La Nuova Sardegna

Il viaggio di Cartier-Bresson in Sardegna nel 1962

Riccardo Campanelli
Sardinia. Village of Dorgali. Calagonone beach © H.Cartier Bresson / Magnum Photos
Sardinia. Village of Dorgali. Calagonone beach © H.Cartier Bresson / Magnum Photos

Il racconto in prima persona del fotografo nuorese che lo accompagnò durante un reportage nell'isola

05 novembre 2011
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Saranno cinquant'anni nel 2012 ma il ricordo del viaggio e soggiorno di Henri Cartier-Bresson in Sardegna nel 1962 è ben inciso nella mia memoria, sostenuto dai i numerosi incontri avuti con lui negli anni successivi, da Parigi a Roma, a Firenze, grazie all'amicizia nata in quella lontana e straordinaria occasione.

Era un mito Cartier-Bresson già a quella data: le due inseparabili Leica sempre in spalla, ma pronte all'uso, una "fedelissima" del 1934, con obbiettivo telescopico, e una di quegli anni, della serie M, con la matricola n.750.000. La settecentocinquantamillesima Leica regalatagli dalla Leitz, con il suo nome inciso, onore toccato a pochi prescelti o fortunati come la regina Elisabetta IIa e il premio Nobel Albert Schweitzer.

Si separava di una delle macchine o della borsa contenente gli obbiettivi in dotazione e i caricatori Leica per consegnarli a me quando doveva muoversi in assoluta libertà per scattare foto che richiedevano tutto il suo impegno.

Questi sono soltanto alcuni dei ricordi legati al viaggio e soggiorno nell'isola del grande fotografo, inviato delle edizioni Condé-Nast Vogue, viaggio favorito dalla sua amicizia con Costantino Nivola, che l'isola l'aveva percorsa tutta già primi anni '50 per un reportage con disegni per la rivista "Fortune". Nivola in vacanza tra Cagliari, Orani e Cala Gonone con i figli Chiara e Pietro pensò di affidarlo a Raffaello Marchi, che però non era disponibile a continui spostamenti tra un centro e l'altro della Barbagia. La richiesta di accompagnarlo fu dunque girata a me, che accolsi l'invito con entusiasmo.

Cartier-Bresson, che era solo, e non con la moglie come è stato detto nella conferenza stampa di presentazione della mostra, fu ben lieto di avermi come guida e programmatore del viaggio. Prima tappa del giro tra i paesi del Nuorese fu il passo di Tascusì di Desulo nel giorno della grande festa dedicata alla Madonna della Neve. Lì una delle foto apparse su Vogue, con un gruppo dominato dalla figura di "tio Antonio", l'olianese zio Antonio Canudu. Il programma si decideva giorno per giorno, a seconda delle mie proposte, da Oliena a Orosei, da Orosei a Santa Lucia di Siniscola, e poi Orgosolo, Oniferi, Orani...

Lo straordinario interesse di quel soggiorno di HCB consisteva nel vedere operare "mano di velluto e occhio d'aquila" nel mondo quotidiano e spesso familiare che mi circondava, e nella scelta dei soggetti da fotografare che si è tradotta in molte inquadrature che hanno fatto il giro del mondo. La rivisitazione di quel quotidiano, con l'approccio discreto del fotografo e lo scatto fulmineo dell'otturatore confermava e rafforzava la famosa dichiarazione del Maestro: "la macchina fotografica è il prolungamento del mio occhio".

Ma poter apprezzare dal vivo le sorprendenti doti fotografiche di HCB e la sua grande curiosità per la gente, la vita e i paesaggi dell'isola e raccontarle può apparire riduttivo, e lo è ai miei occhi, senza ricordare gli straordinari racconti, nello snodo e nelle pause del lungo giro per villaggi e paesi, con i ricordi vivi e plastici di Jean Renoir, Jacques Becker, John Huston, Matisse, Picasso, Marilyn Monroe, Saul Steinberg, del cognato Georges Sadoul, fondatore dell'IDHEC e nume del surrealismo, per citarne alcuni tra i tanti conosciuti e frequentati nell'arco della sua esistenza.

Soltanto gli ultimi giorni del suo soggiorno arrivò a Nuoro Helen Mann Wright, fotografa e distributrice del marchio Leica negli Stati Uniti per una full immersion visiva in compagnia di Cartier-Bresson e mia tra Cala Gonone, Orosei e Orgosolo. Insieme dovevano proseguire per Berlino, per un reportage sul "muro della vergogna", appena eretto dalle autorità della DDR, mentre io mi spostavo verso l'Alto Adige per la preparazione di un altro viaggio.
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