La Nuova Sardegna

La vita e l'amore, istruzioni d'uso di un poeta quasi zen

Walter Porcedda
La cover dell’album «Old ideas» di Cohen
La cover dell’album «Old ideas» di Cohen

Dopo otto anni di attesa esce il nuovo disco di Leonard Cohen

02 febbraio 2012
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Vecchie idee ma d'oro. Così si potrebbe leggere il nuovo album «Old Ideas» di Leonard Cohen, parafrasando il titolo di un disco compilation dei Beatles dell'era psichedelica. Cohen c'era già a quei tempi. Anzi a dire il vero c'era un po' prima dei Fab Four, anche se il suo successo, certo meno esplosivo, quasi coincide con il loro. Poeta, scrittore e musicista conosciuto prima in cerchie ristrette del milieu intellettuale del suo paese d'origine il Canada - dove aveva pubblicato i romanzi «The favorite game» e «Beautiful Losers» e la raccolta «Flower for Hitler» - raggiunge un'eco mondiale nel 1966 con la sua splendida «Suzanne» portata al successo dall'interpretazione di Judy Collins nel disco «In my life».

L'anno dopo, il 1967, esce il suo primo album «Songs of Leonard Cohen» (contenente la personale versione proprio di «Suzanne») per la Columbia records. E, ancora per stare al mood beatlesiano, il produttore di «Let it be» del quartetto di Liverpool è lo stesso del disco del cantautore canadese uscito nel 1977: «Death of a Ladies' Man». Cioè Phil Spector, l'inventore del Wall of sound. «Death of a ladies'man» è il sesto della carriera e disegna in modo perfetto gli ambiti dello stile musicale coheniano. Esattamente la metà dell'intera produzione musicale. «Old ideas» infatti, pubblicato questi giorni dalla Sony, è incredibilmente appena il dodicesimo album da studio.

Quasi otto anni di distanza da «Dear Heather» e cinque da «Book of Longin» composto con Philip Glass. Segno che per Cohen scrivere è sempre un procedimento lungo fatto di ripensamenti e lavoro artigianale sul verso. Eppure questo silenzio di un decennio che nei tempi moderni sembra corrispondere a un secolo, ascoltando «Old Ideas» ha riconsegnato Cohen a una seconda giovinezza. Certo sono "vecchie idee", non stanno dentro il vortice di una quotidianeità fatta di spostamenti veloci, di messaggi nervosi scambiati da uno smartphone all'altro e da un capo all'altro del mondo in nanisecondi. Temi di sempre, come l'amore, la vita e la fede raccontati con aplomb magnetico. Versi cantati con la morbida e sensuale voce baritonale di sempre, oliata da un lungo tour che ha toccato anche l'Europa facendo riscoprire il gusto del live a questo artista di 77 anni con uno sguardo lungo sulle cose del mondo viste con distacco sereno, quasi zen.

In questo disco di dieci mirabili canzoni, che sono altrettanti gioielli di poesia, ritroviamo l'antico fascinatore di «The Partisan» e «Suzanne» accompagnato da discreti cori femminili (le voci affascinanti di Dana Glover, Sharon Robinson, Jennifer Warnes e le Webb Sisters, Hattie e Charley). Un seducente amatore tra gli angeli che in «Going home» dopo essersi autoritratto ironicamente («I love speak with to Leonard/ He's a sportsman and a shepherd./ He's a lazy bastard in a suit») fotografa impietosamente il rapporto tra i sessi in «Different sides» («We find ourselves on different sides of a line nobody drew») e «Anyhow» («I'm naked and i'm filthy/ Both of us are guilty»). Uno sguardo sull'amore e la passione raccontato anche nella bellissime e intensa «Crazy to love.

Cohen in «Old ideas» - prodotto da Patrick Leonard, Anjani Thomas, Ed Sanders e Dino Soldo - riversa tutta l'energia sorbita nelle lunghe esibizioni live in un album che, stando pure dentro gli abiti tradizionali del cantautore, spazia dalla ballata yddish al country e il jazz.

Ma soprattutto il blues che viene utilizzato in gran parte dell'album (vedi ad esempio la mirabile «Darkness» o «Lullaby»). Sono brani di intensa emozione («Come Healing»), sontuosi nell'incedere («Banjo», «Different sides») religiosi («Amen») profondi e nostalgici («Show me the place»). Canzoni che come dice Leonard Cohen «possono prendere tutti i sapori. Se si ha bisogno che queste parlino alle nostre sofferenze, allora vi troveremo dentro qualcosa. In una buona canzone si può trovare tutto». Tutto quello che si cerca.
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