La Nuova Sardegna

Crociera tragica, una delle cinque vittime è l'86enne di Portoscuso

Gli ultimi passeggeri della Concordia arrivati ad Alghero
Gli ultimi passeggeri della Concordia arrivati ad Alghero

15 gennaio 2012
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CAGLIARI. Sono cinque le vittime del tragico naufragio della Costa Concordia. I corpi dei due anziani ritrovati nel pomeriggio sono di Giovanni Masia, 86 anni, e dello spagnolo Gual Guillermo, 69 anni.

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All'appello non si è presentato Giovanni Masia, 86 anni, imbarcato sulla Costa Concordia con la moglie Giuseppina (Pepuccia) Puddu, 83 anni, per una crociera programmata da tempo. Il pensionato, al momento del naufragio, era con la moglie al primo piano a cena, ma dopo la collisione e il black out generale i due si sono separati. Di Giovanni Masia non si è saputo più nulla fino a poche ore fa.

L'arrivo in Sardegna dei superstiti. All'uscita dall'aeroporto Peppuccia era sorridente, seduta sulla sedia a rotelle e con una coperta umida e sudicia prestata da qualche abitante del Giglio dove è stata ospitata: non sa ancora che il marito non è rientrato in Sardegna. Ad attenderla, all'uscita degli arrivi, i familiari in lacrime, amici e parenti arrivati in forze da Portoscuso per abbracciare i loro cari.

Dal centro industriale erano partiti in 35 reclutati da un procacciatore turistico che aveva poi riversato le prenotazioni a un'agenzia viaggi di Cagliari. All'appello manca il pensionato che nella nave non è stato trovato neppure dal figlio Claudio, il quale non aveva voluto lasciar soli gli anziani genitori nella crociera della vita. Claudio Masia è apparso furibondo per il trattamento riservato dall'equipaggio e dagli uomini della sicurezza che li hanno abbandonati agli eventi, suggerendo informazioni contradditorie.

«C'era un caos infernale - ha sostenuto Giovanni Ruggeri di Quartu Sant'Elena -. Stavo cenando quando ho sentito sul fondo della nave un botto fortissimo: lo scafo si è inclinato e ci hanno suggerito di raggiungere la cabina. Non ho dato retta a chi ce lo diceva e mi sono precipitato sul ponte dove erano le scialuppe. Un cavo si è sganciato e ci hanno imposto di scendere. Poi siamo stati invitati a risalire sulla barca di salvataggio. La nave, intanto, si è inclinata dalla parte opposta ed abbiamo temuto il peggio. Non voglio ricordare quei momenti terribili trascorsi tra urla di panico e nella disinformazione». Lo sbarco a terra ha riservato altre soprese negativa. L'unica persona ad averci accolto a braccia aperte è stato il parroco dell'isola che prima ci ha ospitati in chiesa e poi ci ha dirottati nelle case degli isolani».

Marcello Murru e la moglie Maria Rita Fadda di Maracalagonis sono felici di essere rientrati sani e salvi a casa. «Avevamo prenotato da 4 mesi questa crociera - riferisce Marcella Murru, sorella gemella di Marcello -. Con loro non abbiamo potuto parlare subito dopo l'incidente perchè avevano lasciato i cellulari nella cabine. Solo dopo parechie ore abbiamo avuto conferma che per fortuna erano sani e salvi».

Non è stato facile intevistare i naufraghi: «Siamo stanchi - ha affermato una coppia di Portoscuso - siamo disperati. Abbiamo perso tutto e sentiamo qualche linea di febbre. Ci hanno trattato come bestie e non abbiamo avuto alcuna assistenza».

A Portoscuso intanto l'ufficio della protezione civile è rimasto attivo per tutta la giornata di sabato. «Abbiamo seguito telefonicamente l'evolversi della situazione - ha detto il coordinatore Giuseppe Puddu -, ma ci siamo limitati a tenere i contatti tra i familari e i passeggeri».

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