La Nuova Sardegna

Droga e intimidazioni, patteggiano in tre

Simonetta Selloni
Luca Carboni
Luca Carboni

Per la bomba in via Sant'Emiliano cinque anni a Luca Carboni

07 ottobre 2011
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 NUORO. Cinque anni per l'attentato compiuto nella notte tra il 24 e il 25 agosto di tre anni fa, nel pieno dei festeggiamenti del Redentore, contro una casa disabitata in via Sant'Emiliano. Li ha patteggiati Luca Carboni, accusato anche di detenzione di armi e droga.  Carboni è il nome di spicco di un'inchiesta che ha portato davanti al Gup del tribunale di Nuoro Vito Morra 19 persone, del Nuorese e della Gallura, con accuse che vanno dallo spaccio di stupefacenti alla detenzione armi comuni e da guerra. La strada del patteggiamento è stata scelta da Carboni (difeso dagli avvocati Gianluigi Mastio e Pasquale Ramazzotti) e da due imputati minori, Leonardo Russu, di Olbia (avvocati Andrea Soddu e Paolo Tuffu), e Nino Mureddu di Orotelli (avvocato Milena Patteri). Entrambi accusti di spaccio di stupefacenti hanno definito la loro posizione con condanne a 5 mesi e 10 giorni il primo e ad un anno e 4 mesi il secondo.  Per quanto riguarda la situazione degli altri imputati, se ne riparlerà il 16 ottobre, data per la quale il Gup ha fissato una nuova udienza. Il giudice dovrà decidere sulle richieste di riti alternativi ma anche sciogliere la riserva legata all'eccezione di incompetenza territoriale sollevata da alcuni degli imputati galluresi. I loro legali ritengono che l'inchiesta, per quanto riguarda quelle specifiche posizioni, dovrebbe tornare alla Procura della Repubblica di Tempio, nella cui circoscrizione sarebbero stati compiuti i reati contestati.  Carboni è stato anche condannato ad una multa di 30mila euro. Al suo attivo aveva una ventina di capi di imputazione, tutti pesanti. Tra questi, sopratutto, l'attentato alla casa (disabitata) della famiglia Piquereddu, in via Sant' Emiliano. Quell'attentato, a leggere le carte dell'inchiesta condotta dai carabinieri, sarebbe stato un errore; anche se formalmente non è mai emerso chi fosse il vero destinatario dell'ordigno, gli inquirenti avevano escluso che l'obiettivo dei bombaroli potesse essere la tranquilla e anonima famiglia Piquereddu, che peraltro da tempo non abitava in quello stabile. A monte dell'intimidazione ci sarebbe stato un giro di usura, ma queste accuse si sono poi dissolte con il prosieguo degli accertamenti, tanto da non essere contestate. I legali di Carboni hanno anche ottenuto dal Gup la restituzione dei suoi beni (due auto, una casa e un terreno a Orani, una moto e conti correnti bancari) inizialmente posti sotto sequestro perché si riteneva che non potessero essere compatibili con l'attività lavorativa dell'oranese (guardia forestale), e invece ampiamente giustificati.  

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