La Nuova Sardegna

Nelle celebrazioni per i defunti, l’occasione di visitare un museo che raccoglie importanti testimonianze artistiche e storiche

Cimitero di Bonaria, la memoria del XIX secolo

Mario Girau
Nella foto di Mario Lastretti una tomba del cimitero di Bonaria
Nella foto di Mario Lastretti una tomba del cimitero di Bonaria

In un libro di Mauro Dadea e Mario Lastretti, la storia e le immagini delle opere d'arte

30 ottobre 2011
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 CAGLIARI. È partito il tradizionale pellegrinaggio dei cagliaritani ai cimiteri di San Michele e di Bonaria. Folla, naturalmente, nel primo, preso d'assalto da migliaia di persone con conseguenti problemi al traffico e difficoltà di parcheggio.  Non c'è posto, invece, per la fretta nel cimitero monumentale inaugurato il 29 dicembre 1828. Pietà cristiana, ricordi e commozione si mischiano a curiosità culturale in questo camposanto, che l'ex sindaco Emilio Floris definisce "in assoluto il maggior scrigno d'arte che Cagliari possieda per il XIX secolo". Tutto vero. Parola di Mauro Dadea e Mario Lastretti che a questo speciale ricettacolo d'arte, fede e "comunione d'amorosi sensi" tra vivi e morti hanno dedicato tre anni di lavoro confluiti in "Memoriae. Il museo cimiteriale di Bonaria a Cagliari", recentemente pubblicato per i tipi di Arkadia editore.  «Non è esagerato affermare - scrivono gli autori nel primo di due tomi - che nel cimitero si trovino tutte le più significative opere scultoree realizzate per l'isola e nell'isola tra la seconda metà dell'Ottocento e i decenni iniziali del Novecento e che, in generale, quanti vogliano farsi un'idea il più possibile precisa dello sviluppo artistico in Sardegna nel XIX secolo non possano prescindere dal conoscere i molti inestimabili tesori di questo grande museo all'aperto». In questa città dei morti si assiste all'auto rappresentazione della Cagliari ottocentesca. Dadea con la ricostruzione archeologico-storico-artistica e Lastretti con la fotografia guidano il visitatore dentro l'ordito di 15 tra viali, terrazze, larghi, campi, gradoni e orti delle palme disegnati in una superficie trapezoidale di oltre 7 ettari con un perimetro di 1200 metri, che ebbero nel negoziante Lorenzo Basciu il primo "ospite" definitivo: era il primo gennaio 1829. Un viaggio tra i "cittadini di marmo" - espressione di sentimenti, culture, umori, ideali, status sociale di una città in veloce trasformazione - immortalati da quasi tutti gli artisti che nei cento anni a cavallo tra i due secoli hanno operato a Cagliari: da Raffaele Arui, che su incarico della municipalità realizza la pala d'altare per la chiesetta cimiteriale, ad Angelo Gatto autore dei due mosaici che dal 1966 decorano la cappella funeraria dei frati cappuccini. Dadea e Lastretti ne ricordano 36, tra i più grandi Giuseppe Sartorio, Francesco d'Aspro, Dino Fantini e Filippo Figari.  Visitare il cimitero di Bonaria significa percorrere anche la dimensione umana dei cagliaritani del tempo che fu, affacciarsi alle loro storie personali e a quello che essi hanno rappresentato per la città e per la propria famiglia. Storie piccole e grandi testimonianze che nel cimitero di Bonaria documentano la società cagliaritana dell'Ottocento in quasi tutte le sue articolazioni: nobiltà, impresa, cultura, mondo del lavoro, casalinghe. È la grande storia della città che Dadea e Lastretti dividono in 25 periodi: dal Regnum Sardiniae (conquista aragonese del 1323) alla ricostruzione del secondo dopoguerra passando attraverso epopea napoleonica, "Fusione perfetta", guerre d'Indipendenza, Spedizione dei Mille, Prima Guerra mondiale, Fascismo, guerra civile spagnola e secondo conflitto mondiale".
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