La Nuova Sardegna

Marea bianca all'Argentiera, la costa invasa dalla schiuma: è giallo

Daniela Scano
La costa invasa dalla schiuma
La costa invasa dalla schiuma

Sabato notte una valanga di schiuma ha coperto una decina di chilometri di scogli e di spiagge, tra Porto Palmas e la zona della Frana nel «mare di fuori». Sarebbero i resti del detersivo usato per lavare una petroliera - FOTO VIDEO

10 ottobre 2011
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ARGENTIERA. A prima vista sembrava la schiuma del mare in burrasca che si infrange sugli scogli. Però l’aria non era di tempesta, tutt’altro. Inoltre dalle rocce si levava uno strano odore di detersivo. Un prodotto chimico che probabilmente è stato usato, in quantità industriali e in totale violazione di tutte le leggi, da qualche irresponsabile per ripulire le cisterne di una grossa nave chimichiera. Fatta la «lavanda gastrica», e dopo essersi liberata di veleni e detersivi, la grossa imbarcazione ha ripreso il largo.

FOTO Le immagini della marea bianca
VIDEO L'invasione di schiuma

Nella notte tra sabato e domenica una valanga di schiuma si è riversata sulla costa dell’Argentiera. Una decina di chilometri di scogli e di spiagge, tra Porto Palmas e la zona della frana nel «mare di fuori», durante la notte sono stati ricoperti di una coltre bianca e spessa trasportata dalla corrente. La Sardegna si è svegliata con i devastanti effetti di un disastro ambientale di proporzioni ancora difficili da quantificare. È infatti necessario che le autorità competenti — Asl, Procura della Repubblica, carabinieri del Noe — facciano fare le analisi di laboratorio per stabilire la composizione della schiuma e di eventuali prodotti chimici. L’inquinamento ha proporzioni gigantesche ma questa volta, contrariamente al solito, chi lo ha commesso rischia seriamente di essere smascherato.

Ieri mattina i primi ad accorgersi di quanto era accaduto, con ogni probabilità durante la notte, sono stati due escursionisti. «Ho visto tutta quella schiuma e ho pensato a una tempesta — racconta Giulia —, ma è stato un attimo. Sono scesa a verificare di cosa si trattasse e appena capito ho chiamato i carabinieri». Gli stessi escursionisti hanno fatto le fotografie che provano la devastazione ambientale. Prove che sarebbero già state consegnate alla Capitaneria di Porto e ai militari.

I militari della stazione di Palmadula sono stati i primi ad essere informati di quanto stava accadendo nel territorio di loro competenza. Saranno quindi i carabinieri a far partire le indagini su un episodio chiarissimo negli effetti devastanti per l’ambiente, ma che sarà complicato poter attribuire a qualcuno. Complicato, ma non impossibile.

Come troppo spesso accade, l’altra notte i violentatori dell’a mbiente hanno avuto il tempo e il modo di scappare via vigliaccamente. E a quest’ora potrebbero essere molto lontano, in acque internazionali dopo avere superato la Corsica. La coltre di veleni potrebbe essere il «regalo» fatto alla Sardegna da una grossa chimichiera che costeggiava a sinistra dell’«isola gemella».

La schiuma è stata portata a Porto Palmas dalla mestralata dei giorni scorsi. Il vento e la corrente hanno sospinto la schiuma prodotta dei detergenti utilizzati per lavare i serbatori di una grossa (a giudicare dalla quantità di prodotto) nave. A parte quello del detergente, la schiuma arrivata all’Argentiera non ha odori particolari. Non di petrolio, comunque, e questo porterebbe a escludere che il materiale sia fuoriuscito dalle cisterne di una petroliera. Questa certezza non può confortare nessuno perché, come bene sanno gli esperti, qualsiasi prodotto chimico finito in mare è veleno per l’ambiente.

Ora della vicenda si occuperà la Procura della Repubblica di Sassari, territorialmente competente per il disastro ambientale compiuto al largo dell’Argentiera. Anche se sarà difficile formalizzare le accuse, per la magistratura sassarese non dovrebbe essere poi così difficile stabilire quali navi sono transitate in quel tratto di mare negli ultimi giorni, e che cosa trasportassero.

Il maestrale, insomma, dopo avere portato fino a Porto Palmas la prova dell’ultima aggressione all’ambiente potrebbe dare una mano agli inquirenti per scoprire i responsabili.
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