La Nuova Sardegna

L'Alcoa insiste: «Chiuderemo Portovesme»

I sindaci del Sulcis attendono l’esito dell’incontro di fronte all’ingresso secondario del Ministero per lo sviluppo economico. Qui sopra, gli operai dell’Alcoa, ieri, all’uscita dalla fabbrica
I sindaci del Sulcis attendono l’esito dell’incontro di fronte all’ingresso secondario del Ministero per lo sviluppo economico. Qui sopra, gli operai dell’Alcoa, ieri, all’uscita dalla fabbrica

Roma, fallisce l'incontro di ieri al Ministero: inutile qualunque tentativo di mediazione

14 gennaio 2012
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 ROMA. Nessuno si aspettava una retromarcia da parte dell'Alcoa, ma la speranza era che, di fronte alla pressione del governo, la multinazionale dell'alluminio ammorbidisse un po' la propria posizione. Speranza vana: gli americani non hanno modificato la propria posizione e hanno confermato la linea già annunciata: licenziamenti e fuga dall'Italia. Tre ore di trattativa nella sede del Ministero dello Sviluppo economico, iniziate con speranze timide e terminate con Governo, Regione, sindacati e sindaci del Sulcis furibondi.  Lo stabilimento di Portovesme chiuderà i battenti nei prossimi 6 mesi e avvierà le procedure di mobilità per gli oltre 500 dipendenti. Carte messe subito sul tavolo dai rappresentati dell'azienda all'incontro presieduto dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti. Il Governo, di fronte alla rigida posizione dell'Alcoa, ha sposato la richiesta di sospensione della procedura di mobilità, avanzata dalla Regione e dai sindacati. Si è cercata una mediazione, con una sospensione che avrebbe dovuto produrre un documento di sintesi. L'ipotesi di mediazione prevedeva una sorta di tregua sino ai primi di febbraio, durante la quale avviare un tavolo di trattative con Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo economico e Regione Sardegna, per consentire di individuare strumenti e ammortizzatori in grado di garantire continuità alla produzione. Ma l'Alcoa ha detto no alla proposta dal Ministero. E proprio dal Ministero, in serata, è arrivata una nota di commento molto severa: «Il rifiuto dell'Alcoa è inspiegabile. Il Ministero ha formulato una proposta di mediazione chiedendo ad Alcoa di ritirare la procedura di mobilità, a fronte dell'apertura immediata di un tavolo per individuare soluzioni entro il 7 febbraio».  Il Ministero, nella nota, ricorda «gli impegni assunti dalla stessa azienda nell'accordo siglato con il governo nel maggio 2010, nel quale erano state previste soluzioni economicamente vantaggiose sui costi energetici e rispetto alle quali il governo ha confermato la disponibilità di avviare un confronto, anche a livello europeo, per un'eventuale proroga oltre la scadenza naturale del 31 dicembre 2012».  L'unica disponibilità manifestata dall'azienda è stata quella «a trattare fin da subito sulle procedure di mobilità», ma non a recedere dal progetto di chisura dello stabilimento di Portovesme.  «L'azienda - si legge in una nota diffusa dall'Alcoa - parteciperà attivamente e costruttivamente per individuare le soluzioni più appropriate per le persone coinvolte e la comunità».  All'uscita le reazioni dei partecipanti all'incontro sono state durissime. Per il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, «la posizione dell'azienda non è accettabile».  «Valuto con sgomento - ha detto Cappellacci - il rifiuto posto dall'azienda a una proposta di soluzione condivisa da Governo, Regione e Provincia, che trovava anche la disponibilità da parte dei sindacati».  «Il Governo deve assolutamente trovare una soluzione alternativa affinchè lo stabilimento Alcoa di Portovesme non chiuda - ha aggiunto Claudia Lombardo, presidente del Consiglio regionale -. Permettere la dismissione del polo dell'alluminio sarebbe l'ennesimo schiaffo per la Sardegna dopo quelli presi in materia di vertenza entrate, fondi Fas e vendita della Tirrenia».  «L'incontro è andato male - ha sottolineato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere -. L'Alcoa ha dimostrato un'irresponsabilità totale, nonostante la disponibilità dei sindacati e la proposta del Governo, che a fronte del ritiro delle procedure di mobilità si sarebbe impegnato a salvaguardare la filiera dell'alluminio in tutta la Sardegna».  Il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, ha definito la «decisione dell'azienda gravissima e non accettabile. Ora c'è così il rischio di una bomba sociale».  «La responsabilità di quanto accaduto è tutta in capo all'azienda - ha commentato il segretario regionale della Cisl sarda, Giovanni Matta -. L'azienda continua a voler procedere con la mobilità per i lavoratori. Una posizione per noi inaccettabile e che va contro gli interessi della Sardegna».  Il segretario regionale della Cgil sarda, Michele Carrus, ha annunciato: «Da questo momento le organizzazioni sindacali stanno valutando tutte le possibili forme di mobilitazioni e iniziative di lotta».
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