La Nuova Sardegna

È in bolletta anche il carcere

Elia Sanna
Il nuovo carcere di Massama: l’apertura è prevista per la fine dell’anno
Il nuovo carcere di Massama: l’apertura è prevista per la fine dell’anno

Telefono, acqua e gas: un debito da centomila euro

22 ottobre 2011
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 ORISTANO. Potrebbero esserci problemi economici dietro l'ulteriore rinvio, da parte del Ministero delle infrastrutture, dell'apertura del nuovo carcere di Massama. Era stato il provveditore regionale Gianfranco De Gesu ad annunciare, alcuni mesi fa, la notizia del trasferimento da piazza Manno alla nuova struttura già ultimata nella frazione.  Secondo il sindacato Uil penitenziari c'è il rischio che il carcere di Massama possa diventare l'undicesima nuova struttura italiana a rimanere chiusa.  I tagli del bilancio già previsti dalla Finanziaria, la crisi economica e la drammatica carenza del personale incideranno in ugual misura sulle nuove strutture di detenzione. Il Piano carcere voluto dal Governo rischia così di rimanere solo sulla carta.  Per avere un'idea dell'attuale situazione economica è sufficiente ricordare che l'amministrazione penitenziaria avrebbe un debito nel solo carcere di piazza Manno che sfiora i centomila euro. Non sarebbero state pagate le bollette telefoniche, quelle della luce e del gas relativamente al 2010. Una mancanza che sta portando al collasso gli istituti già operativi e che andrà probabilmente a incidere anche su quelli di nuova apertura, determinando, sembra inevitabilmente, ulteriori rinvii.  Per il carcere di Massama il trasferimento completo di personale e detenuti era previsto entro il mese di dicembre, ma i tempi sembrano essere molto più lunghi.  "Non si riesce a pagare i debiti accumulati e risulta difficile credere che ci siano le risorse per avviare il trasferimento dalla vecchia struttura di Oristano al nuovo istituto di Massama - ha denunciato Roberto Picchedda, coordinatore regionale Uil-Pubblica amministrazione -. È un suicidio pensare di poter aprire una nuova struttura. In Italia quelle pronte e non aperte sono dieci. Massama potrebbe diventare l'undicesima".  Secondo la Uil sono due i problemi che rischiano di allungare i tempi di apertura del nuovo carcere: l'organico, in primo luogo, e quindi le risorse. "Con i trasferimenti e i nuovi arruolamenti, in Sardegna dovrebbero arrivare meno di cinquanta unità - ha spiegato Roberto Picchedda -.Un numero ridicolo se si pensa che solo ad Alghero il fabbisogno è di novanta persone, mentre a Tempio si va avanti con solo trenta unità lavorative. A Oristano non si arriva neppure a cento e per la nuova struttura ne occorrerebbero almeno il doppio. Non possiamo inoltre non denunciare che è ripreso il pendolarismo che penalizza il nostro organico femminile, soprattutto tra Nuoro e Oristano. Credo che la situazione economica attuale dica tutto sul come in realtà stiano le cose - ha concluso Roberto Picchedda -. Non ci sono i denari per gestire la vecchia struttura di piazza Manno. Dove vogliamo andare se il nuovo carcere è dieci volte più grande dell'attuale. Oggi riusciamo a fare fronte a stento a quattro giorni di pulizie, come si può pensare di trasferirsi in una struttura estesa per oltre 24mila metri quadrati? Dove si troveranno le risorse per attivare tutte le forniture? Si sono sperperati denari pubblici per realizzare le nuove strutture, che oggi rischiano di rimanere chiuse".
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