La Nuova Sardegna

Gian Antonio Stella e il buon giornalismo: «Una questione di stile»

Michele Spanu
Gian Antonio Stella
Gian Antonio Stella

L'autore del best seller «La casta» e di tante inchieste ieri ha ricevuto il premio intitolato a Pino Careddu

21 gennaio 2012
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SASSARI. «Il giornalismo d'inchiesta? È come la dinamite. Bisogna sempre ricordarsi che è un materiale che va maneggiato con cura». Parola di Gian Antonio Stella, firma di punta del Corriere della Sera, ospitato ieri sera dalla Confindustria del Nord Sardegna per ritirare il premio giornalistico intitolato alla memoria di Pino Careddu, direttore dello storico periodico Sassari Sera.

Il giornalista trevigiano approfitta del riconoscimento per raccontare dal vivo gli aspetti più faticosi e meno noti della professione. La platea del Teatro Civico è attenta all'argomento: tra il pubblico ci sono politici, scrittori, forze dell'ordine e professori. E lui spiega, con semplicità, che per denunciare vizi e malaffare e corruzione occorre un ingrediente che troppi colleghi spesso dimenticano nel cassetto: lo stile. «Non ha senso - spiega - scrivere in maniera rabbiosa e corrosiva, perché non si arriva da nessuna parte. In passato, durante gli anni della guerra al terrorismo, c'è stata una cronaca giudiziaria che ha fatto un patto scellerato con i magistrati e ha portato danni enormi. Non è quella la direzione. Io penso che una inchiesta vada sempre verificata mille volte e, soprattutto, credo che debba sempre avere rispetto per le persone e le istituzioni».

Ne ha dato dimostrazione lui stesso pochi mesi fa, quando il premier Berlusconi riuscì ad argomentare l'inesistenza della crisi economica con una memorabile dichiarazione. «In Italia i ristoranti sono pieni e gli aerei viaggiano a pieno carico». Stella, se si fosse lasciato prendere dall'impulsività, avrebbe potuto scrivere che il premier viveva in un altro pianeta rispetto alla maggior parte degli italiani, ma non lo fece.

Scelse invece di raccogliere, punto per punto, le dichiarazioni di chi lavora nel campo della ristorazione scoprendo che erano calate fortemente le prenotazioni e il consumo di vino e che, incrociando dati europei, si poteva affermare che gli aerei in Italia viaggiavano più vuoti rispetto al resto dell'Europa. «Non si va da nessuna parte, senza partire dalla verità», scrisse sul Corriere. Una vera lezione di stile.

Con le sue inchieste e i suoi libri, come il best seller "La Casta" scritto a quattro mani con Sergio Rizzo, è riuscito a mettere il dito in una delle piaghe più dolorose del nostro Paese: il malcostume della politica. Ecco perché nelle motivazioni del premio, consegnato dal figlio del giornalista scomparso nel 2008, si legge che Stella ha saputo rappresentare al meglio la classe politica del nostro Paese, sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini e sempre più impegnata a difendere i propri privilegi. Una caratteristica che, secondo la giuria del premio (composta da Manlio Brigaglia, Lorenzo Pinna, Gibi Puggioni e Marco Tarantola) permette di stringere un legame con la figura di Pino Careddu.

Il giornalista di Videolina Gibi Puggioni, che proprio nel giornale di Careddu mosse i primi passi, racconta che grazie a Sassari Sera per la prima volta in Sardegna si riuscì a portare alla luce il sottobosco della politica regionale, fatto di clientelismo e privilegi. «Careddu è stato un giornalista coraggioso, caratteristica sempre più rara». E Alberto Pinna, corrispondente del Corriere, dice che ora il giornalismo d'inchiesta «è una realtà che rischia di sparire». Il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, ricorda più pragmaticamente che Careddu, nella doppia veste di direttore ed editore, riusciva a sfruttare molto bene la sua abilità con le inchieste. Alla cerimonia non mancano gli organizzatori, il presidente di Confindustria Pierluigi Pinna e il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau. Il premio arriva così alla sua quarta edizione con un albo d'oro sempre più ricco tra cui figurano Pino Maniaci, direttore e proprietario di una piccola e combattiva Tv, Tele Jato di Partinico, da tempo sotto protezione della polizia per gli attacchi alla mafia; Stefania Petix, corrispondente di Striscia la Notizia di Canale 5 e Milena Gabanelli, curatrice di Report su Raitre.

Durante la consegna del premio vengono citati anche Giorgio Bocca e Giuseppe D'Avanzo, giornalisti appena scomparsi che con le loro parole hanno saputo raccontare l'Italia. Di sicuro, però, il giornalismo d'inchiesta non muore con loro. C'è chi ricorda la scoperta delle bonifiche mai eseguite alla Maddalena firmata e documentate da Fabrizio Gatti sulle pagine dell'Espresso. Un nome che, non a caso, è in pole position per la prossima edizione del premio.
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