La Nuova Sardegna

L'isola che ama i libri La Sardegna legge più della media nazionale

Costantino Cossu
L’ultima edizione del festival Marina Café Noir a Cagliari
L’ultima edizione del festival Marina Café Noir a Cagliari

22 ottobre 2011
3 MINUTI DI LETTURA





In Sardegna si legge molto. Vale per i quotidiani, ma vale anche per i libri. Domani alla Mostra di Macomer Giovanni Peresson, responsabile dell'Ufficio studi dell'Associazione italiana degli editori, presenterà i risultati di una ricerca sugli indici di lettura in Italia condotta su dati Istat, dalla quale risulta che dal 2005 la Sardegna è al di sopra della media nazionale. Negli ultimi due anni, la ricerca indica per il 2009 un 46,9 per cento sardo contro un dato nazionale del 45,1 e per il 2010 un 49,1 per cento sardo contro un dato nazionale del 46,8. Se si guarda al Meridione, le percentuali sono del 34,6 nel 2009 e del 35,2 nel 2010: ben al di sotto dei dati sardi. E mentre il Sud d'Italia dal dopoguerra ad oggi ha mantenuto un netto differenziale negativo rispetto alla media nazionale, per la Sardegna è almeno dalla seconda metà degli anni Ottanta che gli indici di lettura hanno preso a crescere. Fino a superare la media italiana per la prima volta nel 2005 (42,7 per cento contro 42,3 per cento). Da allora sempre sopra, con l'eccezione del 2008. Nella classifica regione per regione (dati 2010) la Sardegna occupa l'undicesimo posto. Le tre regioni in vetta sono il Trentino Alto Adige con un indice del 57,9 per cento, il Friuli con il 56,3 per cento e la Lombardia con il 55,1 per cento. Agli ultimi tre posti la Calabria con il 35,8 per cento, la Sicilia con il 32,8 per cento e la Basilicata con il 31,4 per cento.  Come si spiegano questi numeri? «Il primo fattore esplicativo - dice Peresson - è di natura storica. Mentre il Meridione d'Italia sconta, anche in questo campo, gli effetti negativi del quadro di arretratezza che ha contrassegnato le vicende del Regno borbonico, l'isola è entrata in un flusso di maggiore dinamismo con la nascita del Regno di Sardegna e con il passaggio all'amministrazione statale piemontese. Conta anche la presenza nell'isola di due Università di antichissima fondazione, con un rapporto molto forte con il territorio, e la presenza di un ceto intellettuale che ha sempre avuto un senso spiccatissimo della particolarità della Sardegna». Tutti fattori che probabilmente hanno aiutato l'isola a mettersi al riparo dalle cause che nel Meridione d'Italia hanno determinato quel basso tasso di «civismo» analizzato per la prima volta da Edward Banfield nel suo studio del 1958: «Le basi morali di una società arretrata».  Ma oltre la storia c'è altro. «Negli ultimi anni - dice Peresson - ad innalzare gli indici di lettura in Sardegna hanno contribuito potentemente i festival letterari. Almeno 14 i più importanti, capillarmente diffusi in tutta le regione e sempre molto partecipati. E poi ci sono le biblioteche: 23 sistemi bibliotecari operanti, con 128 punti di accesso al pubblico, una struttura vasta e piuttosto efficiente. Un ulteriore passo in avanti si potrebbe compiere creando reti organizzative di connessione sia tra i festival letterari sia tra i sistemi bibliotecari».  Un capitale sociale da mettere a frutto con scelte di buona politica.
In Primo Piano
Calcio Serie A

Al Cagliari non basta un gran primo tempo: finisce 2-2 la sfida con la Juve

di Enrico Gaviano
Le nostre iniziative