La Nuova Sardegna

Volpe 132, non c'è l'archiviazione

Piero Mannironi e Pier Giorgio Pinna
Un elicottero A-109 della guardia di finanza uguale a Volpe 132, scomparso davanti alla baia di Feraxi la sera del 2 marzo 1994
Un elicottero A-109 della guardia di finanza uguale a Volpe 132, scomparso davanti alla baia di Feraxi la sera del 2 marzo 1994

Alla procura generale gli esami del Ris sulla presenza di esplosivo sui rottami

27 ottobre 2011
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 CAGLIARI. C'è ancora una speranza di verità: l'inchiesta sulla misteriosa scomparsa dell'elicottero della guardia di finanza Volpe 132, avvenuta la sera del 2 marzo 1994 nel cielo di Capo Ferrato, non è stata sepolta sotto la pietra tombale dell'archiviazione. Il colpo di scena è arrivato ieri proprio all'apertura dell'udienza davanti al Gip Cristina Ornano.  Si doveva decidere se deviare o meno l'inchiesta sull'Ustica sarda su un binario morto. Decretando così, definitivamente, l'impossibilità di sapere come siano morti il maresciallo Gianfranco Deriu, 42 anni, di Cuglieri, e il brigadiere Fabrizio Sedda, 27 anni, di Ottana.  Il pubblico ministero Guido Pani, che il 29 marzo scorso aveva chiesto l'archiviazione del procedimento, ha infatti spiazzato tutti comunicando al Gip di voler proseguire le indagini perché, nelle ultime ore, è accaduto un fatto nuovo che impone altre verifiche.  La sorpresa è che il rapporto finale sulla consulenza affidata sei anni fa da Pani al Ris di Cagliari e al professor Donato Firrao del Politecnico di Torino, e che sembrava essersi incredibilmente smarrita, è stato depositato proprio l'altro ieri alla procura generale di Cagliari. Si tratta di un accertamento scientifico di fondamentale importanza, perché potrebbe provare che Volpe 132 è stato abbattuto. Un'ipotesi, per dire la verità, che già si era materializzata in passato con le deposizioni di quattro testimoni oculari della tragedia e che erano state incredibilmente sottovalutate (e addirittura omesse nella relazione finale) dalla commissione d'inchiesta militare. In sostanza, il Ris e il professor Firrao erano stati incaricati di verificare se, su alcuni frammenti dell'elicottero recuperati in mare, fossero presenti tracce di un'esplosione.  Il sostituto procuratore della Repubblica Guido Pani ha finora proceduto per i reati di «disastro aviatorio» e «omicidio colposo plurimo». Nel marzo scorso ha detto di doversi arrendere perché, dopo 17 anni, la prescrizione ha ormai inghiottito tutto. Il pm aveva così scritto scritto nella sua richiesta di archiviazione: «Allo stato, in assenza degli esiti della consulenza tecnica affidata al maggiore Giovanni Delogu del Ris di Cagliari e al professor Donato Firrao del Politecnico di Torino, non si dispone di elementi concreti per una modifica dell'ipotesi investigativa (...) nella direzione di un aggravamento nella prospettiva di condotte dolose».  Il riferimento esplicito è alla possibilità che l'elicottero sia stato abbattuto. Una circostanza che, se provata dagli esami peritali, cambierebbe radicalmente le prospettive dell'inchiesta. Prima di tutto perché porterebbe inevitabilmente alla modifica dell'ipotesi di reato in omicidio volontario plurimo. Cioè un reato per il quale è prevista la pena dell'ergastolo ed è perciò imprescrittibile. E poi perché consentirebbe di leggere in modo completamente nuovo ombre, omissioni e sospetti di depistaggio che hanno popolato fin dall'inizio questa storiaccia.  Impossibile, almeno per ora, conoscere il contenuto della consulenza che, stranamente, non è stata consegnata a chi l'aveva commissionata, ovvero al pm Pani, ma alla procura generale. Anche qui, dunque, un'anomalia. Una spiegazione potrebbe essere questa: la lettera dura e amara che Peppino Sedda, fratello di Fabrizio, ha scritto al presidente della Repubblica lo scorso febbraio, avrebbe messo in moto procedure di acquisizione di dati sull'inchiesta da parte del Quirinale. E l'autorevole interessamento potrebbe avere smosso le acque stagnanti d'indagini e riscontri che da quel lontano marzo 1994 sono andati avanti per troppi anni. In questo modo si spiegherebbe anche l'inatteso coinvolgimento della procura generale nel caso.  