La Nuova Sardegna

«Marcia indietro», un film tutto sardo al Festival di Roma

Paolo Coretti
Qui accanto il giovane regista sassarese Marco Demurtas
Qui accanto il giovane regista sassarese Marco Demurtas

La pellicola del regista sassarese Marco Demurtas sarà proiettata il giorno dell'inaugurazione

13 ottobre 2011
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SASSARI. Ci sarà anche un pezzo di Sardegna alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma che si svolgerà dal 27 ottobre al 4 novembre 2011 all'Auditorium Parco della Musica.

A rappresentare l'isola alla manifestazione, diventata ormai uno delle iniziative internazionali più importanti per la promozione della cinematografia italiana, sarà un film a zero budget girato a Sassari con uno staff tutto sardo. Mentre sul red carpet sfileranno Richard Gere e i vampiri della Saga «Twilight» tra le iniziative speciali inserite nella sezione «The business street» si potrà gustare anche «Marcia indietro» del regista Marco Demurtas, lungometraggio realizzato su sceneggiatura di Viola Ledda che sarà proiettato il giorno dell'inaugurazione.

All'interno di un'industria come quella cinematografica dove è quasi impossibile realizzare un lungometraggio se non si possiede un budget minimo di 300/400 mila euro, il film realizzato artigianalmente ma con una qualità tecnico/artistica di tutto rispetto, rappresenta un'assoluta novità.

La commedia verrà distribuita dalla Movie Factory (società di produzione e distribuzione romana) che si occuperà di organizzarne la visibiltà nei principali Festival internazionali ma anche della vendita all'estero, e della circuitazione nelle sale cinematografiche e nel mercato homevideo.

Un grande risultato per la Cinemascetti, associazione culturale sassarese diventata a tutti gli effetti casa di produzione indipendente e ispirata al sorriso amaro di Lello Mascetti (l'Ugo Tognazzi della celebre pellicola di Pietro Germi «Amici Miei») personaggio indimenticabile di una commedia italiana spesso dimenticata. Il film, ancora inedito, parla con uno stile umoristico, ed a tratti irriverente, di aborto e disabilità, temi sempre scottanti nell'Italia finto-perbenista berlusconiana, tanto che dopo la diffusione su Web del trailer, il film è diventato oggetto di accese discussioni su siti dedicati al cinema e in particolare su Facebook.

Anche il blog del quotidiano della Confindustria «Il Sole 24 ore» ha recentemente dedicato al film un articolo di approfondimento. Marco Demurtas affianca da diversi anni la professione di regista a quella di educatore, realizzando laboratori di Cinematerapia con disabili.

Nel 2009 con «Jacky Sindaco» cortometraggio in cui un ragazzo down recita a fianco ad attori professionisti, Demurtas vince il premio del pubblico al Festival «Tulipani di Seta Nera» di Roma. Il corto sarà in seguito finalista in diversi festival internazionali ed il quotidiano «Libero» gli dedicherà un articolo nella pagina relativa alle scienze e terapie alternative.

«Il mio cinema può essere definito "commedia sociale" - dice il giovane regista sassarese Marco Demurtas - anche se nel momento in cui mi autodefinisco regista di film d'autore, rischio di precipitare nel consueto buonismo di molto cinema contemporaneo».

«Il mio film "Marcia indietro" - continua a spiegare il regista sardo - nasce anche dall'esigenza di riscoprire l'autenticità e l'umorismo della gente comune. Io racconto la realtà che conosco meglio, per questo mi ispiro alla comicità sassarese, relegata da sempre alla commedia vernacolare.

Il neorealismo italiano ed il cinema napoletano del secolo scorso, ci hanno permesso di conoscere la bellezza e la poesia dei "racconti del popolo", facendoci ammirare una realtà italiana originale, commovente e dotata di un'estetica che il mondo ancora ci invidia. Nel mio cinema popolare, spero di poter riprendere un filone che ormai è stato quasi interrotto. Il film che approda al festival di Roma, ha avuto anche un contributo economico per la distribuzione dall'Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna ma la sfida non finisce qui, la scommessa è quella di riuscire a diffondere il più possibile il film e non solo nelle sale italiane».
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