La Nuova Sardegna

La Febbre del Nilo diventa incubo

Enrico Carta
Il sindaco Adelia Murru
Il sindaco Adelia Murru

A San Vero Milis incredulità e dolore per la morte dell'impresario

08 ottobre 2011
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SAN VERO MILIS. Un paese incredulo. Di fronte ha una verità dura da mandare giù, un misto di tristezza e di preoccupazione che affiora in maniera sempre più prepotente. Il giorno dopo la morte di Michele Maggino, ucciso a 34 anni dal virus della Febbre del Nilo, un incubo si affaccia nelle giornate di un paese in cui la campagna, per lavoro, per passione o per tradizione, è vita. Chi fa l'agricoltore, chi fa l'allevatore, chi ha un piccolo orto o una vigna: non c'è famiglia che non abbia un campo e non viva a contatto con centinaia di zanzare. Le preoccupazioni riguardano tutti. Almeno da quando Michele Maggino è finito in ospedale sino a spegnersi, pian piano, per gli effetti devastanti che l'infezione ha avuto sul suo fisico sanissimo. Si era detto che solo i soggetti deboli avrebbero potuto avere dei problemi una volta subito il contagio e invece è successo il contrario.

Chi conosceva bene l'impresario edile dice: «Era un leone, un ragazzo molto forte fisicamente e senza alcun problema di salute». Sono le parole di Giuseppe Caria, assessore comunale che ben conosce la famiglia della vittima della febbre del Nilo. Parenti e amici hanno atteso invano buone notizie dall'ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Non c'è stato niente da fare e ora l'attesa è solamente per le ultime necessarie pratiche, come l'autopsia, prima che la salma possa trovare pace nel cimitero del paese. Se non ci saranno ritardi o imprevisti, il funerale sarà celebrato martedì pomeriggio. «È una famiglia sfortunata - racconta - il padre era morto anni fa a causa di una tromba d'aria che gli aveva fatto crollare un muro addosso, mentre altri due fratelli di Michele erano morti: uno in un incidente stradale e un altro per una meningite quando aveva pochi anni». È in Comune che in tanti vanno oggi a chiedere notizie, a cercare di sapere qualcosa in più. Ma le risposte non possono certo arrivare dal sindaco Adelia Murru: «Io sono in continuo contatto con le autorità sanitarie e con la Provincia - spiega il primo cittadino -. Nei giorni scorsi ho avuto diversi incontri e tutti ci hanno detto di stare tranquilli. La Asl dice che non è il caso di allarmarsi». Certo però che la preoccupazione c'è.

«Purtroppo è così - prosegue Adelia Murru - e devo dire che le maggiori informazioni noi le abbiamo dai media. Spero che questo voglia dire che davvero i rischi per la popolazione sono molto limitati e che di conseguenza le autorità sanitarie preferiscano evitare troppo clamore perché l'allarme non c'è». Intanto però il paese è sgomento e, siccome le persone che possono essere punte da zanzare infette sono praticamente tutte - il perimetro urbano non può certo garantire protezione -, all'incredulità dei giorni scorsi si sostituisce il timore. «Sappiamo che non è una vera epidemia - racconta Giglio Dessì, ex allevatore e macellaio -, però la preoccupazione resta. Oggi ancora di più perché Michele era un ragazzo che avrebbe potuto spostare una montagna». Poi la mente torna a incubi che sembravano ormai appartenere al passato remoto. «Mi ricordo che da bambino ci ammalavamo per le punture di zanzare e ho ancora in mente quando arrivarono gli americani per disinfestare tutto col ddt - ricorda Giglio Dessì -. Erano gli anni in cui la malaria era ancora molto presente in queste zone, ma non possiamo certo fare paragoni con quel periodo».

Però che un tarlo si stia insinuando nelle persone è chiaro. È mezzogiorno e Paolo Uselli è appena tornato dal lavoro nei campi, come fa praticamente ogni giorno: «Ci dicono che è tutto a posto, però la situazione non mi sembra tanto normale». Lo afferma chi le zanzare ha imparato anche a sopportarle, in mezzo alle risaie o ai campi coltivati con l'erba medica, in mezzo all'acqua e all'umidità e tra i cavalli delle scuderie. Poi parla di Michele Maggino: «Il primo giorno di febbre tutti hanno pensato fosse un'influenza. Poi dal secondo giorno si è capito che qualcosa non andava, ma purtroppo non c'è stata la possibilità di salvarlo». Ora questa morte scuote il mondo delle campagne. Più di ogni altra hanno un peso le parole dell'agricoltore Marcello Pinna. Racconta un episodio di pochi giorni fa: «Col mestiere che facciamo siamo sempre a contatto con centinaia di zanzare, però non ci facevamo caso. Vai a lavorare, ti pizzicano e ti freghi forte le mani sulla pelle dopo aver detto qualche parolaccia. L'altro giorno invece ho vendemmiato e sono stato punto diverse volte. La sera ho avuto mal di gola e non sono andato a dormire tranquillo. La mattina dopo era passato, però non mi era mai successo di dovermi preoccupare per un mal di gola». Oggi sì, capita anche questo a chi passa le giornate in mezzo a nugoli di zanzare sibilanti. All'apparenza tutte uguali: fastidiose, ma inoffensive. Sino a pochi giorni fa.

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