Mantiene un profilo prudente l'avvocato Carmelino Fenudi che da 17 anni assiste i familiari di Deriu e di Sedda. «Noi ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione - dice - perché riteniamo che alcuni accertamenti tecnici, mai esperiti, siano indispensabili per l'accertamento della verità. Come quello per stabilire se ci sono tracce di esplosivo sui pochi frammenti dell'elicottero recuperati in mare e quelli sequestrati al testimone Giovanni Utzeri. Nell'inchiesta ci sono troppi elementi poco chiari. Mi chiedo, per esempio, come sia possibile che i risultati di questa consulenza arrivino con ben sei anni di ritardo. Noi, comunque, ora verificheremo cosa hanno scritto i Ris e il professor Firrao, poi valuteremo se chiedere un accertamento a un consulente di nostra fiducia».  Poi, una battuta bruciante che è anche un giudizio severo sull'inchiesta: «È nei fatti che queste indagini si siano evolute viziate da un preconcetto iniziale: è come se si fosse in qualche modo metabolizzato il fatto che la scomparsa dell'elicottero sia riconducibile a un incidente. E poi ci sono molte, troppe, cose che legittimano a sospettare scenari complessi e a pensare che ci sia una verità che nasconda segreti inconfessabili».  Il caso è dunque riaperto: al di là delle conclusioni alle quali sono arrivati i carabinieri del Ris di Cagliari e il professor Firrao di Torino. Perché i familiari di Gianfranco Deriu e di Fabrizio Sedda andranno avanti. In ogni caso. La perizia sui frammenti dell'elicottero non è infatti l'unica consulenza tecnica importante per arrivare alla verità. C'è pure quella, mai fatta, sui nastri registrati delle comunicazioni radio tra Volpe 132 e la base di Elmas. Anche qui ci sono cose che non tornano e che non sono mai state approfondite. Una per tutte: secondo la versione fornita dalle autorità militari, alle 19.15 del 2 marzo 1994 le comunicazioni radio s'interrompono per poi riprendere dopo un «silenzio impossibile» di quasi 50 minuti. Si è parlato di zona d'ombra, si è detto che il massiccio montuoso dei Sette Fratelli abbia in qualche modo reso impossibile i contatti. Se così fosse, però, dovrebbero risultare nei nastri le chiamate della base operativa di Elmas. Il silenzio totale potrebbe far pensare che quei 50 minuti di registrazione siano stati "tagliati" o cancellati.  Non basta. Pare che i familiari di Deriu e di Sedda siano intenzionati a ricorrere a un consulente di fiducia per nuove ricerche in mare. Come mai? È semplice: la carcassa di Volpe 132 potrebbe trovarsi in un luogo diverso da quelli in cui si è cercato in tutti questi anni. Dietro la nuova iniziativa ci sarebbe una valutazione tecnica molto precisa che però l'avvocato Fenudi per il momento preferisce non svelare.  Difficile immaginare quale rotta seguirà adesso l'inchiesta. Certo, molto dipenderà dai risultati degli esami del Ris sui frammenti dell'elicottero. Se dovesse infatti risultare la presenza di esplosivo, tutto cambierebbe. Molte ombre potrebbero diventare elementi probatori di depistaggio e molte incertezze essere interpretate addirittura come comportamenti dolosi per nascondere la verità. Ma soprattutto si dovrebbe ripensare completamente il sillogismo giuridico legato alla richiesta di apposizione del segreto di Stato. Se qualcuno ha assunto un'iniziativa formale così grave è sicuramente per nascondere una realtà inconfessabile in nome di un interesse generale delle istituzioni. Sarà importante perciò sapere chi è stato e perché lo ha fatto. E chi, quando in seguito il paravento del segreto è saltato, abbia costruito l'ipotesi poco credibile dell'incidente.  Il giallo, insomma, resta apertissimo.  

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