La Nuova Sardegna

Tartassati, la donna simbolo rilancia la protesta anti-Equitalia

Pier Giorgio Pinna
Francesca Pinna, donna simbolo della lotta
Francesca Pinna, donna simbolo della lotta

La donna-simbolo dei tartassati denuncia la sua odissea in Procura. Polemica sull’aggio (sino al 9%) per Equitalia Spa, oltre che sulle remunerazioni per i vertici della società e per quelli dell’Agenzia entrate

08 ottobre 2011
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VILLACIDRO. Riparte dal Campidano la nuova fase di lotta dei tartassati e delle Partite Iva. Lunedì presenterà denuncia alla Procura di Cagliari Francesca Pinna, donna simbolo di una battaglia senza fine: dopo un modesto indebitamento cresciuto a livelli da guinness resiste da anni alle aste per la vendita della sua casa e dell'azienda di famiglia. «Dobbiamo tutti reagire ai soprusi», dice ora a Villacidro. E spiega: «I casi come il mio, quelli di gente finita sul lastrico per quattro soldi di credito vantati dalle banche o dall'Agenzia delle entrate, in Sardegna stanno diventando migliaia. Troppi».

Con le ultime armi consegnate dal 1º ottobre a Equitalia vicende smili sono realmente destinate a moltiplicarsi. In Sardegna stanno già andando in esecuzione 80mila cartelle esattoriali. Nel frattempo scompaiono gli istituti giuridici dell'iscrizione a ruolo e della notifica obbligatoria. Una volta finiti nelle mani di Equitalia, i contribuenti dovranno versare entro 60 giorni l'intera somma richiesta o, se poi si presenterà ricorso, almeno un terzo della cifra (solo in un momento successivo infatti si potrà accedere alla domanda di sospensiva). Se non lo faranno, Equitalia entrerà in azione per riscuotere comunque. Magari iscrivendo ipoteca per i debiti più consistenti, con avviso di procedura alla Centrale bancaria rischi e quindi il pericolo della chiusura di eventuali fidi. O avviando al pignoramento dei depositi sui conti correnti del debitore. O dando preavviso della richiesta di ganasce fiscali per i veicoli di sua proprietà. Oppure procedendo al blocco di soldi ancora depositati nelle casse di terzi che hanno a loro volta debiti con l'«evasore».

«Nessuno di noi vuole evitare di pagare il dovuto - spiega adesso Francesca Pinna - Però devono darci la possibilità di "rientrare" in termini corretti, non con metodi sempre più vessatori. Il sistema da fermare è quello che sotto questo profilo lega insieme molte banche, Equitalia e Agenzia delle entrate. Loro continuano a incassare denaro a palate. Noi non sappiamo più come difenderci e come fare ad andare avanti. Così storie come la mia, grazie alle micidiali armi date agli istituti e agli esattori, sono ormai tantissime in tutta la regione».

Costretta a due ricoveri in ospedale dopo i collassi seguiti allo sciopero della fame fatto per protesta nel 2007 a Cagliari davanti al palazzo della Regione, la donna divenuta suo malgrado leader di un movimento in passato è stata sostenuta nella battaglia da Altragricoltura, dagli indipendentisti dell'Irs, dai comitati nati a Decimoputzu contro la famigerata legge regionale sui mutui-beffa. Proprio quelle apparenti agevolazioni che avevano inguaiato il nucleo familiare di Francesca Pinna (12 persone in tutto), portando in una dozzina d'anni un debito iniziale di 36 milioni a oltre 240mila euro.

La prima asta, dopo la catena umana formata davanti alla sua tenuta dai compagni di lotta, è fallita nel febbraio 2008. Nello stesso mese, prima di una replica dell'esecuzione, un magistrato ha ravvisato un vizio formale nell'atto di vendita e così tutta la procedura è stata annullata e i soldi restituiti al compratore.

«Ora ci riprovano tentando di scorporare la proprietà in due distinte unità immobiliari - spiega la donna, che oggi ha 45 anni - Ma io e parecchi altri nelle mie condizioni abbiamo deciso di ribellarci. Per questo adesso faccio parte anch'io del movimento delle Partite Iva. E non staremo ad aspettare inerti. Per la mia parte, con l'assistenza dell'avvocato Alberto Appeddu, lunedì sottoporrò la questione alla magistratura con la dettagliata denuncia di ciò che ho subìto in questi anni. Ma non ci sono solo io: a tanti altri s'impedisce di fare impresa con il blocco di ogni attività economica».

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