La Nuova Sardegna

Mense, si butta via il 40%

L’assessore Alessio Marras
L’assessore Alessio Marras

Il Comune spende 3 milioni all'anno per i pasti nelle scuole

08 ottobre 2011
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 SASSARI. Ravioli, tortellini, arrosti, frutta e verdura a volontà, mousse al cioccolato. Ricchissimo il menù delle mense scolastiche. Peccato, però, che ogni giorno, il 30-40 per cento dei piatti si butti via. Uno spreco di cui l'assessore alla Pubblica istruzione Alessio Marras sta tenendo conto, considerato che il Comune spende 3 milioni di euro all'anno per i pasti. E siamo in tempi di tagli.  «Per questo stiamo pensando di rivedere il capitolato di appalto del servizio, quando dovrà essere rinnovato - afferma Marras -. Non è ammissibile buttar via soldi quando non è necessario, il risparmio ottenuto potremmo utilizzarlo per altro. E dobbiamo anche da tenere conto del fatto che a fronte di una spesa di tre milioni, l'amministrazione incassa dalle famiglie con i buoni appena il 33 per cento, mentre in altri Comuni questa quota supera il 50».  È davvero una valanga di cibo, quella che, a fine mattinata finisce nella spazzatura. E non è una bella cosa, se si pensa che siamo in un periodo in cui davvero molte famiglie tirano la cinghia. E l'incredibile è che tutto questo bendidio avanzato non può essere dirottato verso chi ne avrebbe bisogno. Una volta tolto il sigillo, le confezioni quotidianamente servite agli scolari devono essere consumate, altrimenti c'è il rischio che diventino incubatrici di salmonella.  Ma come mai i bambini non mangiano alla mensa? Forse le pietanze non sono di loro gradimento? «È un discorso più complesso di quello che appaia - afferma l'assessore Marras -. In primo luogo c'è una questione di quantità: le famiglie e quindi i loro figli ormai raramente fanno un pranzo completo di primo, secondo e contorno. E l'abbondanza di scelta che gli alunni trovano a scuola diventa eccessiva per le loro abitudini. In secondo luogo, proprio perchè in casa si cucina di meno, i ragazzini non conoscono molte varietà di alimenti e li rifiutano in mensa».  «Il nostro menù scolastico, molto bilanciato e vario - prosegue l'assessore - rientra in un progetto di educazione alimentare studiato appositamente affinchè, fin dall'infanzia, ciascuno possa essere indirizzato a una corretta alimentazione. Ma se anche le famiglie non seguono buone pratiche, il nostro sforzo diventa inutile». Di qui il ripensamento. «Serve davvero che noi offriamo una così ricca gamma ai bambini se poi siamo costretti a buttare via un terzo delle portate - si chiede Marras -? Non sarebbe meglio allora, dare un piatto unico? La pizza, ad esempio, trova sempre d'accordo tutti. O perché non offrire frutta e verdura, poco apprezzate dai bambini, all'inizio del pranzo per spingerli a mangiarle?». Il dibattito è aperto. (p.f.)
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