La Nuova Sardegna

«Dolore dei Masia, dolore di tutti»

Erminio Ariu
Nino Masia e l’arrivo della bara in chiesa
Nino Masia e l’arrivo della bara in chiesa

Il vescovo di Iglesias: «Nino era un marito e un padre affettuoso»

21 gennaio 2012
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PORTOSCUSO. Il sagrato della chiesa di Santa Maria d'Itria e la piazza Giovanni XXIII non sono riuscite a contenere la folla che si è presentata commossa per dare l'addio a Giovanni «Nino» Masia, l'anziano passeggero della Costa Concordia, rimasto intrappolato al 3º piano della nave da crociera, nonostante il tentativo del figlio Claudio di portarlo in salvo.

Ad assistere alle esequie del nonnino erano presenti oltre 1000 persone che non hanno potuto trovare posto vicino ai familiari affranti dal dolore. Il vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda, ha concelebrato la messa con il parroco don Antonio Carta e l'ex parroco don Giampiero Garau. Sulla bara solo il cuscino di rose bianche dei familiari, mentre nel piazzale all'esterno c'erano un centinaio di corone di amici, parenti, conoscenti e anche deòla compagnia «Costa crociere».

«Una tragedia che ha visto la morte di Giovanni Masia - ha detto il vescovo - legata a responsabilità di persone che hanno perso il senso del dovere. Chiediamo perdono a Dio per certi nostri comportamenti che si traducono in disgrazie e che poi provocano dolore incolmabile. La morte agli uomini può apparire ingiusta soprattutto quando ci sono comportamenti irresponsabili. C'è però il desiderio di giustizia che ci impone di trovare i responsabili dei fatti ed è giusto che si proceda nell'indagine per evitare che fatti simili possano nuovamente accadere - ha concluso il prelato -. Solo la Fede può attenuare il dolore terreno».

In prima fila, oltre ai figli Claudio e Loredana con la moglie e il marito, il sindaco Adriano Puddu, la giunta comunale e il presidente del consiglio regionale, Claudio Lombardo, che ha preferito confondersi tra la folla.

«E' una tragedia difficile da giustificare - ha detto Roberto Straullu - perché maturata in un ambiente dove si doveva affermare il divertimento e la gioia di un viaggio in compagnia. La famiglia Masia era riunita a tavola quando è scoppiato il finimondo e per il pensionato è stata la fine di un viaggio di spensieratezza, di allegria con l'inseparabile moglie».

Il vento freddo di maestrale non è riuscito a tener in casa gli abitanti di Portoscuso che hanno voluto attestare un sentimento di dolore diffuso in tutto il paese e nel territorio. «Il paese - ha aggiunto Tullio Pistis - è affranto per questa disgrazia. Si piange un uomo che ha dedicato la sua vita al lavoro e alla famiglia. E' un doloroso lutto per tutti».

Per qualche giorno, dopo il naufragio, si era sperato che Nino Masia fosse riuscito in extremis a mettersi in salvo con qualche scialuppa o a ripararsi in qualche angolo della nave in attesa di soccorsi. «Questo purtroppo - ha aggiunto Antonello Lobina - non è avvenuto. Non sono di Portoscuso ma ho voluto presenziare ai funerali perché questa tragedia mi ha particolarmente colpito. Non si possono accettare certe disgrazie».

Nel corteo funebre, dietro il parroco si notavano le divise delle associazioni di volontariato, il gonfalone della città, divise di lavoro e alcuni sindaci dei centri vicini.
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