La Nuova Sardegna

La Pelosa, ritorno agli anni d'oro

Pier Giorgio Pinna
1981.Quando la strada era di ridotte dimensioni, come mostra questa immagine delle edizioni Balzano - Foto Aeronike, l’arenile della Pelosa era molto più esteso di oggi (vedi il confronto con l’ingrandimento sotto il titolo tratto da Google Earth, estate 2011)
1981.Quando la strada era di ridotte dimensioni, come mostra questa immagine delle edizioni Balzano - Foto Aeronike, l’arenile della Pelosa era molto più esteso di oggi (vedi il confronto con l’ingrandimento sotto il titolo tratto da Google Earth, estate 2011)

Coraggiosa decisione del Comune di Stintino: eliminare la strada dietro la spiaggia per tentare di recuperare sabbia, far rivivere dune e vegetazione, dare respiro a un'area non più in grado di tollerare l'esercito di bagnanti

09 ottobre 2011
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STINTINO. Ci sono immagini che spiegano i danni all'ambiente meglio di un trattato scientifico. Guardate qui a fianco le foto della Pelosa. Sono state scattate a distanza di 30 anni, ma sembra che tra l'una l'altra siano passati secoli. Ora che si riparla di modifiche al piano regionale urbanistico, con possibili deroghe sulla fascia protetta, c'è di che riflettere. Soprattutto alla luce della coraggiosa decisione presa dal Comune di Stintino: eliminare la strada dietro la spiaggia per tentare di recuperare sabbia, far rivivere le dune e la vegetazione spontanea, dare respiro a un'area non più in grado di tollerare l'esercito di bagnanti che d'estate a migliaia si riversano su quel litorale. In condizioni che mutano caso per caso, nell'esistono pericoli per decine di altri siti. Gli scatti dei reporter di ieri e oggi, in questo senso, non hanno bisogno di commenti: parlano da soli.

Così come la recente scelta, controcorrente, del sindaco di Stintino e della sua giunta: un progetto da 16 milioni e mezzo per viabilità alternativa e recupero di un territorio messo a dura prova anche dalla costruzione di un maxi-albergo (il Rocca Ruja, all'epoca di Angelo Moratti, padre di Massimo e Gian Marco), oltre che di residence, ville, locali. Se ce ne fosse necessità, è la riprova di come, anche a ragionare in una esclusiva logica economica, gli interventi basati solo sul mattone rischiano di tramutarsi in un boomerang per l'industria delle vacanze. «Il paradosso è proprio questo: quale interesse può avere un turista per un posto diventato cosa ben diversa dal passato?», si chiede l'ecologo marino Andrea Cossu, dell'ateneo di Sassari.

«La gente viene in Sardegna perché il mare è bello, le spiagge incontaminate - prosegue il docente - Ma poi scopre che spesso la natura è stata compromessa e che le immagini da cartolina non corrispondono più alla realtà. E allora si domanda: ma che ci torno a fare?». Cossu è professore di ecologia nel dipartimento di Scienze botaniche e geologiche. Insieme con un gruppo di colleghi di varie discipline, si occupa dei fenomeni di erosione dei litorali di Alghero e dintorni, per conto della Conservatoria delle coste. Ed è consigliere del Parco della Maddalena. Per Stintino il recupero è affidato ad altri specialisti. Ragione per cui Cossu ne può parlare forse più liberamente.

Partendo proprio dalla condivisione di tutte le misure più decise e tenaci per riproteggere le coste. Come, al 3º pettine di Platamona, i camminamenti di legno eretti per preservare il sistema vegetazione-dune. E come la pulizia dell'alveo dei torrenti che ha restituito la sabbia a Lu Bagnu, vicino a Castelsardo. Inversioni di tendenza a tutela dell'ambiente.

«Alla Pelosa gli elementi destabilizzanti del recente passato sono stati la strada che ha contenuto il flusso destinato a far ricostituire l'arenile, l'eccessiva frequentazione di bagnanti, il calpestio che ha danneggiato la vegetazione, le costruzioni gigantesche e le megapiscine con tutto l'indotto collegato», chiarisce l'ecologo dell'università.

«Ma in generale troppo cemento e un'urbanizzazione eccessiva sono sempre da evitare lungo i litorali - prosegue - Ecco perché con il nuovo piano urbanistico alle porte si deve pensare bene al futuro: immagini come queste, qui come altrove, dimostrano che a una causa corrisponde sempre un effetto». E meno male che adesso il Comune di Stintino, con una decisione unica ed eccezionale in Sardegna, pensa di riemediare ai danni autorizzati nel dopoguerra dalle amministrazioni sassaresi.

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