La Nuova Sardegna

Imputato di favoreggiamento della prostituzione

Don Usai: «Sono innocente, contro di me un complotto»

Don Giovanni Usai
Don Giovanni Usai

07 ottobre 2011
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 ARBOREA. Inizia don Giovanni Usai che parla di complotto. Chiudono le pesantissime parole dei testimoni. Il primo pacato sfogo è del sacerdote, accusato di favoreggiamento della prostituzione, di non aver rispettato i dettami di legge per la gestione del Samaritano - casa per detenuti in regime di carcerazione speciale - e di aver abusato di una delle ospiti della struttura di accoglienza di Arborea.  Don Giovanni Usai legge, in apertura di udienza, un documento con le sue spontanee dichiarazioni. I giudici gli avevano già accordato di poter pronunciare spontanee dichiarazioni. Il sacerdote legge, senza pause: «Non ho commesso quei reati». È l'esordio a cui poi fanno seguito altre parole dello stesso tono: «Non capisco perché mi siano state rivolte queste accuse. I testimoni sono stati insistentemente chiamati a dare informazioni negative su di me». È il primo vero atto del processo. Mentre il nigeriano Gabriel Imasidou Osarhewinda è ancora irreperibile, don Giovanni Usai e l'altro imputato nigeriano, Alphonsu Eze, non perdono una virgola dell'udienza. Tra il pubblico ministero Diana Lecca e gli avvocati difensori Anna Maria Uras e Carlo Figus che assistono rispettivamente il sacerdote e Alphonsus Eze ci sono ripetuti scontri verbali.  Le dichiarazioni dei primi due testimoni dell'accusa sono pesantissime. Il primo a parlare è un ex detenuto, che negli anni passati era stato ospite del Samaritano, di cui don Giovanni Usai era il presidente. Marcello Accossu ha detto che sugli ospiti del centro incombeva la continua minaccia di far rientro in carcere. L'ex detenuto ha poi raccontato che la figlioletta che era andato a trovarlo avrebbe rischiato un abuso sessuale ad opera di un altro ospite della comunità. E sulla prostituzione ha invece detto: «Ho visto ragazze che aspettavano persone che arrivavano in macchina. Don Giovanni sapeva tutto perché gli veniva riferito».  La seconda deposizione è quella di Pasqualina Pippia, che da psicologa lavorò ad Arborea. Sull'episodio del presunto abuso sventato ha spiegato: «Don Usai era incredulo, ci chiese di non andare oltre». Poi si parla di donne, quelle ospiti del Samaritano. «Avevano un trattamento privilegiato, erano più seguite e protette», dice la psicologa. Ma quando il pubblico ministero incalza, la testimone va oltre e racconta di aver visto dell'altro, in particolare quando don Usai era in compagnia del suo amico Antonello Carrucciu, carabiniere in pensione. «C'erano apprezzamenti e anche manate. Qualche volta anche don Usai era brillo». La difesa ha però sottolineato che le ragazze ospiti non erano detenute e che avevano assoluta libertà di andar via dal centro.
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