La Nuova Sardegna

La fuga dei giovani medici di talento

Luigi Soriga
La fuga dei giovani medici di talento

Niente spazi di crescita in città: così si ipoteca la futura qualità assistenziale

13 novembre 2011
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SASSARI. La diaspora dei cervelli. È un altro tema forte della sanità che ancora non è emerso dai messaggi dei lettori, ma che merita sicuramente un giusto approfondimento. Perché la fuga dei giovani talenti dalla città si ripercuote inevitabilmente sul livello dell'assistenza futura: prima di tutto impoverisce Sassari di nuove eccellenze, e poi fa sì che anche i pazienti preferiscano rivolgersi ad altre strutture della Penisola quando in ballo c'è la propria vita.

A sentire gli specializzandi o i medici con contratti a termine, gli spazi a Sassari sono del tutto chiusi. Non vengono banditi concorsi, c'è da mandare in pensione un'intera generazione che, a quanto pare, non ha alcuna premura di lasciare il testimone in buone mani. I ricercatori bravi scappano e nessuno li trattiene. Gli specializzandi mandano avanti interi reparti con manovalanza non sempre qualificante e con paghe ridicole. Vincere i pochi concorsi talvolta è difficilissimo, perché la commissione ha un certo margine di discrezionalità nella scelta e i titoli e le capacità non sempre trovano il giusto riconoscimento.

Perciò diversi giovani, dopo aver investito energie e tempo prezioso nelle strutture sassaresi, alla fine alzano bandiera bianca ed emigrano all'estero o in Continente. E lì scoprono che la sanità può funzionare diversamente. In Inghilterra i promettenti cardiochirurghi trascorrono quattro giorni alla settimana in sala operatoria, passano sotto i loro ferri decine di pazienti, fanno esperienza, bruciano le tappe, affermano la propria abilità con una velocità impensabile da queste parti. Ma anche nelle strutture di Milano, Roma o Pavia, e in altri contesti molto impegnativi i camici sassaresi si fanno strada. Segno che le potenzialità ci sono eccome, ma in città restano inespresse.

Evidentemente non c'è stata in passato una programmazione a lungo termine in termini di risorse da valorizzare, e in questo periodo di tagli sarà ancora più difficile da predisporre. La parola d'ordine dei manager è razionalizzare l'esistente, accorpare e risparmiare. Investire su percorsi diagnostici e terapeutici alternativi, che potrebbero offrire sbocchi professionali alle nuove leve e non costringerebbero molti pazienti a prendere un aereo per curarsi altrove, nemmeno a parlarne. Sassari sicuramente è piena di storie professionali lasciate a metà, di occasioni sprecate, di selezioni poco limpide, di spintarelle e di talenti mortificati. C'è molto da fare luce e da raccontare.
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