La Nuova Sardegna

L'Università di Sassari Una lunga tradizione e un futuro da costruire

Antonello Mattone
A sinistra, l’aula magna dell’Università A destra, il rettore Attilio Mastino insieme con Giorgio Napolitano durante la recente visita del presidente della Repubblica a Sassari
A sinistra, l’aula magna dell’Università A destra, il rettore Attilio Mastino insieme con Giorgio Napolitano durante la recente visita del presidente della Repubblica a Sassari

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La data di nascita dell'Università di Sassari è un argomento ancora controverso. Nel 1558 il cavaliere sassarese Alessio Fontana, maestro razionale del Regno di Sardegna, ex funzionario della Cancelleria imperiale di Carlo V, destinava i propri beni per la formazione di un Collegio gesuitico nella sua città natale. Nel 1562, auspice la municipalità, iniziavano i corsi. Si trattava di un Collegio, cioè di un istituto di alta cultura che rilasciava i titoli di bacelliere in Arti e filosofia, ma non ancora di uno Studio generale. Le tappe di istituzione saranno graduali: nel 1612 una bolla pontificia concede alla Compagnia di Gesù il conferimento dei gradi accademici (cioè le lauree) in filosofia e teologia; nel 1617 il Collegio viene trasformato in università di diritto regio solo per le facoltà di filosofia e teologia; nel 1632, dopo un'apposita convenzione con il comune che si faceva carico della designazione e degli stipendi dei docenti, una carta reale di Filippo IV delibera la concessione dei gradi di diritto e di medicina. Il 4 gennaio 1635 si svolge una solenne cerimonia, con processioni e luminarie, per l'aggregazione dei primi dottori.  L'Università di Sassari ha mitizzato il proprio passato. Nonostante l'Università di Cagliari fosse stata istituita nel 1626, già dal Seicento i sassaresi ritenevano che la data di fondazione del proprio Studio fosse quella dell'inizio dei corsi gesuitici, cioè il 1562. Questa invenzione della tradizione è durata per tutto l'Ottocento e il Novecento: le cerimonie di inaugurazione degli anni accademici continuarono a considerare la data del 1562 come quella della fondazione dell'ateneo. Nel 1962, al teatro Verdi di Sassari, cinquant'anni fa, si è svolta una solenne manifestazione celebrativa dei 400 anni, alla presenza del presidente della Repubblica Antonio Segni, ex professore ordinario di diritto processuale civile nella facoltà di giurisprudenza turritana.  L'anno scorso l'Università di Sassari si trovò dinanzi ad un bivio: ripristinare le date effettive di fondazione dello Studio generale, sulla base di un'attendibile ricognizione storica, o riproporre la tradizione del 1562, celebrando nel 2012 i quattrocentocinquant'anni. Si è scelta una soluzione intermedia: rendere omaggio a questa tradizione per quanto discutibile, ma nel contempo mettere in evidenza che la data del 1562 era solo l'inizio dell'iter istitutivo dello Studio generale. Scelta che nasceva anche da esigenze essenzialmente contingenti, come quella di rilanciare l'immagine del nostro ateneo e le sue tradizioni scientifiche, in un momento di grande difficoltà economica e sociale della Sardegna, col relativo calo del numero degli iscritti, e rintuzzare di conseguenza le sempre ricorrenti ipotesi di ridimensionamento e addirittura di soppressione dell' Università di Sassari.  Dopo la cerimonia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del 21 febbraio scorso nella prestigiosa cornice del nuovo Teatro comunale, si svolge ora la seconda fase delle celebrazioni dei 450 anni. Il clou di queste celebrazioni è un convegno internazionale di studi dal titolo «Le origini dello Studio generale sassarese nel mondo universitario europeo dell'età moderna», in programma ieri e oggi nell'aula magna dell'Università. Domani nel Teatro Verdi (come cinquant'anni fa), alla presenza delle autorità locali e regionali, di Marco Mancini, presidente della Crui e di Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati, il rettore, Attilio Mastino, con la prolusione «L'Università di Sassari tra passato e futuro», celebrerà ufficialmente la ricorrenza.  Il convegno internazionale, promosso dall'Università di Sassari e dal Cisui di Bologna ha l'obiettivo di realizzare una comparazione tra la realtà universitaria europea del XVI secolo e la nascita del Collegio sassarese. L'iniziativa è articolata in sei sessioni: la prima, «Il movimento delle università nella prima età moderna» (relazioni di Gian Paolo Brizzi, Paul Grendler, Adriano Prosperi), offre un quadro generale dello sviluppo degli Studi in Italia e in Europa e degli aspetti della Controriforma in Sardegna. La seconda sessione, «Alle origini dello Studio generale sassarese» (relazioni di Maria Teresa Guerrini, Raimondo Turtas, Mauro Sanna, Carla Ferrante), affronta i temi della mobilità studentesca, dell'iter di fondazione dello Studio sassarese e di quello cagliaritano. La terza sessione, «Nell'orbita dell'impero spagnolo» (relazioni di Manuel Martinez Neira, Mariano Peset, Rafael Ramis Barcelò, Maria Paz Alonso Romero, Enrique Gonzales y Gonzales, Victor Gutierrez Rodriguez, Françoise Hiraux, Ileana del Bagno, Daniela Novarese, Rosalba Sorice, Alessandra Ferraresi), offre un quadro della realtà universitaria dei domini di Spagna nel siglo de oro, da Valencia a Alcalà de Henares, da Salamanca alle Università delle Indie, da Lovanio a Napoli, da Messina a Catania, a Pavia. La sessione quarta, «Il modello universitario gesuitico» (relazioni di Orazio Condorelli, Angelo Bianchi, Ugo Baldini), affronta i temi dell'insegnamento gesuitico e dei rapporti con le istituzioni pubbliche. Le sessioni quinta e sesta sono essenzialmente dedicate alla proiezione futura dell'Università di Sassari (relazioni di Piero Sanna, Pierpaolo Merlin, Manlio Brigaglia, Giuseppina Fois). L'ultima sessione, «Gli ambiti di circolazione del sapere» (relazioni di Paolo Broggio, Giancarlo Zichi, Italo Birocchi, Antonello Mattone, Bernardino Fantini, Eugenia Tognotti, Giancarlo Nonnoi, Stefania Bagella), sarà dedicata alle diverse tradizioni scientifiche dell'età moderna. Andrea Romano dell' Università di Messina terrà le conclusioni del convegno.  L'iniziativa vede la partecipazione di studiosi delle principali università europee e italiane, di quella di Toronto e dell'Unam di Città del Messico. Un grande sforzo organizzativo per porre a raffronto la storia dell'Università di Sassari con quella coeva di altre realtà più qualificate e importanti.
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