La Nuova Sardegna

Carabinieri arrestati, i due marescialli crollano dopo 4 ore

Il sostituto procuratore di Oristano Diana Lecca ieri ha interrogato i due sottuficiali
Il sostituto procuratore di Oristano Diana Lecca ieri ha interrogato i due sottuficiali

Oristano, davanti ai magistrati inquirenti i sottufficiali della Compagnia di Mogoro. Arnò e Canu confessano di aver passato informazioni ai detective.

09 febbraio 2012
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ORISTANO. Quattro ore di interrogatorio, per il maresciallo Mario Arnò, altrettante per il suo collega Giuseppe Canu, e alla fine i due sottuficiali dei carabinieri hanno confessato: abbiamo passato notizie alle agenzie di investigazione. Solo a questo punto, dopo una lunghissima e faticosa giornata, i militari arrestati con il comandante della Compagnia di Mogoro René Biancheri, e l'investigatore privato Gian Marco Fadda, sono stati riaccompagnati nel carcere di Iglesias.

A raccogliere le ammissioni sono stati il Gip del tribunale di Oristano Annie Cecile Pinello e il sostituto procuratore della Repubblica Diana Lecca. Ammissioni che confermano gli elementi nelle mani degli inquirenti. Truffa, falso, peculato, corruzione sono le accuse di spessore che Arnò e Canu condividono con il loro ufficiale comandante, contenute nella corposa ordinanza che li ha condotti in carcere nell'ambito di un'inchiesta che ha pesantemente coinvolto la Compagnia di Mogoro, dove altri due sottufficiali, il brigadiere Francesco Cancedda e l'appuntato Massimiliano Mazzotta, risultano indagati, assieme ad altre tre persone: gli investigatori privati Carlo Lombardo e Giuseppe Paolo Porcu (di San Gavino il primo e di Oristano il secondo), e un giovane di Baressa, Cristian Vacca.

«Un interrogatorio lungo, analitico, con risposte congrue e adeguate alla delicatezza del momento», così l'avvocato Patrizio Rovelli, difensore del maresciallo Arnò, si è limitato a descrivere il faccia a faccia tra il sottufficiale e i due magistrati, iniziato ieri mattina alle 9, a palazzo di giustizia, e concluso dopo le 13.

«Tutto si è svolto in un clima sereno, non possiamo dire altro». Si è appreso dunque che Arnò ha risposto alle domande, diversamente dal capitano Biancheri e a Gian Marco Fadda che, difesi dall'avvocato Gian Franco Siuni, si sono tecnicamente avvalsi della facoltà di non rispondere ma hanno chiarito la loro posizione rendendo delle dichiarazioni rispetto alle contestazioni mosse. E se l'avvocato Rovelli ha ricordato che «si è di fronte ad un'inchiesta complessa, c'è un'ampia mole di documenti e intercettazioni», ancora più misurato è stato l'avvocato Piergiorgio Corona, che dalle 16 alle 20 ha assistito il maresciallo Canu. Ora i legali attendono la decisione del Gip alla richiesta di rimessa in libertà, e, in subordine, di arresti domiciliari.

Nessuna istanza al Tribunale del riesame, «ci riserviarmo all'esito della decisione del Gip», ha detto Rovelli, mentre l'avvocato Siuni, per il capitano Biancheri e Fadda, aveva chiesto lunedì scorso la rimessione in libertà e in subordine l'obbligo di dimora, riservandosi solo come ultima possibilità gli arresti domiciliari. Il Gip non ha ancora sciolto la riserva: con tutta evidenza, prima dovrà esaminare quanto emerso dagli interrogatori di tutti gli indagati. Impossibile per ora sapere di più, su una vicenda di grande delicatezza le cui indagini sono state avviate e concluse dagli stessi colleghi dei carabinieri finiti sotto inchiesta. Per gli inquisiti, oltre alla infrazione del codice penale, ci sono anche le contestazioni che riguardano il codice penale militare in tempo di pace relativamente alla truffa così quantificata: i danni all'amministrazione della Difesa e degli Interni in 678 euro per quanto riguarda Arnò, che avrebbe falsificato il memoriale elettronico di servizio per il calcolo di stipendi, ferie, notturno, e straordinari ai quali si aggiunge l'aver goduto di ferie e riposi settimanali non spettanti che venivano recuperati; e un danno stimato in 443 euro per Arnò; 313 euro per Cancedda e 292 euro per Mazzotta.

Secondo le accuse, Arnò e Canu avrebbero ricevuto da Fadda circa 1000 euro in cambio dell'acquisizione illecita dei tabulati telefonici che servivano all'attività dell'investigatore privato; mentre Biancheri avrebbe compiuto accessi alla banca dati dell'Arma per avere informazioni da cedere, dietro compenso, agli investigatori privati Lombardo e Porcu. Nei prossimi giorni si attende dunque che il Gip sciolga le riserve sulle richieste di attenuazione delle misure cautelari nei confronti dei militari e di Fadda. La vicenda potrebbe portare sviluppi. Gli inquirenti hanno appena iniziato l'analisi del materiale sequestrato agli indagati, che comunque, qualche spiegazione di questo torbido sistema, hanno già dato.

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