occorre applicare il principio di minimizzazione che costituisce il corollario del principio di precauzione di derivazione comunitaria».

Nelle ordinanze non manca una forte tirata d'orecchie all'Arpas, l'agenzia regionale per l'ambiente: il Tar mette l'accento sull'incertezza manifestata nell'esame dei progetti per i radar di Tresnuraghes e Fluminimaggiore e sulle disattenzioni riferite alla presenza di turisti nelle aree interessate. Mentre viene definitiva «approssimativa la valutazione negativa effettuata dal servizio Savi regionale» che non ha ritenuto necessaria la valutazione d'incidenza per la concessione dei permessi alla Guardia di Finanza malgrado la delicatezza dei siti in cui dovrebbero essere costruiti i radar e le strutture di servizio. Da qui il richiamo dei giudici amministrativi alla Regione: non si può condividere «il principio di economicità e non aggravamento dell'azione amministrativa» posto che gli interventi in siti come questi «devono essere invece caratterizzati da estrema cautela e da adeguata e approfondita istruttoria». Il prossimo passo sarà l'udienza per la trattazione del merito: la data programmata è il 25 gennaio.
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